martedì 14 dicembre 2010

martedì 7 settembre 2010

L'abbraccio finale


Quando ti senti disperato perché hai perso tutti i tuoi sogni può sorgere una profonda depressione. E' arrivato il momento di lasciarsi andare completamente, gettandosi alle spalle tutti i trucchi e trabochetti della mente e permettere alla vita di fluire totalmente attraverso di noi, in ogni momento, senza alcun piano, senza idee su nulla.

Il fatto è che perdere se stessi sarà molto più doloroso del vedere dissolversi tutti i progetti o le idee sul proprio futuro, e quindi questa perdita di sè è spesso combattuta strenuamente. Persino il suicidio appare come un'alternativa in quanto paradossalmente intuiamo che la fine di questo dolore arriverà se "noi" spariamo. L'ultimo oggetto del sogno della vita che deve andarsene è infatti quell'oggetto che crediamo di essere, il "me". Il senso di esistere in quanto persona, l' "Io sono", è infatti ancora un qualcosa, mentre invece ciò che siamo veramente è Nulla. Ciò che siamo è puro Vuoto che osserva la vita che altro non è che l'espressione e manifestazione di questo Vuoto stesso. Ecco perché quando si sente di essere Uno con ogni cosa sorge una sensazione di amore profondo e una connessione emotiva con tutto e tutti. Ma quella sensazione di radianza, che è in realtà l'esplodere del falso "me" in ogni cosa - il diventare ogni cosa - deve raggiungere il suo punto più alto che è lo sciogliersi nell'amore dell'ultimo oggetto, l '"io sono".

Quest'ultimo salto quantico, dall'Uno allo Zero in un certo senso, non può avvenire per definizione con l'aiuto di un individuo immaginario, di un immaginario "me". Quella beatitudine quasi senza fine deve andarsi a dissolvere nella sua vibrazione più alta che è il silenzio. Questa gratitudine che abbraccia ogni cosa deve espandersi in una sorta di silenziosa preghiera per l'esistenza stessa, con nessuno verso cui essere grati e nulla per cui si è grati.

Uno deve perdere il proprio sogno e l'ultimo oggetto del sogno da perdere è se stessi. Ci si perde nella realizzazione di essere il sognatore del sogno della vita e il "me" non torna, se non come una specie fantasma, senza un soggetto al suo centro che abbia una volontà indipendente.

In questo processo, dato che questa morte è solo la dissoluzione di un'idea e non la morte di un reale qualcuno, deve essere chiaro che qualunque cosa accada nella propria apparente vita personale è in realtà stato creato con l'unico scopo di risvegliarsi a se stessi e a ciò che si è. Fino a che il senso del "me" è presente, la vita con le sue illusorie vittorie e sconfitte accade in un certo senso con l'obiettivo, del tutto impersonale, di VEDERE che cosa siamo veramente. Il sogno di vita DEVE alla fine deluderti, tradirti, per scuoterci da questa illusione ipnotica di essere una persona. Finché ci si sente o crede di essere separati dalla vita, quelle improvvise curve che l'esistenza può prendere sembrano dolorose e ingiuste, ma sono assolutamente necessarie per disfare quella rete di sogno in cui sembriamo essere intrappolati.

L'ultima illusione a cadere è che nessuno è in realtà intrappolato in quanto non vi è mai nessuno. In altre parole, l'ultima illusione che cade è l'idea di essere il soggetto del sogno stesso, e nel momento in cui questo ultimo oggetto si dissolve l'ttenzione si muove da questo oggetto illusorio - il me - all'Io eterno.

Questo era il vero Soggetto da cui il sogno della vita stessa viene intessuto ed era ciò che in un certo senso dirigeva lo spettacolo tutto il tempo. Da questa cosiddetta prospettiva globale, niente sembra più ingiusto o giusto, ma necessario, inevitabile e, pertanto, assolutamente perfetto.

