giovedì 17 maggio 2012

Il testimoniare e le sensazioni

“C'è una questione,  a cui non riesco ancora a trovare spiegazione e vi sarò tanto grato, se riuscite ad aiutarmi a comprenderla.
Se ci sono io, ed un amico e cade una pietra in testa a me, sentirò  IO il dolore ...ed il mio amico sarà solo un testimone.  Viceversa ...se cade in testa a lui.
Atteso che i nostri stati d'animo,  emotivi e sensitivi (o in qualsiasi altro modo vogliamo chiamarli), sono l'unica cosa che davvero conta ....ed a cui QUALSIASI altra cosa è subordinata ed anche superflua , ....SE io non esisto, allora perché SENTO il dolore, mentre il testimone semmai è il mio amico?
Che differenza ci potrebbe essere tra il suo testimoniare, ed il testimoniare del mio essere?
Cercare il risveglio o l'illuminazione o altro...lo vedo un finto obbiettivo, perché quello che davvero conta, sono gli stati d'animo (detti anche emozioni, sensazioni, ecc) , qualsiasi altra cosa è subordinata.
Nessuno infatti accetterebbe di diventare l'essere più evoluto e risvegliato dell'universo, (o qualsiasi altra cosa), ma in cambio ...in uno stato di eterna sofferenza.
Se io ad esempio avrò un piacere sublime nel bruciare nelle fiamme dell'inferno, io pregherò il demonio di farmi finire all'inferno a qualsiasi condizione.
Quindi ad i nostri stati d'animo, qualsiasi cosa è subordinata".
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Ciao!

Tutto quello di cui facciamo esperienza lo facciamo perché come Presenza siamo presenti a quell’evento. Se non lo fossimo di fatto quell’evento non esisterebbe. Esso esiste perché lo percepiamo, sia esso un evento fisico, una sensazione, o un pensiero. Di fatto sono tutti oggetti, sottili (pensieri o sensazioni) oppure fisici. Essi esistono perché tu li percepisci e cessano di fatto di esistere nel momento in cui non lo sono più. L’intera scena dunque del tuo corpo, quello del tuo amico e della pietra che cade accadono tutti simultaneamente in Io e sono esperiti non DAI corpi, ma ATTRAVERSO i corpi. Dato che è attraverso il corpo che dici che è tuo che fai esperienza del mondo è ovvio che sentirai il dolore lì e non nel corpo del tuo amico. Tu non sei il corpo, o meglio non sei SOLO il corpo, sei Io che percepisce TUTTI i corpi anche se in modo diverso. Immagina che il tuo corpo sia come una macchina: solo per il fatto che stai guidando e la macchina ti porta in giro non pensi di essere la macchina, essa è solo uno strumento. Lo stesso vale per il tuo corpo: esso è uno strumento di percezione, ma NON è la tua vera identità.

Se la pietra cade addosso al tuo amico non sentirai il dolore come se la pietra fosse caduta sul tuo, ma di certo è Io (ovvero Presenza, Consapevolezza) che sa che quella scena sta accadendo, che percepisce il movimento della pietra e quella del corpo del tuo amico. Il fatto che tu non senta il dolore con il tuo corpo non significa che ci sia separazione tra te e il tuo amico: siete infatti un unico corpo ma attraverso quel corpo non hai le stesse percezioni come con il tuo.

Immagina che tutti i corpi formino come un unico corpo di un unico Essere: attraverso la mano hai sensazioni che attraverso il fegato non puoi sentire viceversa. Di fatto la mano e il fegato sono parti di uno stesso corpo, ma non hanno le stesse capacità percettive. Quindi la pietra e il tuo amico sono di fatto un'UNICA apparizione, un UNICO testimoniare che è vissuto diversamente attraverso il tuo corpo e il suo. Siete lo stesso essere, lo stesso testimone che fa esperienza di una esperienza di versa perché lo strumento di percezione è diverso. Ma come ciò che fa esperienza, come Vuota Consapevolezza, siete Uno.

Questo non è qualcosa di completamente comprensibile fino a che non se ne fa esperienza diretta: fino a quel momento infatti potrebbe sembrare solo una teoria bizzarra, mentre nel momento in cui ci spostiamo verso la percezione diretta delle cose ci accorgiamo che tutto quello che esiste è Io – che l’esperienza- e l’esperienza in sé. Come ciò che fa esperienza Io non ha alcuna qualità, ed è per questo che fa esperienza di ogni qualità. Io è ciò in cui l’intera esperienza accade ed è sentita in modo diverso a seconda degli strumenti usati dallo stesso Io per esperirla.

