8.10.2008
Come
ricercatori spirituali stiamo cercando, perché c'è la sensazione di qualcosa
che manca nell’esperienza del corpo/mente. È questo senso di mancanza che dà luogo
alla ricerca, l'azione della ricerca non è in alcun modo personale. In essa non
c'è nessun ricercatore in quanto tale, ma semplicemente l'azione di ricerca
causata dalla sensazione di una mancanza di qualcosa. Si manca di riconscere ciò che
è già presente e ciò che è trascurato è allora cercato come se si trovasse altrove. Ciò
che è presente è il nulla, che è la sorgente di tutte le cose, ma poiché la sua
natura è assente di ogni descrizioni quando viene cercato lo è come
se fosse un qualcosa e quindi non può
essere riconosciuta per ciò che veramente è. Il nulla, quando cercato
come un qualcosa, viene ignorato anche se è sempre presente.
C'era un
tempo per ognuno e ciascuno di noi in cui questa azione di ricerca non sorgeva perché non c'era alcun senso di mancanza. Il motivo per
cui non c'era alcun senso di mancanza era perché c'era un riposare nell’Unità. Da
bambini piccoli questo era vero per ciascuno di noi e fino a tale momento - prima
che si affermasse nella mente l'idea che ci fosse un agente delle azioni
eseguite tramite il corpo – quest’Uno era conosciuto in modo diretto.
La ricerca è
cominciata nel momento in cui questo senso di Unità è stato perso. Si è perso
nell'istante in cui la mente è riuscita a individuare un essere immaginario all'interno
del corpo responsabile di ciò
che il corpo faceva e dei pensieri che apparivano in quanto mente. Prima della formulazione
di questo concetto non c’era nessuna idea che qualcuno fosse presente come
autore di ciò che stava accadendo.
La creazione
di questo personaggio immaginario all'interno della mente segna il momento
della separazione all'interno di ciò che è essenzialmente un'Unica Coscienza
ininterrotta. Questo essere immaginario non è altro che questo, immaginazione.
Quando
l'Unità
stessa ha perso di vista se stessa si è cominciato a creare
un’identificazione
con ciò che è presente e dato che il corpo/mente è presente in tutte le
circostanze dell'esperienza umana è del tutto naturale che ci si
identifichi con esso e si
reclami di essere il corpo/mente. Ciò che sta compiendo
quell'identificazione è la Coscienza impersonale stessa. Una volta che
la realizzazione avviene e l'attenzione
si riposa nel vedere l’Uno, allora la ricerca volge al termine.
Ci sono molti
suggerimenti su come arrivare a questa realizzazione che è in realtà il nostro
stato naturale, ma tutti essi sono destinati a fallire in quanto presumono fin
dall'inizio che ci sia qualcosa a cui arrivare e qualcuno a compiere quell’arrivare,
quindi essi stessi rafforzano proprio ciò che affermano di voler rimuovere, il senso
di un “me” personale. Fintanto che il 'me' è presente cercando di rimuovere se
stesso per raggiungere questa unicità onnipresente - che non può essere vista a
causa dell’identificazione con il concetto del 'me' – questo concetto
continuerà ad essere presente e così anche l'azione di ricerca continuerà a
sorgere.
Il riconoscimento
che ciò che è cercato è sempre presente e non in un momento futuro mina alla base l'idea
di un obiettivo o un percorso per arrivare ad esso. L'attenzione allora inizia
a passare sempre più tempo semplicemente nell’essere presente a ciò che è,
invece di proiettarsi in un immaginario altro momento nel futuro. In questo modo
l'energia, che in precedenza era stato proiettata fuori, inizia a passare più tempo
a riposare nel presente e quando tutta l'energia cessa di alimentare l'idea di
un futuro o passato, allora tutto quello che rimane è l’eterna presenza, che
è colta come ciò che era stato cercato tutto il tempo.
Non c'è
assolutamente nulla che possa essere fatto per realizzare tutto questo, esso
giunge se o quando l'azione della coscienza sorge in tal modo. Smettere volontariamente di
cercare è anch'esso inutile, in quanto anche tale azione avrebbe una intenzione dietro di sè e
quindi non potrebbe portare al riconoscimento di una presenza che è senza causa e non
intenzionale. Una volta però si è visto chiaramente che tutta la ricerca è
semplicemente un'azione della coscienza - che si è identificata con l’idea di essere un qualcosa
e si ignora dunque in quanto sempre presente nulla, e quindi non si riconosce
in quanto tale - allora inizia la dis-identificazione con l'essere un ricercatore e si dissolve l'idea di un
autore delle azioni.
Ciò che si è
cercato non è una cosa, non è un'esperienza
di qualunque tipo, ma l’Uno che vede la comparsa e scomparsa di ogni e
qualsiasi esperienza all'interno di se stesso. Quest’Uno è sempre presente al
di fuori del gioco del tempo e osserva
l'andirivieni delle cose nel tempo. Questo è quello che è stato cercato ed è
ciò che si è. Quest’Uno solo si manifesta come tutte le forma e tutte le
esperienze.
Questo non
può essere trovato attraverso la ricerca dato che l'identificazione con
l'azione presuppone che ci sia qualcosa da essere cercato e trovato, e che ci
sia un qualcuno a fare la cerca, ed è proprio questo ciò che impedisce il vedere
ciò che si è. Ciò che rimane quando
tutta l'energia proiettata nella ricerca finisce è questo nulla, che esisteva
già prima della comparsa di ogni energia.
Questo nulla
è alla base di tutto ed è la risposta ricercata, da solo è in grado di riconoscere
se stesso direttamente, non richiede alcun intermediario o mezzo o sforzo di
qualunque tipo.
L’Amore non
ha bisogno di oggetto. L’Amore è ciò che non conosce alcun senso di dualità. Nessun
senso di alterità. Quando l’Amore è vero di noi allora tutto è visto essere Uno
e in questo riconoscimento la ricerca finisce.
Avasa
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