Anche prima che questo sia totalmente vero di se stessi, il sogno è già del tutto perfetto, in ogni momento. Saperlo o no è la differenza tra inferno e paradiso.
La vita non è giusta o ingiusta, la vita fa quello che fa. Quando vi è l'attaccamento al sogno o solo ad una minima parte di esso, le abili mani dell'Amore saranno impegnate a farci aprire le braccia di nuovo in modo che possiamo abbracciare la vita nella sua totalità, per poterci dissolvere in quell'abbraccio finale.

Shakti

mercoledì 4 agosto 2010

Apertura



Una sera d'estate tra amici, queste parole sono sorte...


Più nella nostra vita siamo capaci di affrontare la paura senza tirarci indietro, senza cercare di annullarla o di scemarla e maggiore sarà la nostra capacità di provare passione nella Vita. Il concetto del me, il concetto di essere individui separati dal resto dell'Universo, è ciò che genera paura. Solo se concepiamo il mondo e la realtà circostante come distinti da noi, possiamo avere paura: il timore o il terrore di non ottenere quello che desideriamo oppure che quello che amiamo possa andare via da noi, esserci portato via. Ecco perchè costruiamo difese e strategie per proteggerci dalla paura, mettiamo su delle barriere che immagianiamo ci possa proteggere dal sentire quella paura.
Nel momento in cui si è capaci di sedersi con questa paura, un fuoco interiore inizierà a bruciare, una fiamma che consuma il senso di separazione da noi e dal mondo. Quel fuoco, che è l'Amore, brucerà tutte quelle difese, lasciandoci nudi e aperti alla Vita.
Solo in quel momento la vita stessa ci potrà toccare davvero e solo in quel momento quindi potremo sentire un'autentica passione per la vita. Fino a quel momento infatti non potremo essere così aperti da lasciarci attraversare dalla passione perché una parte di noi cercherà di essere cauta per non farsi scottare da quella fiamma che è l'Amore stesso.
Quando siamo così aperti alla vita che non c'è neppure nessuno o nulla che siano aperti, ci sarà solo apertura. E in quella apertura senza confini la Vita potrà danzare in ogni momento ogni tipo di danza, con l'unico scopo della nostra delizia.

shakti, tubby, muni e kumar...

sabato 31 luglio 2010

martedì 27 luglio 2010

La fiamma dell'Amore



Quello che sei è sempre solo, perché tu sei Uno, perché vi è solo l'Unità, e l'Unità è il tuo stesso Essere. Quando il tuo Essere è condiviso in compagnia di altri che vivono a partire dallo stesso riconoscimento si è già e sempre soli, anche se si condivide la stessa stanza o persino lo stesso letto. Come una fiamma di una candela che danza da sola chi passa di lì sente il tuo calore e la tua luce, ma nulla sarà dato intenzionalmente e niente sarà preso. Quando due o più persone possono stare vicino le une alle altre e bruciare a partire dalla loro stessa fiamma ancora di più il calore e la luce ci saranno attorno a loro, ma ogni candela, tuttavia, sarà bruciata dallo stesso fuoco, e il suo calore e splendore al suo centro sarà lo stesso indipendentemente da quanti di voi sono presenti.

L'Amore è quel fuoco, l'Amore non può essere dato o preso, non può che essere condiviso. La luce e la chiarezza della Verità non possono che essere solo condivisi. Forse capita di restare colpiti dalla danza di quella incantevole fiamma e si può finire per pensare che quando quella luce non è vicina, qualcosa mancherà, parte di quel calore e radiosità verranno meno. Questo accade solo perché siamo così abituati a cercare quella fiamma fuori di noi, chiedendola, cercando di contrattarla, facendo compromessi pur di averla.

Un maestro è quella fiamma, ma è così facile pensare che lui o lei siano la candela ... lui o lei sono il fuoco, lo stesso che arde in te quando ti senti solo e cadi nell'illusione di avere bisogno d'amore! Il fuoco del maestro sta solo bruciando la candela ed esso non è più grande o più piccolo nel suo calore o luce da quell'Amore che siamo e che sta bruciando il tuo senso di separazione quando senti il dolore del bisogno.