Forse per fare chiarezza distinguerei da percezione e stati emotivi: l’emozione è percepita, ma in se stessa è un oggetto tanto quanto un pensiero o un azione fisica. Il tuo vero essere è percezione stessa, ma vuota di ogni qualità: essa si “colora” di ogni qualità e appare come il mondo di cui fai esperienza. Tu esisti al di là delle tue emozioni o sensazioni, ma non è possibile dire il contrario. Esse esistono perché tu le percepisci e quando non le percepisci non esistono più. Quindi Io esiste, ed è ciò che è permanente, è la tua vera identità mentre ciò che senti è una qualità di ciò che sei.

Ciò che conta più delle sensazioni è dunque quell'Io che le testimonia. Quando invece ti senti il soggetto di quelle sensazioni, ovvero sei identificato con quelle sensazioni, non le stai solo sentendo ma sarai attaccato alla storia che quelle sensazioni portano con sè. Ad esempio se c'è tristezza non ci sarà solo tristezza, ma ci sarà la storia di te che sei triste, del modo in cui uscirai dalla tristezza e così via. SOFFRIRAI quella sensazione, non sarai solo nella sua percezione. Nel fare questo non stari solo nella percezione della sensazione, la penserai e quindi essa non sarà totale, sia che sia negativa o positiva.

Ora quello che con il risveglio accade è che la sofferenza delle emozioni cade pian piano, mentre restano le emozioni pure, le sensazioni pure e così via perchè esse fanno parte dell'esperienza umana. Quando invece c'è identificazione con queste sensazioni ci sarà un soffrirle anche qualora esse siano positive perchè il loro sentirle sarà accompagnato dalla paura che esse finiscano. Ecco perchè il Buddha ha detto "persino la tua felicità è sofferenza". Se sei chiaro che tu non sei al centro di quella emozione ma ne sei solo il testimone ecco che la sensazione in sè è sentita pienamente senza che ci sia attaccamento ad essa, nè in positivo nè in negativo. Non c'è più sofferenza, anche se ci può essere il dolore fisico o emozionale: esso sarà solo sentito, ma non sofferto.

Per riassumere, quello che sei è IO, che è percezione stessa: il mondo è il tuo riflesso, la tua esperienza, attraverso cui realizzi e ricordi di chi sei., Quando questo avviene resta l'esperienza della Vita che può essere sentita per la prima volta in tutta la sua bellezza. 
Spero che sia chiaro, scrivimi pure ancora se non lo fosse.
Un caro saluto
Shakti

mercoledì 16 maggio 2012

Nessuno è prigioniero della mente

Cara Shakti,


Ciò che mi spaventa molto in questo momento è la mia mente, soprattutto di notte...
ma nonostante tutta questa paura, non so allontanarmi da questo fuoco.
Credo che l'erba non abbia altra scelta se non quella di crescere.
Con Amore.

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Ciao!

Questo è esattamente il dilemma dell'ego che desidera morire e al tempo stesso cerca di sopravvivere a se stesso. Ciò che si desidera di più è la nostra stessa assenza che è sentita come liberazione e allo stesso tempo se ne teme l'accadere perchè tutto ciò sappiamo di essere se ne andrà. La cosa divertente quando questo vedere si stabilizza è la realizzazione che quello che più si temeva era già il caso. Tu, come ciò che pensi di essere, già non esisti se non come una idea.

L'idea di essere un qualcuno, un qualcuno a cui accadono cose spaventose o piacevoli, che è in relazione con una persona oppure no, che soffre la propria mente oppure l'ha trascesa, che ha realizzato chi è oppure è ancora addormentato è appunto solo una idea. Tu sei già e sempre quella Presenza che testimonia queste idee che hai di te, tu sei sempre e già libero. Pensare altrimenti è appunto solo un'idea di cui sei testimone. Non c'è nulla da liberare perchè non c'è nessuno che sia mai stato prigioniero!

L'idea che non sia così è talmente radicata che è finita per essere la tua realtà. Davvero ti senti un qualcuno di separato e perso nel mondo ma se è possibile nel momento controllare se esiste questo qualcuno troverai solo un corpo e una mente e una Presenza che sa della loro esistenza e quella Presenza sei tu. La mente consiste sempre e solo di un pensiero o una sensazione che accadono una alla volta. L'idea di essere qualcuno non deve essere superata o trascesa o cancellata solo vista come tale. E nel riconoscerla come tale essa pian piano perderà di forza come una bicicletta che scende giù per un pendio e continua a pedalare da sola per un pò fino a che non cade per mancanza di ulteriore spinta. Quando questo fatto di essere questa Presenza ti colpisce per la prima volta inizia a diventare molto più interessante delle storie della mente.

