giovedì 27 settembre 2012

Cambiare il mondo

 E' servo chi tiene la testa bassa per paura di nuovi soprusi, chi non soccorre il fratello che viene ingiustamente accusato, chi non supporta a esprimersi liberamente anche coloro che sono di parere diverso dal suo. 

E' però anche schiavo chi sente di dover lottare contro i prepotenti e a sua volta genera violenza, chi non fa che puntare il dito senza considerare che anche lui è stato colpevole alm
eno una volta, chi deve esprimere a tutti i costi la sua opinione rinunciando al grande dono dell'ascolto.

Un uomo, una donna liberi sono rari. Non combattono la guerra, ma offrono pace. Non giudicano, ma comprendono che loro stessi sono parte delle ingiustizie e quindi sanano prima se stessi e solo dopo il mondo. Non chiedono e non danno amore, ma lo incarnano in ogni momento e così facendo lo condividono con chiunque. Non hanno paura di guardare in faccia i loro lati oscuri e sorridono con te dei tuoi.

Un nuovo mondo può nascere solo dall'amicizia e dalla pace, non come ideale da raggiungere, ma come punto di partenza imprenscidibile. Se non sei in pace, non lottare per essa, ma fermati fino a che non sia vera di te e poi guarda come ogni tua azione la porterà, persino in silenzio. Le rivoluzioni per strada lottano ancora contro un nemico là fuori, contro cui la gente può coalizzarsi per sentirsi vicina e poi tornare a vivere le proprie vite chiusi nelle proprie gabbie interiori ed esteriori. Un mondo nuovo invece nasce da una rivoluzione interiore, dove il nemico è visto essere solo la nostra stessa faccia allo specchio che risponde con un sorriso o uno sberleffo a seconda di quello che ci stiamo riflettendo dentro. L'altro siamo noi. Sono Io. Nessuno da odiare o da amare, ma il riconoscimento che l'ombra è solo un modo in cui la Luce puo' diventare piu' evidente quando l'abbiamo dimenticata. Se la ricordiamo, se ci ricordiamo che siamo quella Luce, l'ombra svanisce da sè. E' un processo naturale.

Se non hai fiducia in tutto questo, non cercare di averne, ma accogli quel senso di ingiustizia che ti brucia dentro e invece di scaraventarlo fuori per il troppo dolore prova ad ascoltarlo. C'è una saggezza nascosta in quel dolore, che sta cercando di dirti qualcosa, ma se lo tiri fuori urlando non riuscirai a sentire la sua voce.

Viviamo in tempi di grandi cambiamenti e meravigliose opportunità. Ognuno di noi è chiamato a vivere dalla gioia e non più dalla paura e dal dolore: per farlo, è necessario che ogni forma sacrifichi la propria sofferenza e paura e la lasci andare. Solo in questo modo questo giardino meraviglioso che è la terra può tornare a brillare.

Un abbraccio a tutti voi
Shakti Caterina Maggi

mercoledì 26 settembre 2012

domenica 23 settembre 2012

Risognare il mondo




Nella tradizione tolteca un essere umano nasce nel sogno di un altro essere umano che ha raggiunto un punto di comprensione intuitiva tale da dargli la capacità di risognare il mondo.  
Colui che ha questa capacità è conosciuto come il Maestro del Sogno. Egli infatti riarrangia il sogno della Vita in modo tale che le circostanze esterne danno una capacità più grande a coloro che sono vivi a quel tempo di realizzare anch'essi la loro la capacità di diventare un Maestro del Sogno.
   

Il desiderio più profondo del Maestro del Sogno è quello di realizzare lui stesso questa capacità di risognare il mondo, mentre il secondo desiderio è che tutti coloro che sono vivi nel sogno in quel momento realizzino le proprie capacità di risognare il mondo.

Il primo passo verso questa abilità di sognare il mondo è quello di rendersi conto che emozioni e pensieri sono gli elementi costitutivi, i mattoni, di ciò che appare esteriormente come il mondo. Una volta che si è realizzato questo, l'abilità di creare un nuovo mondo si sviluppa.
Fin da subito questa iniziale realizzazione dà inizio ad un nuovo disegno del mondo stesso. 
 
In questo processo si ritorna allo stato naturale e si riacquista la capacità di vedere attraverso gli occhi dell' amore, un amore che è a quel punto la mano che guida il dipingere una nuova immagine del mondo.
Si tratta della capacità di sognare un mondo in cui tutto il beneficio è qui grazie a tutti coloro che hanno raggiunto la posizione di Maestro del Sogno, sia ora che in passato.