Quando è possibile sedersi in solitudine e lasciare che il fuoco cresca, allora si sarà soli, ma non ci si sentirà soli. Non si sarà più in cerca di qualcuno che ci illumini in quei momenti bui, perché anche da soli, la luce e il calore illumineranno chiunque o qualunque cosa siano presenti. Se tuo marito o la tua fidanzata non sono con te, sarai in amore con il vaso di fiori. Il vaso di fiori sarà l'amata e l'amato, e la tua luce e calore si rifletteranno nella bellezza di quei fiori e quel modo assolutamente unico in cui i raggi del sole fanno brillare la ceramica. Poi accade che un uomo o una donna meravigliosi entrino nella stanza e tutto il tuo splendore si rifletterà lì. Forse per cinque minuti, forse per 10 anni, o 50 anni. Poi di nuovo da solo magari, di nuovo nell'essere Uno.

Un maestro indica il tuo fuoco, il tuo Amore. Il maestro ti invita a sederti con esso, a dispetto di quello che sta accadendo in ogni momento della tua vita. Lui o lei ti invitano a restare completamente bruciati da quella fiamma d'Amore, fino a che qualsiasi senso di separazione si sia sciolto. Solo l'ego si scotta, il fuoco non viene mai bruciato. Quella fiamma d'amore sarà solo quello che rimarrà, e la sua magnificenza sarà riflessa e moltiplicata in qualsiasi parte della manifestazione.

con amore e gratitudine,
Shakti

lunedì 8 marzo 2010

Volontà e individualità


Una risposta alla domanda sull'individualità.

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Tutto ciò che si manifesta è il tuo volere, ma non di colui o colei che immagini di essere, bensì di ciò che sei veramente. Quindi il tuo volere ora è ad esempio di soffrire fisicamente, oppure a livello emozionale, perché forse questo ti sta portando a riflettere profondamente sulla tua vita, su cosa ti guida, su chi sei.
Se tutt quello che sta accadendo nella tua vita, inclusi conflitti e sofferenze, non fosse com'è non sarebbe possibile che questo interrogarsi accaddesse. Se tu fossi sempre sano, non potresti valutare come preziosa l'esperienza di stare bene, se tu fossi sempre felice non potresti conoscere il piacere della gioia senza motivo. Nulla di quello che accade è contro di te, quello che chiamiamo dolore è solo la mano sinistra del Divino che ci porta verso casa, tanto quanto la mano destra che chiamiamo piacere.

Nella Vita non accade a volte quello che vogliamo, ma sempre e solo quello di cui abbiamo bisogno per riconoscere chi siamo. Quindi a volte per riconoscere chi siamo il personaggio immaginario che pensiamo di impersonare soffre, anche fisicamente o solo emozionalmente. Tutto accade in un certo senso con lo socpo di mostrarti chi sei, tutto è un dono del Divino che tu sei a se stesso. Dopo il risveglio tutto accade senza motivo, e questo è il regalo ancora più grande perché avrebbe anche potuto non accadere.

Mi dici che non ti piace l'idea di dover abbandonare la tua individualità ad una consapevolezza impersonale. Fai una distinzione tra individualità e personalità. L'individualità è l'insieme delle caratteristiche del tuo corpo-mente. Quelle caratteristiche sono uniche, non è mai esistito qualcuno come te e mai esisterà. Nel saper godere delle nostre caratteristiche della nostra individualità e nel lasciare che si esprima liberamente sta la gioia e la gratitudine di essere vivi in forma umana.

Diversa è la personalità. La personalità è l'identificarsi con le caratteristiche del corpo- mente e il pensare che ci sia un "me" separato dal resto dell'Univcerso con una sua volontà e capacità di agire. Questo è fonte di sofferenza: con quel tipo di "me" accadranno anche la vergogna e il senso di colpa, la paura di sbagliare, l'orgoglio, la competizione, la gelosia, l'invidia. E' la personalità la fonte della sofferenza, non l'individualità.

In realtà è solo quando si è liberi dal senso di essere un qualcuno, dalla personalità, che le caratteristiche del corpo-mente possono esprimersi in modo totale, senza le incertezze della personalità. Lo sanno bene gli artisti: quando si dipinge un capolavoro il "me" era assente e quindi c'era puro piacere, pura gioia. Lo stesso con gli atleti: un tuffo complicato è solo visualizzato da tuffatore, poi è il corpo ad agirlo da sè.

