martedì 8 ottobre 2013

Liberi dalle catene della mente

Non è che non c'è nulla che tu possa fare per risvegliarti. Non c'è un te che si risveglia perché non c'è un te. Esiste la Vita, e basta.  

Colui o colei che si vuole risvegliare è quello che credi sia incastrato nel Sogno. Nessuno è incastrato e neppure libero. Esiste la Vita, ed essa si dispiega nella maniera più perfetta perché tu, che ne sei il Sognatore, possa finalmente realizzare questo fatto. 

Quando questo accade la Vita prosegue, ma a quel punto è solo l'opportunità di fare esperienza della Vita stessa. Prima di allora essa è l'occasione perché tu ti risvegli a ciò che veramente sei. Basta ascoltarla, ed essa indica sempre ad ogni passo la strada verso casa. Tu sei Casa. Tu, quel silenzioso testimone.

Quelle catene invisibili che sembrano legarti nella Vita sono quelle che ti fanno credere di essere legato a questo Sogno. A volte si chiamano "aspettative", a volte "dovere", a volte "giudizio", a volte "colpa".... hanno molti nomi. Ma ciò che le lega apparentemente a te è l'idea che ci sia un qualcuno che stia vivendo la Vita stessa, un qualcuno di separato che ha possibillità di scelta e decisione... 

Quando questa idea entra in crisi, dato che non è vera, sorgono ansia e paura. Quella paura è in realtà la tua stessa gioia contratta che sta per liberare quel prigioniero immaginario della tua mente. 

Se fosse possibile percorrere quella paura, sentirla senza soffocarla, essa stessa ti guiderebbe a casa. Ciò che lo impedisce è l'essere attenti alle cose che apparentemente sembrano essere le cause della paura stessa, quando invece non sono che le conseguenze di essa. 

Quella paura, quell'ansia, sono la tua stessa energia contratta attorno all'idea che tu sia separato dal resto del mondo. Coloro che appaiono attorno a te sembrano seguire dallo stesso schema, ed è normale, visto che anche essi sono personaggi del tuo stesso Sogno. Non possono apparire diversi, dato che sono TE. 

Laddove l'interesse nel mondo o nella risoluzioni di problemi immaginari di un individuo immaginario cada, non resta che il restare presenti alla Vita. Inclusa quella sensazione di paura che non è altro che la porta verso la Libertà stessa.

Attraversala e scoprirai che davvero il regno dei cielo è qui in mezzo a noi quando abbiamo occhi per vederlo.

Shakti Caterina Maggi

1 commento:

Gabriele Pintaudi ha detto...

Sarò diretto, e andrò anche sul "personale", è inutile girarci intorno.
Comprendo, anzi sento, pienamente, ciò che scrivi. So per certo di non essere un'entità, un essere umano, ma un nulla senza sapere niente. Mi rivedo nell'altro, perfino nella sua più disperata crudeltà, fino ad arrivare alla più alta forma di gentilezza.
Ogni emozione arriva e va via, anche quando la mia mente cerca di trattenere.
Tuttavia, anche se non ne faccio un problema, sento il bisogno di scrivere questo messaggio ... perché ...
credo che anche la forma temporanea con cui sperimentiamo questo "nulla" o "tutto", abbia delle sue caratteristiche. Magari semplicemente qualcosa osserva il personaggio che sono, muoversi in una vita già scritta (come afferma Ramesh Balsekar, spiegando che ogni azione è il risultato della volontà di Dio e non esiste volontà personale) e quindi anche ciò che sto scrivendo, fa parte di questo circo.
Tuttavia, lo ammetto, mi capita di essere stanco di una situazione familiare che ormai mi viene stretta. Una parte di me si fida della vita, un'altra ogni tanto ricade nel bisogno di dover agire ma senza avere un'idea di cosa voglio fare o diventare nella vita. Non ho nessuna sicurezza economica, e la mia forma vorrebbe andar via da questa casa. Non che non mi riconosco nei miei, ma mi è estraneo (mi è sempre stato) il loro modo di vedere, il loro senso delle cose, pur amandoli e comprendendoli. E' come se qualcosa in me aspettasse il momento che qualcosa si sblocchi, e mi dia un segno, una direzione, perché io, senza ispirazione, per il semplice fuggire, non mi muovo. Non lo sento pienamente. Una fortissima energia creativa, sento che pulsa ma non trova un vero sbocco. Ma, nello stesso tempo, non sento di dover agire perché la scelta sarebbe ragionata. In gabbia ma non in gabbia. E' possibile che, pur avendo raggiunto una comprensione, la nostra forma soffra ancora .... anche se in maniera diversa dal solito?
Non c'è paura ... ma c'è voglia di creare