  
Sei pronto a lasciar cadere tutte le convinzioni su cui finora ti sei appogiato, che sono tutte informazioni di seconda mano, e a cominciare a sognare quel mondo che desideri vedere manifestato?
Questa capacità è tua in questo momento, è il tuo diritto di nascita.

"Beati i sognatori, perché erediteranno il mondo", Gesù Cristo.

Con molto amore,

Avasa

mercoledì 19 settembre 2012

Il punto immobile

"Quando non si va più da nessuna parte e si è immobili, tutto il mondo viene da te. 

 Quando siamo quel punto immobile, ogni cosa gira intorno a quel punto senza punto" 

Avasa

lunedì 17 settembre 2012

Il Silenzio al di là delle parole

A volte mi si chiede se sia utile o meno leggere tante parole per ricordarci di chi siamo.
 
Arriva un momento in cui è importante andare oltre le parole. Però dipende da che parole: se sono parole che indicano un qualcosa che giace oltre le parole allora vale la pena ascoltare o leggerle perché quello che si coglie leggendole è qualcosa che non è un concetto, ma una freccia scoccata nella direnzione della nostra stessa essenza.

Non si tratta di vestirci di nuovi concetti, ma piuttosto di spogliarsi di quello che sappiamo di noi: qualunque cosa sappiamo di noi non è quello che siamo. Ciò che siamo è una Unica Coscienza che vive attraverso ogni forma. Ciò che vive attraverso la tua forma e legge in questo momento attraverso i tuoi occhi queste parole è lo stesso Silenzio che guarda queste parole che vengono scritte attraverso questo corpo. Nella nostra vera essenza siamo quindi una cosa sola, siamo Uno, lo stesso Silenzio che legge e lo stesso Silenzio che scrive.
Se vediquesto, non hai bisogno di altre parole perché sarai quello di cui stiamo parlando. Staremo condividendo in modo conscio la stessa essenza, il nostro Essere.

Questo riconoscimento non è comunicabile a parole in realtà, e come dicevo prima le parole servono solo con indicatore di quello di cui stiamo parlando. Servono, per così dire, ad eliminare dei concetti obsoleti, che non ci servono più e generano sofferenza.

Magari abbiamo avuto dei momenti in cui il fatto di essere una Unica Coscienza è stato chiaro e questo sembra però scivolare via, annegato di nuovo in pensieri e parole. Credo che quasi tutti abbiamo avuto esperienza di questi momenti di Uno, anche se non sempre ne siamo coscienti o li abbiamo riconosciuti come tali. 

E' inevitabile a quel punto cercare nelle parole di altri un conforto o un aiuto per tornare a vedere chi siamo, in quello spazio che è Silenzio e che sta sempre dietro le parole. Ma se lo cerchiamo solo nelle parole (anche le più corrette e chiare) non troveremo mai quello che andiamo cercando. E' necessario lasciare che le parole siano solo il dito che indica la luna oppure ci affanneremo alla ricerca delle parole giuste e ci scorderemo di guardare il cielo dove la luna c'è sempre persino quando è giorno e non la possiamo vedere.

Questo Silenzio, questa percezione indivisa, non va mai via. E' la nostra attenzione che è andata via da essa.

In effetti persino l'idea che qualcosa sia andato via e che si sia persa questa percezione chiara di chi si è per colpa di un meccamismo mentale è un falso problema. Il punto è che ( a dispetto di quello che potrebbe pensare la mente) non si è fatto nulla per andare in quello spazio di ascolto, e quindi non si deve fare nulla per tornarci.

Questi meccamismi mentali o storie mentali che adesso sembrano velare la percezione, così come un cielo velato di nuvole copre la luce del sole, sono solo qualcosa che stiamo a loro volta percependo. Sono parte della scena. La mente psicologica con le sue storie è solo parte della scena.

Se cogli che stai percependo persino i pensieri, allora non c'è più voglia di cacciarli o di cacciare quei meccanismi mentali. Lasci che siano semplicemente lì. E quando questo succede, quando non cerchi più di scacciare le nuvole allora il sole torna da solo, quando è tempo che sia così.

