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Non si tratta di astenersi da niente. Il dolore accade, semplicemente, al corpo. Il dolore è una sensazione intensa e laddove ci sia l'idea che qualcuno stia sentendo quel dolore allora ci sarà la sofferenza del dolore. Quella sofferenza è evitabile perché nasce da un concetto sbagliato - l'idea di essere qualcuno - mentre il dolore è parte della vita.
Il punto non è evitare il dolore, per farlo dovresti evitare anche il piacere: essi esistono nell'apparente dualità come una unica polarità. Il dolore è solo una esperienza: se esso viene rifiutato si cercerà il piacere e viceversa.
Nella dinamica rifiuto-attaccamento di dolore e piacere si dispiega la sofferenza. In altre parole, soffre chi cerca il piacere e soffre chi rifiuta il dolore.
Se l'attenzione riposa nel luogo da cui nasce l'attenzione stessa, ovvero sulla Consapevolezza allora entrambe le esperienze di dolore e piacere sono solo testimoniate in quanto tali, ma manca la "storia" legata a quel piacere e a quel dolore, la storia di un "me" che ha raggiunto il piacere ( con la paura di poterlo perdere) e la storia di un "me" che è nel dolore (e vorrebbe fuggirne). Ecco perché il Buddha pare avesse detto "Anche la tua felicità è sofferenza".
La storia del "me" che sente dolore o piacere equivale alla nostra incapacità di restare presenti alla sensazione anche fisica del piacere o del dolore. Il piacere totale spaventa il "me" così come il dolore totale, in quanto in quella totalità il senso di separazione è dissolto.
E' il reclamare l'esperienza da parte del concetto di ego che ne riduce la portata percettiva dell'esperienza: parte di essa sarà usata dall'ego che è un vero e proprio parassita (il "metote" come veniva chiamato dalla cultura Tolteca).
Quando quel dolore, attraverso le esperienze della Vita, è sentito il modo totale esso conterrà in sè quasi un piacere, una specie di dolcezza; mentre quando quel piacere è sentito in modo totale esso conterrà in sè una specie di malinconia dolorosa e struggente. Di solito non facciamo esperienze totali, ma quando accade la mente basata sul senso di separazione va in tilt: nella totalità l'ego non riesce più a mantenere una distinzione netta tra le due in quanto entrambe si fondono nell'Uno.
Tu sei sempre quella neutralità che osserva entrambi i lati del pendolo della Vita, positivo e negativo, maschile e femminile, piacere e dolore... Riposare in quella neutralità è la chiave della liberazione.
Shakti Caterina Maggi
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