quadro di Fulvio Faioni |
Quando quella scintilla sacra è intravista in un’opera d’arte attraverso il suo rimando al silenzio, allo spazio, allora anche coloro che sono a digiuno di qualunque competenza artistica sentiranno un senso di stupore, che è appunto, assenza di Sé. Arte dunque come meditazione. Ecco la sfida dell'artista nel voler esplorare attraverso gesti, suoni, colori e forme le colorature dell’anima, le forme invisibili dello spirito. Amore e Morte acquisiscono dunque una valenza trascendente e non più “personale”: l’amore passionale, umano, terrestre diventa un tramite per arrivare ad un Amore più ampio, senza soffitto, pavimento, mura o contorni, una finestra aperta sul mondo. Un cuore vuoto, vuoto perché spezzatosi dopo aver conosciuto l’amore terreno, si apre all’Amore Incondizionato e diventa semplicemente spazio puro, luce manifesta. Dall’amore all’Amore il passaggio è la morte dell’ego, o almeno l’aspirazione a questo salto quantico. Si muore per rinascere.
L'arte intende suggerire la possibilità, nella nostra vita quotidiana o nei suoi drammi, di cogliere una opportunità di morte e rinascita, di deposizione e resurrezione. La sfida dell’artista è di rappresentare l’ineffabile, l’irrappresentabile: quell’attimo in cui l’uomo perde nella morte la sua corporeità e si fonde con il Tutto, nel Nulla. Lì “la forma è vuoto e il vuoto è forma” recitano i sutra buddisti. Lì il Vuoto si coglie attraverso la forma dell’opera d’arte, in cui il dipinto diviene una istantanea sul presente, il momento eterno.
Shakti Caterina Maggi
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