E' davvero tutto a portata di mano, la chiarezza è sempre presente e viene solo apparentemente velata dalle nuvole della mente. Non combattere la mente, includila nella scena. Il silenzio che la osserva è sempre presente e quando non c'è lotta si palesa da solo. 

con amore,
Shakti

Essere testimonianza

"Osservare le emozioni con distacco e stare nella sensazione….. senza identificarsi nella storia della mente... cosa significa stare nella sensazione? Perchè io lo associo ad inazione? Un "non fare" che per me sembra significare un blocco anche paralizzante del mio fare.... Un rimanere a subire un qualcosa, prodotto da me stessa o da altri, senza vie di uscita. Ok... vie di fuga..."
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Testimoniare non è qualcosa che possa essere fatto o non fatto, è qualcosa che sei, non che fai. Tu, per quella che sei veramente, sei Testimonianza, Presenza ."Tu" come corpo mente invece non puoi osservare o testimoniare o meditare nulla, perché come tale sei solo una azione testimoniata. Il corpo e la mente infatti sono azioni testimoniate da ciò che sei, Testimonianza. Il corpo e la mente cambiano, nascono, muoiono, Tu no, Tu sei ciò che sa che queste cose accadono.

La meditazione puo' accadere e la testimonianza è sempre già presente: se non fosse così non sapresti che qualunque cosa, inclusa la sofferenza, sta accadendo.

Questo è un errore molto comune nell'ambiente spirituale: pensare che l'osservazione o testimonianza o la meditazione siano qualcosa che si debba o si possa fare, quando invece accadono da soli, stanno già accadendo! Se c'è un'emozione presente, mettiamo che sia rabbia o tristezza o ansia, tu sai che essa c'è perché GIA' la stai testimoniando... o meglio c'è qualcosa - che possiamo chiamare "io" - che la testimonia. "Io" sa che c'è l'emozione, ne testimonia l'insorgere, il perdurare, e lo sparire.

Di solito non si è coscienti di questo "Io" e siamo del tutto concentrati sull'emozione o sulle storie che rigiuardano quell'emozione. Quando invece sei cosciente che la stai solo già testimoniando, allora significa che l'attenzione non è sulle storie della mente riguardo quell'emozione o su le strategie per evitarla. Questa è meditazione: essere coscienti di essere quell'Io o Consapevolezza che testimonia ogni cosa.  Ecco  invece l'inghippo della mente: essa vorrà sempre replicare quello che accade da sè per mantenere l'illusione di essere lei a fare tutto quanto, di modo da non perdere il suo presunto controllo.

Il messaggio è: tu non sei qualcosa che fa o non fa perché non sei un individuo all'interno del corpo mente, ma sei sempre e solo quell'Io che testimonia ogni cosa e che dal quel testimoniare crea ogni cosa. Testimoniare e creare sono quindi sinonimi, per questo puoi dire che non sei nulla di tutto questo (lo sta solo testimoniando) e allo stesso tempo che sei ogni cosa ( la manifestazione nasce e muore in te). 

Quindi non si tratta di agire o non agire, di fare o non fare: tu sei sempre e solo la testimone di quello che accade. Se senti un senso di impotenza o frustrazione può essere per due motivi: o perché scambi la testimonianza con la non azione e accade un frenarsi rispetto a azioni spontanee, oppure perché senti la frustrazione di vedere che non hai controllo su nulla di ciò che accade.

Se è il primo caso e c'è repressione, quella repressione è solo figlia dell'idea di essere in controllo: il fatto che una azione non accada perché si pensa erroneamente che non agire sia più "spirituale" che agire quella repressione è comunque qualcosa che sta accadendo per ignoranza ma non c'è una te che frena l'azione o la possa spronare. Certamente sembra proprio che sia così, ma ad una analisi più attenta è chiarissimo che non è così. Di fatto se controlli con attenzione nel momento in cui sorge il pensiero che dice "meglio che non agisca e stia con la sensazione" quel pensiero è testimoniato da Io. E se a quel pensiero segue una non azione riguardo una certa cosa, quel non agire è una attività testimoniata da Io.

Tu sei oltre il fare o non fare, la tua dimensione è quella dell'Essere. Quando la frustrazione sorge e e nasce da un comprendere che non sei in controllo allora entri in contatto con la paura più profonda che è quella della morte. Ti accorgi in pratica che tu non sei MAI stata in controllo come ciò che pensavi di essere e questa considerazione per un po' puo' essere snervante. Tutti i tuoi tentativi per far funzionare la tua non hanno funzionato! Snervante! E allo stesso tempo incredibilmente rilassante una volta che scatta una resa e un vedere che NON hai bisogno di far funzionare la tua vita. Essa funziona del tutto da sè e meno c'è l'idea che ci sia una te che la debba far funzionare ( o che debba stare con le emozioni o ossevarle) e più la vita scorre in modo fluido. E' il "me" ( il "me" che vuole meditare che vuole testimoniare che vuole "fare"  il non fare") che è l'intralcio e che genera sofferenza.