Non temere di dover abbandonare la tua individualità, solo la tua personalità. Questo abbadono non è a carico della personalità stessa del me, che è in conflitto con la realizzazione di non esistere. Questo abbadono accade da sè, la comprensione intuitiva si sviluppa da sè, senza che ci sia qualcuno che capisca.

Un abbraccio.
shakti

venerdì 5 marzo 2010

Il senso della Vita

Una risposta alla domanda "a cosa serve il sogno della vita?"


Il sogno è la manifestazione della coscienza del Sognatore. Qundi non è l'espressione di qualcosa che si fa, ma di ciò che si é: il sogno della vita è l'espressione del nostro Essere, della nostra Coscienza.

La vita è l'espressione della Coscienza, così come un sogno la notte non è altro che un movimento della coscienza di colui che sogna. In altre parole la vita di per sè non è reale, ciò che è Realtà stessa è solo la Coscienza, mentre il sogno ne è solo l'illusorio movimento.

Se non esistesse la vita, o questo sogno che chiamiamo vita, resteremmo sempre in quello che possiamo chiamare uno stato di sonno profondo, di morte, di pura assenza ( il nostro vero soggetto). E' solo attraverso la vita che possiamo essere coscienti di noi stessi, essa serve a riflettere quel nulla in cui il qualcosa accade.

Se il nulla restasse solo nulla, sempre nella sua forma passiva ed inerte, non avrebbe infatti la possibilità di conoscersi e quindi di fare esperienza diretta di sè. Il qualcosa quindi accade nel nulla come movimento del nulla che vuole conoscere se stesso.

L'identificarsi con il sogno della vita e con quel personaggio immaginario che pensiamo di impersonare è un movimento fino ad ora inevitabile: alla nascita siamo Pura Consapevolezza, ancora innocente di sè. La vita accade e con le prime esperienze iniziamo a cadere attraverso il condizionamento nell'idea che siamo quelle esperienze.

Il corpo, ad esempio, è solo un'esperienza che non accade a nessuno. Esso è solo un movimento nella coscienza. La stessa cosa vale per la mente: essa è solo un'esperienza, osservata dalla Pura Consapevolezza.

Attraverso il condizionamento, che di per sè è solo un pensiero, cadiamo nell'illusione di essere un qualcuno e quindi nell'idea che siamo autori delle azioni, proprietari dei pensieri e delle emozioni. Cadendo nell'ipnosi perdiamo la connessione con la percezione innata di essere Uno con la Vita stessa.

Ecco che inizia la sofferenza e quindi la ricerca. La ricerca accadrà fino a che non sarà visto, dalla Consapevolezza stessa, che non vi è possibile risultato finale, nè nessun autore della ricerca. In altre parole, la ricerca termina perché si vede che non esiste un ricercatore.

Quindi il sogno accade apparentemente fino a quel momento in un certo senso per mostrarci chi siamo veramente, dopo il risveglio accade perché accade, ma non ha un motivo.

E' proprio nell'assenza di motivazioni che la Vita ha per accadere che ne possiamo cogliere l'infinita bellezza e compassione.

Pensa, la Vita avrebbe potuto anche non accadere... Essa è un dono meraviglioso in tutti i suoi aspetti, il dolore e il piacere, il buio e la luce, tutte incredibili esperienze, preziose e uniche che accadono senza nessun motivo.

La creazione è dunque solo il canto stesso del Creatore, una canzone d'Amore, delll'Amore per l'Amore.

Possa tu sempre essere in questa eterna gratitudine.

Shakti

martedì 2 marzo 2010

Risvegliarsi

Io mi risveglio simultaneamente all'apparizione manifesta, un secondo prima non c'ero.

Anche ora non ci sono, ma c'è l'illusione che io ci sia.

