venerdì 15 gennaio 2010

Il "me" è un'azione impersonale


Nel gioco della coscienza sorge anche questa azione chiamata "dimenticare" e quando essa accade c'è la tendenza a non cogliere che la Vita è solo Vita. La forma umana e tutto ciò di cui essa consiste è solo Vita.

In essa accadono i pensieri del ME e dell'Io. Anch'essi sono parte dell'attività della coscienza, non appartengono a nessuno, sono impersonali.

L'apparente NOI è formato dall'idea che vi siano in realtà molti ME. Quando ci si accorge che il ME è solo un'azione che sorge in quanto pensiero allora sia il ME che il NOI si dissolvono nell'Uno. Tutto è Uno e in questo Uno ogni cosa è come è ed è compreso che è nell'unico modo in cui potrebbe accadere.

C'è solo l'accadere della Vita, che non accade a nessuno.

Avasa

lunedì 11 gennaio 2010

Nessuno diventa illuminato


Pubblichiamo con piacere un breve estratto dal libro di Tony Parsons "The open secret - tutto ciò che è" edito da Laris editrice, tra pochissimi giorni anche in libreria oltre che online.

Tony smonta pezzo per pezzo i miti sull'illuminazione e ci mostra come essa sia qualcosa di assolutamente ordinario e sempre accessibile, salvo che per la mente spirituale.

Il libro è il primo della nuova collana di Advaita Vedanta della Laris di cui anche Avasa sarà presto autore.
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Nessuno diventa illuminato


Una volta credevo veramente che le persone diventassero illuminate e che quell'evento fosse simile a qualcuno che vince il primo premio alla lotteria nazionale. Una volta vinto il premio, il beneficiario avrebbe avuto garantita beatitudine permanente, infallibilità e incorruttibile bontà.


Nella mia ignoranza pensavo che queste persone avessero ottenuto e possedessero qualcosa che le rendesse speciali e totalmente diverse da me.

Questa idea illusoria aveva rinforzato in me la credenza che l’illuminazione fosse virtualmente impossibile da ottenere eccetto che per poche persone elette e straordinarie. Questi malintesi sorgevano da qualche immagine che mantenevo riguardo a come dovesse essere uno stato di perfezione. Non ero ancora in grado di vedere che l’illuminazione non ha nulla a che fare con la perfezione. Queste credenze erano grandemente rafforzate nel momento in cui comparavo la mia immaginaria inadeguatezza con l’immagine che intrattenevo di qualunque “eroe spirituale” verso cui in quel momento mi sentissi attratto.


Sento che la maggior parte delle persone vedono l’illuminazione in modo simile. Certamente ci sono state molte persone, e ancora ce ne sono, che cercano di incoraggiare tali credenze e che, in effetti, reclamano di essersi illuminate.


Ora posso vedere come questa sia una dichiarazione senza senso tanto quella di un qualcuno che proclami al mondo di essere in grado di respirare. Essenzialmente la realizzazione dell’illuminazione porta con sé l’improvvisa comprensione che non ci sia nessuno e nulla che si illumini.
L’Illuminazione semplicemente è. Non può essere posseduta, così come non può essere raggiunta o vinta come se fosse un trofeo.


Tutto e ogni cosa sono l’Uno, e tutto ciò che facciamo è metterci di mezzo attraverso il nostro cercare di arrivare a questo uno.
Coloro che reclamano l’illuminazione o prendono tale posizione, semplicemente non ne hanno realizzato la natura paradossale e presumono di possedere uno stato che immaginano di aver raggiunto.

Essi hanno probabilmente avuto una profonda esperienza personale di qualche natura, ma questa non supporta assolutamente nessuna relazione con l’illuminazione.
Di conseguenza resteranno ingabbiati nei propri concetti individualistici basati sul loro particolare sistema di credenze.


Queste persone hanno spesso bisogno di intraprendere il ruolo di “insegnanti spirituali” o “maestri illuminati” e inevitabilmente attraggono coloro che hanno bisogno di essere studenti o discepoli. I loro insegnamenti, ancora radicati nel dualismo, promuovono una netta e incolmabile scissione tra l’“insegnante” e chi segue l’insegnamento. Quando il seguito dell’insegnante cresce, anche il ruolo esclusivo del maestro ha bisogno di essere esaltato.


Uno dei sintomi più classici, quando tale ruolo è stato adottato, è di evitare qualunque ammissione o segno di “umana debolezza”. Inoltre di solito si crea una maggiore distanza tra il “maestro” e i suoi seguaci.

Man mano che l’essere speciale del “maestro” diventa sempre più effettivo e le richieste da parte dei seguaci divengono sempre più grandi, invariabilmente gli insegnamenti diventano più oscuri e contorti.

Quando l’oscurità degli insegnamenti cresce, anche la scissione diventa più ampia e molti dei seguaci spesso diventano più confusi e sottomessi. L’effetto tipico su coloro che ne restano coinvolti può essere di indiscussa adulazione, disillusione, o un risveglio e un andare oltre.


Comunque, questo tipo di influenze si sono affermate e hanno mantenuto un senso illusorio di dubbio e inadeguatezza nell’inconscio collettivo riguardo alla capacità delle persone di realizzare e permettere qualcosa che è naturale, semplice e disponibile come il respirare.


Coloro che hanno pienamente compreso e abbracciato l’illuminazione non hanno assolutamente nulla da vendere. Quando condividono la loro realizzazione, non hanno bisogno di abbellirsi o di abbellire quello che condividono. Né hanno alcun interesse nell’essere delle madri, dei padri o degli insegnanti.

L’esclusività alimenta l’esclusione, mentre la libertà è condivisa attraverso l’amicizia.


Tony Parsons ("The open secret-tutto ciò che è", © Laris Editrice 2009)