Se sorgono sensazioni o emozioni sgradevoli tu sei già ciò che sta testimoniando tutto questo: altrimenti non sapresti che queste cose sono presenti. Quando la storia che la mente crea sull'emozioni cade (inclusa la storia che tu debba stare con la sensazione per potarla dissolvere) allora c'è solo lo stare presenti a quelll'emozione e in quello stare tutto si scioglie.

La mente percepisce tutto questo come un labirinto seza via d'uscita: in realtà quel sentirsi senza via d'uscita è proprio l'agonizzare del "me" e della mente che vuole essere in controllo. Come ciò che veramente sei non hai bisogno di vie d'uscita, perché sei già del tutto libera. Sei libertà stessa.

Detto tutto questo, fino a che ci sarà il desiderio di essere in controllo della tua vita spirituale, questo accadrà. Quando questo controllo diventerà troppo doloroso, esso cadrà da solo.

Un grande abbraccio
Shakti

sabato 15 settembre 2012

Amore ed emozioni

"La stessa parola amore...nel significato comune, identifica uno stato emotivo/sensitivo, ma tu ad esempio intendi in concetto di unione.
Questo è qualcosa di simile ad un ingegnere.. che parlando degli ingranaggi contigui di una macchina, dicesse:
anziché gli ingranaggi sono collegati.....gli ingranaggi si amano. Ma qualcuno che ascolta....come potra mai capire chiaramente quello di cui tratta, pensando a due ingranaggi che si amano ?"

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Amare significa vedere se stessi nell'altro al punto che non c'è più separazione tra e l'altro e te. Non sono due ingranaggi che si amano, è molto di più, amore è vedere che ciò che siamo è l'intero meccanismo, tutti gli ingranaggi, inclusa l'energia che gli dà vita! Non si tratta di unire qualcosa come se fossero due pezzi separati, ma di cogliere che quell'immaginaria separazione è illusione, e che tutto è UNO. Non hai bisogno di unire qualcosa che è già Uno, e se tu cercassi di farlo finiresti solo con il confonderti. In effetti nel farlo dovresti fingere di essere separato dall'altro per poterti puoi riunire e in quella finzione (che poi è ciò su cui si basa tutto il pathos dell'amore romantico), manterresti un'illusione di separazione e ti allontaneresti dal VERO Amore che non separa o riunisce ma che coglie che tutto è già una cosa sola.

Di solito chiamiamo invece amore quella sensazione di espansione che sentiamo quando siamo in compagnia di una persona che diciamo di amare. Identifichiamo quella sensazione con l'Amore stesso. Ma in quella sensazione, che è una tensione, non incontriamo il livello più alto dell'Amore che è silenzio. In esso tutto accade, e i corpi sono immersi in quell'Amore come pesci nell'acqua. Da bambini piccoli vivevamo così: non ci struggevamo d'amore, ERAVAMO Amore, e quell'Amore era silenzioso e gioioso e si esprimeva in ogni cosa che facevamo. Non amavamo la mamma o il papà struggendoci d'amore, eravamo connessi in modo costante, senza soffrire immaginarie separazioni. Crescendo siamo caduti nell'imbroglio dell'ego e abbiamo iniziato a soffrire. Abbiamo iniziato a immaginare di essere separati e abbiamo perso di vista quel silenzio d'Amore che in realtà è sempre presente, anche se ignorato.    

Quando davvero c'è Amore, e non solo passione o innamoramento, l'oggetto d'amore sparisce accanto a colui o colei che amano e resta solo l'Amore. In genere si sperimenta questo quando il nostro cuore si spezza per una delusione: la persona amata o l'oggetto d'amore iniziano a svanire e la sofferenza nasce dal pensiero che se essi vanno anche l'amore andrà via. In realtà quello che sperimentiamo è il fatto che continuiamo ad amare in assenza dell'oggetto d'amore, e quell'aprirsi è sentito come uno spezzarsi dei limiti stessi che avevamo posto all'amore incluso il limite che l'oggetto d'amore resti sempre presente. Se siamo fortunati di riuscire a stare in questo spezzarsi allora il cuore si apre del tutto e quella sensazione d'amore che proviamo cresce al punto di abbattere ogni confine. Quel cuore non ha più limiti nel suo amore, siamo di nuovo, come quando eravamo bambini piccoli, degli esseri multidimensionali. Allora ci accorgiamo che siamo letteralmente il cuore del mondo, siamo lo spazio vuoto in cui tutto accade, in cui l'apparente altro accade, sia coloro che diciamo di apprezzare o di amare o di disprezzare.