Tutto quello che appare è visto, visto da nessuno: questa è per tutti l'esperienza che avviene al momento del risveglio, dato che siamo questo stesso Uno, questo nulla, fino a che non accade l'identificazione con ciò che appare e il dimenticarsi di ciò che in realtà si è, ovvero si dimentica che il qualcosa appare semplimente nel nulla.

Il corpo è cavo, vuoto, è solo un'illusione, come lo sono tutte le cose conosciute. Tutto quello che è esperito è conosciuto solo dal Silenzio Eterno. Cadendo nell'identificazione con ciò che non è altro che un fuggevole sogno, si immagina che ci sia qualcuno laddove nulla esiste, si reclama di essere un qualcuno, di essere una forma che domina i sensi.

Se si ritracciano le informazioni date dai sensi attraverso le figure di sogno si arriva ad un luogo-non luogo dove non esiste nulla di cui essere informati e nulla che riceva alcunché. Tutta la forma è vuota, solo un filo di fumo che sorge dal nulla e che si fonde nel nulla, eternamente, senza fine.

L'apparente me e te che sembriamo essere sono in realtà questo che sta alla base dell'esperienza e tutto quello che è esperito è anch'esso solo questo. Accade e sta accadendo, solo un nulla che si manifesta senza alcun motivo o scopo, senza alcun piano, o destino, il gioco del nulla che appare come un qualcosa a se stesso.

Il cercare che sorge lo fa solo quando il vuoto del nulla è ignorato, solo nell'assenza di questo riconoscimento colui che si immagina di essere sembra cercare. Quando si vede che l'azione della ricerca sta sorgendo, come tutto il resto, dal nulla, la ricerca termina, dopo non aver trovato niente.

Nessuno è soddisfatto nella sua ricerca, perché non vi è nessuno che lo possa essere.

Questo è costante mentre accade la forma, è come è per tutti ma è riconosciuto da pochi, sebbene anche quei pochi siano sempre lo stesso Essere. Il dimentircarsi e l'ignorare accadono sempre all'Uno, a nessuno. Quando invece non c'è più la forma, non c'è nulla, non lo si può neppure nominare, sonno profondo, morte, assenza che è la più autentica presenza. Questo è tutto ciò che c'è, nulla di più, solo questo! E in questa realizzazione non c'è un ulteriore ricerca, solo un accadere, che non accade a nessuno. La gioia del nulla che fa esperienza della sua temporanea apparizione come un qualcosa.

Questo è visto, oppure no, in entrambi i casi nulla è guadagnato o perso.

Avasa

venerdì 15 gennaio 2010

Il "me" è un'azione impersonale


Nel gioco della coscienza sorge anche questa azione chiamata "dimenticare" e quando essa accade c'è la tendenza a non cogliere che la Vita è solo Vita. La forma umana e tutto ciò di cui essa consiste è solo Vita.

In essa accadono i pensieri del ME e dell'Io. Anch'essi sono parte dell'attività della coscienza, non appartengono a nessuno, sono impersonali.

L'apparente NOI è formato dall'idea che vi siano in realtà molti ME. Quando ci si accorge che il ME è solo un'azione che sorge in quanto pensiero allora sia il ME che il NOI si dissolvono nell'Uno. Tutto è Uno e in questo Uno ogni cosa è come è ed è compreso che è nell'unico modo in cui potrebbe accadere.

C'è solo l'accadere della Vita, che non accade a nessuno.

Avasa

lunedì 11 gennaio 2010

Nessuno diventa illuminato


Pubblichiamo con piacere un breve estratto dal libro di Tony Parsons "The open secret - tutto ciò che è" edito da Laris editrice, tra pochissimi giorni anche in libreria oltre che online.

Tony smonta pezzo per pezzo i miti sull'illuminazione e ci mostra come essa sia qualcosa di assolutamente ordinario e sempre accessibile, salvo che per la mente spirituale.

Il libro è il primo della nuova collana di Advaita Vedanta della Laris di cui anche Avasa sarà presto autore.
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Nessuno diventa illuminato


Una volta credevo veramente che le persone diventassero illuminate e che quell'evento fosse simile a qualcuno che vince il primo premio alla lotteria nazionale. Una volta vinto il premio, il beneficiario avrebbe avuto garantita beatitudine permanente, infallibilità e incorruttibile bontà.