La mente magari appare ancora per un po' come una storia, come immagini positive o negative ma diventa come una lampada accesa in pieno sole. La luce della consapevolezza è molto più intensa e là mente è pian piano scordata. Resta questo momento che al di là delle etichette che possano sorgere è solo un momento e in sè di per sè è straordinario perché irripetibile. E' prezioso perchè sta già passando.
Viverlo e non perderlo è davvero l'unica sfida.

un abbraccio,
Shakti

martedì 15 maggio 2012

Fiorire

Cara Shakti, 

ti scrivo perchè il tuo sito e blog mi hanno molto aiutato ad affrontare il momento che sto attraversando. Sono passati cinque mesi da quando, attratto da una meditazione trovata in un libro di Osho, ho avuto una esperienza di depersonalizzazione: per (credo) una decina di secondi sono diventato tutto ciò che mi circondava, e nello stesso tempo osservavo questa presenza diffusa dall'esterno, mentre le emozioni e il pensiero non erano lì dove osservavo, ma erano diventate parte di quel tutto. Tornato nel mio corpo, ho affrontato un periodo molto difficile e merviglioso allo stesso tempo. Un fuoco interno mi pervadeva e causava attacchi d'ansia fortissimi, ma anche momenti di amore incondizionato verso tutto e tutti. Percepivo un silenzio profondo e immenso ovunque attorno a me. I suoni, le cose, la realtà stessa sembravano uscirne. Mi sentivo "trasparente", e quanto più lo ero, tanto più ciò che mi circondava diventava meraviglioso e importante. Allo stesso tempo però il pensiero reagiva con l'affiorare di pulsioni e paure terribili. 

Sono passati 5 mesi da allora, e queste sensazioni rimangono anche se in forma più debole. A volte un fuoco divampa dall'interno, a volte porta con sè ansia. Io osservo. Spesso mi capita di vedere le cose in modo "impersonale", o mi perdo a guardare il verde degli alberi e le foglie mosse dal vento. Tutto è infinitamente più bello di prima. Mi sento in qualche modo "alleggerito" da me stesso: a volte ho l'impressione che lo sguardo di chi mi parla mi attraversi senza toccarmi... e spesso ho paura. Non ho domande da farti, ma ti ringrazio di cuore per questa rara possibilità di condivisione. Un abbraccio.

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Carissimo grazie delle tue parole.

La tua gioia è tutta mia, perchè quando il Sè si risveglia a se stesso non c'è separazione. E' "Io" che si ritrova e quando lo fa tutto sembra tornare al posto giusto in un certo senso. Non è che per forza l'apparizione esterna migliori o sembri farlo in base ai parametri a cui siamo abituati. I su e giù della vita restano gli stessi ma la nostra capacità di accettarli per come sono è quello che cambia e allora anche il dolore ha una sua bellezza, anche la tristezza ha un suo incanto e persino la paura è vista come un fuoco che brucia quello che non era più necessario.

E' del tutto normale che l'impatto iniziale sfumi ma lascia dietro di sè una tranquilittà molto piacevole: quel senso di alleggerimento che senti è perchè "tu" sei meno di mezzo. E' più sei tolto di mezzo e più quello che appare si mostra nella sua infinita bellezza e grazia. La parte che resta di quello che pensi di essere è ciò che provoca paura: solo colui che si sente separato ha paura. Anzi potresti persino arrivare a vedere che colui che si sente separato E' paura, è una contrazione che separa un "me" dal resto del mondo. Quando questa separazione è minacciata la paura è avvertita come un fuoco, come una sensazione intensa di una pressione da demntro che vuole uscire e qualcosa che la vuole tenere bloccata. E' la Luce che vuole uscire dalla corazza egoica che contrasta l'idea di separazione. E' del tutto normale che ci sia questa paura: tutto quello che hai pensato fino a questo momento di essere sta morendo, come potresti non avere paura?

Ciò che sei davvero ciò no di meno resta presente e osserva tutto questo movimento. Non c'è nulla che tu debba fare: come ciò che davvero sei stai solo osservando questa trasformazione. Se è possibile restare presenti a quel sorgere di paura e lasciare che salga e raggiunga un suo apice essa sparirà da sola portando via con sè l'idea di ciò che pensi di essere. E resterà ancora più bellezza e grazia.

Abbiamo questa idea che questo risveglio accada a gente speciale, o persone molto "spirituali". In realtà non è così. Questo risveglio accade a gente del tutto normale come me e come te perchè non accade a persone, è Io che si sta risvegliando. E non ha nessun motivo per farlo nè per non farlo: accade e basta così come una rosa fiorisce solo perchè è arrivata la primavera. E tu caro amico stai fiorendo non per qualcosa che hai detto o fatto, ma solo perché era arrivato il momento.
Questa rinascita in un certo senso a quello che sei davvero comporta una morte di quello che pensi di essere e tale morte a volte è accolta con gratitudine perché vanno via parti che non ti piacevano; mentre a volte è accolta con timore perchè c'è qualcossa che non vorrebbe essere lasciato andare. E' va bene così, non c'è nulla di male. Non c'è nulla da cambiare in questo.

Osho diceva "L'erba cresce da sola e la primavera viene da sè". Possa tu sempre godere di questo fiorire.
con Amore, 
Shakti