Amore dunque non è una sensazione, ma ciò in cui accadono tutte le sensazioni, incluse quelle negative, ovvero l'amore non ha condizione: è in-condizionato perché accoglie ogni condizione.

Prima di fare esperienza diretta di questo amore incondizionato è però necessario lasciare che quella emozione d'amore che ne è il suo anticipo se vuoi sia presente, cosa che a volte non accade perché abbiamo paura di aprirci all'amore. Questa paura nasce dal fatto che sentiamo a livello intuitivo che se ci apriremo all'amore il nostro senso di identità e di separazione sparirà e ci dissolveremo nell'Amore stesso. Ovvero c'è paura di aprirsi del tutto all'Amore perché intuiamo anche se non consciamente che in esso moriremo. Il fatto è che ciò che muove ogni cosa è Amore perchè quella è la tua vera identità anche quando questo non è visto in modo diretto e immaginiamo invece di essere dentro una forma, separata dal resto del mondo e in balia degli eventi. Credendo di essere qualcosa che non siamo ovviamente soffriamo: il senso di separazione genera paura.

Laddove c'è Amore non ci può essere paura: solo se immaginiamo che qualcosa o qualcuno siano separati da noi li potremmo temere. Fino a che non sappiamo chi siamo e scambiamo l'emozione dell'amore per Amore saremo attaccati alle emozioni e la nostra vita sarà un continuo alternarsi di alti e bassi, di stati euforici a depressivi: seguendo un'emozione, pensando che sia amore, ci confonderemo e soffriremo. Arriva un momento in cui è troppo doloroso cercare un picco per evitare una valle e allora siamo in grado di restare presenti a quell'emozione, sia essa anche del cuore che si spezza per una delusione d'amore. Ovvero saremo in grado di testimoniare quell'emozione, senza cercare di farla crescere o diminuire, ma solo restando con essa fino non passi. Questo distacco - che nasce dal comprendere che non dobbiamo annegare in un'emozione ma possiamo sentirla e goderci appieno persino rabbia o tristezza - questo distacco non è insensibilità. Anzi!

Solo quando si è capaci di restare presenti ad una sensazione senza reprimerla o senza avere paura di esser travolti da essa allora la sentiremo appieno. Insomma paradossalmente nel vedere che non siamo le nostre emozioni - ma esse accadono in noi - le godremo appiemo per la prima volta in modo totale.

La sensibilità e le emozioni sono una delle espressioni di quello che siamo veramente, ma non la nostra essenza. Se lo fosse non potremmo vedere che esse sono presenti così come il fuoco non sente il caldo e non può quindi riconoscere la fiamma. In realtà quando siamo identificati e attaccati alle emozioni come se fossero la nostra identità finiamo per rasentare la stessa follia di chi le nega per paura di farsi scottare. Se il fuoco dell'amore brucia e viene rinfrescato dalla chiarezza del distacco, allora ci sarà autentico equilibrio. Diversamente saremmo persi, in entrambi i casi. Per fortuna ci pensa la vita stessa a far si che questo equilibrio si instauri da solo.

Un caro saluto
Shakti
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venerdì 14 settembre 2012

Immaginare un mondo migliore

“Pare un assurdo, eppure è esattamente vero, che, tutto il reale essendo un nulla, non v'è altro di reale né altro di sostanza al mondo che le illusioni. (Giacomo Leopardi, Zibaldone)
Volendo, così per diletto speculare su questa bellissima affermazione: che ne resta delle preoccupazioni sull'euro e sul destino dell'economia mondiale? E quando si parla di svegliarsi, ora che si è svegli, è così scontato quello che si debba fare o non fare?
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Quello che sta accadendo in questo momento nel mondo è una opportunità rara di risveglio perché mai nella storia conosciuta del nostro pianeta siamo stati così vicini a creare un sogno di orrore e distruzione come questo. Non solo c’è la minaccia di un crollo economico mondiale a cui far seguire una possibile repressione e controllo di massa per “salvare gli Stati”, ma la Terra stessa trema e piange per il dolore dei figli animali e umani, per le sue montagne e vallate violentate, i fiumi e mari avvelenati. 