Nella mia ignoranza pensavo che queste persone avessero ottenuto e possedessero qualcosa che le rendesse speciali e totalmente diverse da me.

Questa idea illusoria aveva rinforzato in me la credenza che l’illuminazione fosse virtualmente impossibile da ottenere eccetto che per poche persone elette e straordinarie. Questi malintesi sorgevano da qualche immagine che mantenevo riguardo a come dovesse essere uno stato di perfezione. Non ero ancora in grado di vedere che l’illuminazione non ha nulla a che fare con la perfezione. Queste credenze erano grandemente rafforzate nel momento in cui comparavo la mia immaginaria inadeguatezza con l’immagine che intrattenevo di qualunque “eroe spirituale” verso cui in quel momento mi sentissi attratto.


Sento che la maggior parte delle persone vedono l’illuminazione in modo simile. Certamente ci sono state molte persone, e ancora ce ne sono, che cercano di incoraggiare tali credenze e che, in effetti, reclamano di essersi illuminate.


Ora posso vedere come questa sia una dichiarazione senza senso tanto quella di un qualcuno che proclami al mondo di essere in grado di respirare. Essenzialmente la realizzazione dell’illuminazione porta con sé l’improvvisa comprensione che non ci sia nessuno e nulla che si illumini.
L’Illuminazione semplicemente è. Non può essere posseduta, così come non può essere raggiunta o vinta come se fosse un trofeo.


Tutto e ogni cosa sono l’Uno, e tutto ciò che facciamo è metterci di mezzo attraverso il nostro cercare di arrivare a questo uno.
Coloro che reclamano l’illuminazione o prendono tale posizione, semplicemente non ne hanno realizzato la natura paradossale e presumono di possedere uno stato che immaginano di aver raggiunto.

Essi hanno probabilmente avuto una profonda esperienza personale di qualche natura, ma questa non supporta assolutamente nessuna relazione con l’illuminazione.
Di conseguenza resteranno ingabbiati nei propri concetti individualistici basati sul loro particolare sistema di credenze.


Queste persone hanno spesso bisogno di intraprendere il ruolo di “insegnanti spirituali” o “maestri illuminati” e inevitabilmente attraggono coloro che hanno bisogno di essere studenti o discepoli. I loro insegnamenti, ancora radicati nel dualismo, promuovono una netta e incolmabile scissione tra l’“insegnante” e chi segue l’insegnamento. Quando il seguito dell’insegnante cresce, anche il ruolo esclusivo del maestro ha bisogno di essere esaltato.


Uno dei sintomi più classici, quando tale ruolo è stato adottato, è di evitare qualunque ammissione o segno di “umana debolezza”. Inoltre di solito si crea una maggiore distanza tra il “maestro” e i suoi seguaci.

Man mano che l’essere speciale del “maestro” diventa sempre più effettivo e le richieste da parte dei seguaci divengono sempre più grandi, invariabilmente gli insegnamenti diventano più oscuri e contorti.

Quando l’oscurità degli insegnamenti cresce, anche la scissione diventa più ampia e molti dei seguaci spesso diventano più confusi e sottomessi. L’effetto tipico su coloro che ne restano coinvolti può essere di indiscussa adulazione, disillusione, o un risveglio e un andare oltre.


Comunque, questo tipo di influenze si sono affermate e hanno mantenuto un senso illusorio di dubbio e inadeguatezza nell’inconscio collettivo riguardo alla capacità delle persone di realizzare e permettere qualcosa che è naturale, semplice e disponibile come il respirare.


Coloro che hanno pienamente compreso e abbracciato l’illuminazione non hanno assolutamente nulla da vendere. Quando condividono la loro realizzazione, non hanno bisogno di abbellirsi o di abbellire quello che condividono. Né hanno alcun interesse nell’essere delle madri, dei padri o degli insegnanti.

L’esclusività alimenta l’esclusione, mentre la libertà è condivisa attraverso l’amicizia.


Tony Parsons ("The open secret-tutto ciò che è", © Laris Editrice 2009)