venerdì 6 luglio 2012

La paura e il conflitto della ricerca

C'è una frenesia nella ricerca, un sacco di pensieri "spirituali" (presenza, osservazione, mente, pensieri, accettazione, e cosi via) che non si fermano.ci sono quasi tutto il giorno. sembra che potrei impazzire in alcuni momenti. sento una fretta o un senso emergenza nei confronti della ricerca di me. sento che questa ricerca prima o poi dovrà fermarsi in qualche maniera ma c'è anche la paura che non si fermerà.... c'è conflitto e paura. forse è normale.

Ho anche l'impressione che dovrei comprendere con precisione quello che mi succede ma da un'altra parte non accade questo. C'è imbarazzo e come un senso di impotenza quando parlo di me

In tutto questo l'intento mio è di essere e comunicare la verità di me, e non riesco fino in fondo.

Grazie. 

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Certo che è normale che ci sia ricerca e allo stesso tempo paura. E' normalissimo che ci sia ricerca fino a che non c'è il riconoscimento di quello che sei.

Tu sei l'oceano ma ti immagini di essere solo una goccia che si deve ricongiungere con l'oceano. E quindi per quell'enorme massa d'acqua costringersi nell'idea di essere solo una goccia è molto doloroso: andrai costantemente alla ricerca di te stesso per uscire da quel senso di contrazione fortissimo che senti. Il punto è che il luogo da cui stai percependo tutta quella sofferenza è già del tutto libero, è già fuori da ogni contrazione. Tu sei GIA' l'oceano. Quando questo però non è del tutto chiaro l'oceano stesso si cerca come se fosse la goccia e lo fa in milioni di modi diversi: dietro quella spinta alla ricerca spirituale c'è questa sofferenza profonda. Se è possibile restare presenti a quella sofferenza, come sensazione allora non ti interesseranno più le strategie che la mente ti suggerisce per uscire da quella sofferenza.

Mettiamo che la mente suggerisca che tu debba esesre presente o che tu debba accettare il momento. Di fatto queste istruzioni che la mente dà sono solo delle parole che sorgono nella Coscienza, sono a sua volta solo mente spirituale. Non c'è nessuno che le possa seguire, perchè non esiste un te di separato, quindi non c'è nessuno che ad esempio possa essere presente o accettare le cose come stanno. Tutte le cose semplicemente sono come sono. In questo essere come sono sorgono pensieri con parole spirituali e tutta la scena è semplicemente osservata da IO, Vuota Consapevolezza.

Il senso di fretta o di urgenza che senti montare in te è solo quel fuoco spirituale che brucia perché l'oceano soffre all'idea di essere goccia. Semplicemente non è vero e quella realizzazione dopo essere intellettuale deve anche essere intuitiva ovvero quella sensazione che sta dietro la ricerca deve essere sentita in quanto tale e non più solo pensata o capita.

Ed è del tutto normale anche che ti sembri di impazzire. Quello che stai cogliendo è la follia della mente che cerca di fare quello che sta già accadendo. Quando questo avviene, il cogliere questo tentativo di realizzare qualcosa che è già in essere, allora ti accorgi che la mente è del tutto folle. E' come un passeggero di una nave da crociera che si immagina di essere il capitano e quindi si sforza impreca e urla e piange perché la nave non risponde al suo immaginario timone. Nessuna sorpresa che non lo faccia, come forma non sei il capitano della nave solo il passeggero!

In realtà la nave risponde ai tuoi comandi ma non a quelli di colui che pensi di essere. La nave risponde esattamente ai comandi dei vero capitano che è il Sè, ciò che sei veramente. Essa è in perfetta sintonia con il tuo vero essere: questo diventa molto chiaro quando cessa l'identificazione con l'idea di essere un personaggio separato: allora quella che sembra una creazione confusa e frammentata diventa di nuovo una apparizione unitaria e armonia anche nei suoi lati di luce e ombra.

Comunque sta sereno: la ricerca finirà per il fatto stesso che è iniziata. Tutte le cose che iniziano debbono finire. e quindi sta in campana: la ricerca finirà e quindi tu- per come pensi di essere- vedrai di non esistere e quindi attraverserai la paura della morte, ovvero la paura più profonda che si possa avere. Ecco la radice del tuo conflitto e paura: quello che desideri di più è anche quello che temi di più. E' del tutto normale che tu voglia vedere chi sei perché immaginarti di essere una goccia quando sei l'oceano è doloroso. Ed è anche del tutto normale avere paura: tutto quello che conosci di te sono i limitati confini di quella goccia e l'oceano sembra essere un immensa massa viva e oscura.

In realtà quando quell'immaginaria separazione si dissolve ti accorgi che quell'oceano è la cosa più familiare del mondo e quasi ti sembra impossibile che tu non l'abbia visto prima.

Sta tranquillo, non sei tu che devi comprendere tutto questo. Il comprendere accade da solo attraverso il dispiegarsi della Vita stessa. E' una comprensione intuitiva che è quindi sia intellettuale che intuitiva: in questo processo letteralmente diventi quello che hai compreso. Infatti nulla viene immagazzinato nella memoria, succede e basta. Queste parole non nascono da una memoria, sono parole viventi in un certo senso, sono condivise da una percezione diretta di quello di cui stanno parlando senza il filtro di un senso del me che le distorga, quindi parlano a qualcosa che sta dietro alla mente, al Sè. Sono parole del Sè per il Sè.

Il senso di impotenza che senti viene dal fatto che vedi che intuisci che come corpo -mente non hai la benché minima possibilità di scelta o volizione: vedi la direzione in un certo senso in cui la tua vita spirituale dovrebbe andare ma cogli anche il fatto che non ci puoi fare nulla per farla procedere in quel senso. In realtà tutto sta procedendo come dovrebbe e semplicemente là dove ti sembra che non sia così sono i luoghi in cui non hai ancora una visione chiara di ciò che sei. Quando il vedere è chiaro allora ti accorgi che tutto è perfetto così com'è.

Questo tuo intento è del tutto rispettato qui e dalla stessa sincerità da dove sorgono le tue parole sorgono anche queste parole che sono davvero del tutto tue.

Con amore,
Shakti

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