Sul pianeta la maggior parte degli esseri umani (qualcosa come il 98%) è abusato , affamato, assetato o ridotto in povertà estrema dal 2% della popolazione che detiene tutta la ricchezza, i confort, i mezzi tecnologici, bellici e energetici.  Tu e io siamo solo fortunati di essere nati in quel 2%, anche se a nostra volta una percentuale ancora minore di persone, la cosiddetta élite, decide e governa molto della nostra vita materiale e in modo indiretto attraverso la manipolazione di religioni e credenze anche quella spirituale. Insomma uno scenario che forse mai come in questo momento sembra mostrare quanto fragili siano le nostre vite, quanto facilmente possiamo perdere ogni cosa, o a livello ultimo quanto la morte sia una possibilità concreta nonostante i nostri sforzi di garantirci sicurezze e protezioni. In breve, mai come ora quello che accade nel mondo ci ricorda che possiamo auto-distruggerci da un momento all’altro e di come il controllo che viene esercitato sulla massa, a causa della paura, provochi sofferenze e iniquità.  

Quello che vediamo riflesso nello specchio della Vita, se non abbiamo paura di aprire gli occhi e guardarlo in faccia, è il fatto che come creature siamo impermanenti, che possiamo morire da un momento all’altro e non importa quanto controllo sembriamo poter esercitare per esorcizzare questa paura della morte (attraverso attaccamenti a cose o persone o situazioni), quella sicurezza che cerchiamo nel mondo non c’è. E ricorda, coloro che esercitano il massimo controllo, la cosiddetta élite, sono quelli più spaventati di tutti, molto più spaventati di te o di me! Hanno bisogno di controllo assoluto per sentirsi in pace, perché in realtà non lo sono affatto! 

Se è possibile fare un passo indietro e vedere tutto questo che questa è una opportunità per vivere davvero la vita non più dalla paura, ma dalla gioia di vivere, allora questo specchio non ha più bisogno di manifestarsi come sta facendo adesso. Il suo compito sarebbe, per così dire, esaurito. Se scendi in piazza per indignazione contro quello che accade e lotti, stai ancora cercando di pulire lo specchio dalle macchie che tu stesso stai riflettendo. Se in te c’è ancora paura perché c’è ancora senso di separazione, se cerchi di tenere a bada la paura con strategie di controllo, quella paura e quel controllo si rifletteranno nel mondo. Se invece è possibile usare lo specchio per entrare in contatto con paura e controllo allora lo specchio sarà usato al meglio e l’immagine riflessa potrà cambiare. Qualora invece ci sia ostinazione a ritenerlo reale e a combatterlo come tale o ci si tappi gli occhi per non vedere l'orrore, allora lo specchio rifletterà quel conflitto e anche quel sistema di occultamento che agiamo su noi stessi. L'orrore ci verrà nascosto, perché noi lo nascondiamo a noi stessi.

Tutto quello che vedi nel mondo è sempre e solo te stesso, sia quello che ami che quello che odi. Se vedi questo e non c’è conflitto a riguardo, ovvero se sei sveglio a ciò che sei allora non c’è nessuna preoccupazione. Io non sono preoccupata di quello che accade nel mondo, ma non mi tappo neppure gli occhi per non guardare, né scendo in piazza per protestare, però sono APERTA a queste informazioni anche se possono essere sgradevoli. Vedo quale è la loro posizione nella scena globale, come azione necessaria per creare un risveglio di massa che altrimenti forse non accadrebbe. Vedi, la risposta meccanica della mente a certe informazioni è “Beh, ma io che ci posso fare? Tanto vale che non me ne occupi nemmeno, non dirmi nulla, non voglio sapere mi rende solo preoccupato o triste”. Questa ragionamento si basa sull’idea che tu sia un qualcuno di separato da quello che sta accadendo e che può o non può fare qualcosa e che sentendosi impotente sceglie di mettere la testa sotto la sabbia. Fino a che c’è questo comportamento lo specchio del mondo dovrà diventare sempre più controllante e spaventoso perché quella sensazione di impotenza e paura sia alla fine sentita. Ciò che crea il mondo non è il personaggio che pensi di essere, ma il Sognatore del Sogno che vuole svegliarsi ad esso e per farlo usa tutti mezzi necessari, incluso l'orrore, la guerra, la fame etc. 

Se la situazione si fa estrema e senza speranza allora i meccanismi di controllo della paura saltano e quella che la mente chiama paura, che è in realtà la nostra stessa gioia e radianza represse, potrà essere sentita appieno. Quando vai oltre la paura allora si potrà vivere dalla gioia.

In realtà questa che si presenta per la coscienza umana è una opportunità incredibile: quella di lasciare andare il controllo della paura e cambiare quindi radicalmente il modo in cui viviamo. Un cambiamento che non nasce come un atto di volontà, ma come conseguenza del fatto che vivere dalla paura è troppo doloroso. Nasce dall’aver compreso che lo scambiare la nostra felicità di oggi per non avere paura domani è qualcosa che crea solo sofferenza. Puoi essere nella gioia solo ORA.

