"La stessa parola amore...nel significato comune, identifica uno stato emotivo/sensitivo, ma tu ad esempio intendi in concetto di unione.
Questo è qualcosa di simile ad un ingegnere.. che parlando degli ingranaggi contigui di una macchina, dicesse:
anziché gli ingranaggi sono collegati.....gli ingranaggi si amano. Ma qualcuno che ascolta....come potra mai capire chiaramente quello di cui tratta, pensando a due ingranaggi che si amano ?"
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Amare significa vedere se stessi nell'altro al punto che non c'è più separazione tra e l'altro e te. Non sono due ingranaggi che si amano, è molto di più, amore è vedere che ciò che siamo è l'intero meccanismo, tutti gli ingranaggi, inclusa l'energia che gli dà vita! Non si tratta di unire qualcosa come se fossero due pezzi separati, ma di cogliere che quell'immaginaria separazione è illusione, e che tutto è UNO. Non hai bisogno di unire qualcosa che è già Uno, e se tu cercassi di farlo finiresti solo con il confonderti. In effetti nel farlo dovresti fingere di essere separato dall'altro per poterti puoi riunire e in quella finzione (che poi è ciò su cui si basa tutto il pathos dell'amore romantico), manterresti un'illusione di separazione e ti allontaneresti dal VERO Amore che non separa o riunisce ma che coglie che tutto è già una cosa sola.
Di solito chiamiamo invece amore quella sensazione di espansione che sentiamo quando siamo in compagnia di una persona che diciamo di amare. Identifichiamo quella sensazione con l'Amore stesso. Ma in quella sensazione, che è una tensione, non incontriamo il livello più alto dell'Amore che è silenzio. In esso tutto accade, e i corpi sono immersi in quell'Amore come pesci nell'acqua. Da bambini piccoli vivevamo così: non ci struggevamo d'amore, ERAVAMO Amore, e quell'Amore era silenzioso e gioioso e si esprimeva in ogni cosa che facevamo. Non amavamo la mamma o il papà struggendoci d'amore, eravamo connessi in modo costante, senza soffrire immaginarie separazioni. Crescendo siamo caduti nell'imbroglio dell'ego e abbiamo iniziato a soffrire. Abbiamo iniziato a immaginare di essere separati e abbiamo perso di vista quel silenzio d'Amore che in realtà è sempre presente, anche se ignorato.
Quando davvero c'è Amore, e non solo passione o innamoramento, l'oggetto d'amore sparisce accanto a colui o colei che amano e resta solo l'Amore. In genere si sperimenta questo quando il nostro cuore si spezza per una delusione: la persona amata o l'oggetto d'amore iniziano a svanire e la sofferenza nasce dal pensiero che se essi vanno anche l'amore andrà via. In realtà quello che sperimentiamo è il fatto che continuiamo ad amare in assenza dell'oggetto d'amore, e quell'aprirsi è sentito come uno spezzarsi dei limiti stessi che avevamo posto all'amore incluso il limite che l'oggetto d'amore resti sempre presente. Se siamo fortunati di riuscire a stare in questo spezzarsi allora il cuore si apre del tutto e quella sensazione d'amore che proviamo cresce al punto di abbattere ogni confine. Quel cuore non ha più limiti nel suo amore, siamo di nuovo, come quando eravamo bambini piccoli, degli esseri multidimensionali. Allora ci accorgiamo che siamo letteralmente il cuore del mondo, siamo lo spazio vuoto in cui tutto accade, in cui l'apparente altro accade, sia coloro che diciamo di apprezzare o di amare o di disprezzare.
Amore dunque non è una sensazione, ma ciò in cui accadono tutte le sensazioni, incluse quelle negative, ovvero l'amore non ha condizione: è in-condizionato perché accoglie ogni condizione.
Prima di fare esperienza diretta di questo amore incondizionato è però necessario lasciare che quella emozione d'amore che ne è il suo anticipo se vuoi sia presente, cosa che a volte non accade perché abbiamo paura di aprirci all'amore. Questa paura nasce dal fatto che sentiamo a livello intuitivo che se ci apriremo all'amore il nostro senso di identità e di separazione sparirà e ci dissolveremo nell'Amore stesso. Ovvero c'è paura di aprirsi del tutto all'Amore perché intuiamo anche se non consciamente che in esso moriremo. Il fatto è che ciò che muove ogni cosa è Amore perchè quella è la tua vera identità anche quando questo non è visto in modo diretto e immaginiamo invece di essere dentro una forma, separata dal resto del mondo e in balia degli eventi. Credendo di essere qualcosa che non siamo ovviamente soffriamo: il senso di separazione genera paura.
Laddove c'è Amore non ci può essere paura: solo se immaginiamo che qualcosa o qualcuno siano separati da noi li potremmo temere. Fino a che non sappiamo chi siamo e scambiamo l'emozione dell'amore per Amore saremo attaccati alle emozioni e la nostra vita sarà un continuo alternarsi di alti e bassi, di stati euforici a depressivi: seguendo un'emozione, pensando che sia amore, ci confonderemo e soffriremo. Arriva un momento in cui è troppo doloroso cercare un picco per evitare una valle e allora siamo in grado di restare presenti a quell'emozione, sia essa anche del cuore che si spezza per una delusione d'amore. Ovvero saremo in grado di testimoniare quell'emozione, senza cercare di farla crescere o diminuire, ma solo restando con essa fino non passi. Questo distacco - che nasce dal comprendere che non dobbiamo annegare in un'emozione ma possiamo sentirla e goderci appieno persino rabbia o tristezza - questo distacco non è insensibilità. Anzi!
Solo quando si è capaci di restare presenti ad una sensazione senza reprimerla o senza avere paura di esser travolti da essa allora la sentiremo appieno. Insomma paradossalmente nel vedere che non siamo le nostre emozioni - ma esse accadono in noi - le godremo appiemo per la prima volta in modo totale.
La sensibilità e le emozioni sono una delle espressioni di quello che siamo veramente, ma non la nostra essenza. Se lo fosse non potremmo vedere che esse sono presenti così come il fuoco non sente il caldo e non può quindi riconoscere la fiamma. In realtà quando siamo identificati e attaccati alle emozioni come se fossero la nostra identità finiamo per rasentare la stessa follia di chi le nega per paura di farsi scottare. Se il fuoco dell'amore brucia e viene rinfrescato dalla chiarezza del distacco, allora ci sarà autentico equilibrio. Diversamente saremmo persi, in entrambi i casi. Per fortuna ci pensa la vita stessa a far si che questo equilibrio si instauri da solo.
Un caro saluto
Shakti
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sabato 15 settembre 2012
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