Se sei sveglio a quello che sei, non hai neppure paura di quello che sta accadendo, ma lo cogli per quello che è: il riflesso dell’ignoranza e la sofferenza ancora presenti nella Coscienza umana. Se sei sveglio sai che l’unica vera rivoluzione è quella interiore e non avrai neppure paura però di essere esposto a informazioni che riflettano quell’ignoranza e quella paura. Anzi sarai felice di parlarne, se l’occasione lo presenta, perché sai che quello shock vitale può causare in chi ha ancora gli occhi chiusi sul mondo una opportunità di risveglio. 

Pensaci un attimo: quando è che ci sentiamo più vivi? Accade in situazioni di gioia estrema oppure paradossalmente in situazioni che sembrano disperate e che quindi fanno crollare i nostri meccanismi di controllo e sicurezza come una malattia grave che potrebbe portare alla morte o un divorzio, o la perdita di un lavoro. A volte questi shock vitali hanno la funzione di una chiamata che normalmente, accucciati come siamo nel nostro torpore di false certezze, non sentiremmo. Questo momento nella storia umana, più che mai, è l’opportunità di essere chiamati a lasciare andare le nostre false credenze, attraversare la paura senza reprimerla più e vivere da quella gioia che è il nostro diritto di nascita. Da bambini non avevamo mai paura: la chiamavano eccitazione!

Se senti questa chiamata, e il fatto che ti fai domande significa che la senti, questo momento storico è un momento affascinante in cui finalmente vita spirituale e materiale possono incontrarsi, e annullarsi a vicenda. In sintesi, non c’è nulla che tu debba fare, perché come immaginario individuo separato già non fai niente. Non esiste un “me” dentro il corpo che produca pensieri, azioni o sensazioni, esse sono tutte e solo testimoniate da IO, quella Coscienza che fa sorgere ogni cosa e che vive attraverso ogni forma. Se immaginiamo di essere un me separato dal mondo vorremmo avere controllo perché abbiamo paura, se vediamo che la separazione è una illusione, allora il sogno del mondo che NON è MAI separato da noi potrà riflettere questa comprensione d’amore.

John Lennon diceva:

“Immagina non ci sia un paradiso, è facile se ci provi,
Nessun inferno sotto i piedi

Sopra di noi solo il Cielo

Immagina che la gente viva a partire dal momento presente...


Immagina non ci siano paesi o nazioni

non è una cosa difficile

Niente per cui uccidere e morire

e nessuna religione neppure


Immagina che tutti

vivano la loro vita in pace..


Puoi dire che sono un sognatore

ma non sono il solo

Spero che ti unirai anche tu un giorno

e che il mondo viva come UNA COSA SOLA…”


Un carissimo saluto,
Shakti

mercoledì 12 settembre 2012

Vivere nella gioia e non nel terrore

Anni fa, quando lavoravo come giornalista in finanza il mondo cambiò per sempre. Guardavo immagini in diretta alla CNN lanciando aggiornamenti per l’agenzia per cui lavoravo e mi sembrava di guardare uno dei soliti film d’azione, solo che non era un film… O forse lo era ma all’epoca non lo capivo in quel senso!
Seguivo Wall Street e la mia agenzia è stata una delle prime a dare la notizia che gli Stati Uniti erano stati attaccati nel loro territorio, che il WTC stava esplodendo, squagliadosi come un panetto di burro su se stesso mentre uomini e donne disperati si lanciavano nel vuoto per sfuggire ad una morte nelle fiamme. Il Pentagono era bucato da quello che sembrava il foro di un missile, anche se rapidamente ci dissero che un aereo di cui non c’erano resti lo aveva colpito nonostante l’erba del prato fosse intatta davanti all’edificio senza segni di alcun velivolo schiantato. Il mondo cambiò e io con lui, perdendo fiducia nel fatto che stavo facendo informazione… era DIS-informazione.
Lo capii col tempo, all’inizio ero solo stordita, e incredula che proprio il giornale per cui lavoravo (che era presieduto dal neo-sindaco di NY) non voleva pubblicare la notizia che i mostri della finanza Goldman Sachs e Lehman Brothers mostravano – dati alla mano – che qualcuno SAPEVA quello che stava per accadere, settimane in anticipo sull’evento. Avevano scambiato miliardi di dollari con la scommessa che le azioni delle compagnie aree coinvolte nell’11 settembre sarebbe crollate. Ma di voler indagare nessun interesse, si doveva scrivere che gli Stati canaglia del Medio Oriente volevano distruggere il mondo occidentale, che era meglio scambiare libertà con sicurezza, e con qualche piccola guerra chirurgica avremmo messo a posto Iraq e magari Siria. Ci sarebbero stati pochissimo in Iraq, gli americani, al massimo due settimane… cosa da fare visto che lì c’erano armi di distruzioni di massa! Io sentivo che non sarebbe stato affatto così e che da qualche parte se fino a quel momento pensavo che la società a cui appartenevo avesse creato il migliore dei mondi possibili adesso intuivo che forse i “cattivi” eravamo noi e che tacendo e acconsentendo come pecore senza fare domande reggevamo il gioco a chi si arricchiva occupando pozzi di petrolio altrui e creando nuove armi che avrebbero ucciso e avvelenato persino i soldati stessi che le usavano massacrando popolazioni ignare e innocenti. Il mondo è cambiato e io con lui: o almeno il segno di un cambiamento sembra arrivare.
 
Oggi so che la guerra al terrore crea solo altro terrore e paura. Le guerre non sono fatte per essere vinte ma solo per mantenere il predimonio di chi guadagna dall'armamento bellico e dal mantenimento del sistema dominante. Le guerre non sono fatte per combattere la giustizia o mantenere la pace: l'atto stesso di uccidere un'altro essere umano o invadere o distruggere la sua casa non è un atto che può portar
e pace.

La guerra non è un atto inevitabile, non è l'unica alternativa: in un mondo globale l'uomo è chiamato a rispondere del dolore dell'altro come il suo, del lutto del suo fratello come se fosse il proprio, della sua fame e della sua povertà. Perchè l'altro siamo noi. Siamo un'Unica Coscienza, che vive attraverso tutti i corpi, inclusi quelli di coloro che sembrano volerti fare del male, o che hanno un colore di pelle che ti fa paura, o che minacciano di distruggere il tuo benessere o la tua salute.

Questa è la realizzazione che annienta il vecchio paradigma dell'occhio per l'occhio e dente per dente e apre invece una dimensione diversa, l'unica capace di trasformare davvero la paura. E' la dimensione dell'Amore.

Fino a che non capiamo questo saremo dominati dalla paura e dal terrore e obbediremo alle loro leggi al punto che ci sembrerà impossibile vivere in un altro modo che non sia quello di proteggerci e difenderci o attaccare per poter avere di più. Gli occhi della paura non vedono che il dolore che spinge qualcuno a fare del male è lo stesso che brucia nel tuo cuore. Gli occhi della paura ignorano che le lacrime di una madre il cui figlio è morto in guerra sono le stesse non importa che bandiera fosse cucita sulla sua divisa. Gli occhi della paura non sanno che Dio è sempre dalla tua parte anche quando si chiama Allah o Krisna. Gli occhi della paura puntano il dito contro le vergogne del mondo perchè c'è troppo pudore a mostrare le proprie fragilità e contraddizioni. Gli occhi della paura vogliono avere ragione, vogliono spiegarti come stanno le cose e non sanno ascoltare che il proprio desiderio di verità è lo stesso che anima chi sembra non essere d'accordo con te.

Gli occhi dell'amore si aprono all'ingiustizia vedendo che è solo un riflesso della propria incapacità di vivere ciò che sappiamo essere vero di noi , dell'incapacità onorare il nostro cuore. Gli occhi dell'amore non chiedono pace a chi fa la guerra, ma la offrono in ogni istante senza imporre i propri modi. Gli occhi dell'amore non vedono separazioni, non riconoscono confini, non chiedono quale sia il tuo credo o la tua moneta o la tua legge, per poterti amare.

Fino a che saremo dominati dalla paura e non seguiremo quelle leggi dell'Amore che sono scritte nei nostri cuori non fioriremo nella gioia. La gioia è il nostro diritto di nascita e lo è per ogni essere vivente su questo pianeta, ogni vecchio, uomo, bambino, ogni animale o pianta, o cristallo o roccia.

Apri il tuo cuore e se non sai come vivere dall'Amore, chiedi che ti venga mostrato. Accadrà istantaneamente. Senti il cuore che aprendo si spezza, il dolore che si scioglie in lacrima. Chiedi di imparare ad amare, e il tuo Sè profondo ti mostrerà come. Lo sta già facendo in realtà, da sempre.

Un abbraccio a tutti voi,
Shakti Caterina Maggi

Vivere dall'Uno