In realtà la rabbia è sempre qualcosa di impersonale, a meno che non ci sia una motivazione, una storia attaccate ad essa. Allora, - invece che essere solo un'emozione come un'altra che nasce pura dal momento, che ti fa sentire come un tubo vuoto che è attraversato da un fuoco e non lascia alcuno strascico dopo che è passata- allora quella rabbia ha un nome, ha un perché e una storia attaccati. Diventa la "tua" rabbia. Diventa una storia "circolare", ovvero che torna e ritorna perché ha il suo centro in un "me" immaginario che l'ha provata o eventualmente l'ha agita.
Se sorge prima l'emozione e poi la storia di un te che ha provato rabbia allora c'è una emozione "pura", che viene ingabbiata nella storia del "me". Successivamente non sorgerà più prima l'emozione e poi la storia, ma il contrario: ovvero sorgerà il pensiero e poi l'emotività. L'emotività è una emozione "residua" che non ha potuto dissolversi verticalmente nel momento a causa del senso di separazione ed è rimasta ingabbiata in una storia. E' questo genere di "rabbia" che soffriamo, ovvero quando è connessa ad un pensiero circolare e ripetitivo. Altrimenti la rabbia è la stessa di quando eravamo bambini piccoli: un altro bimbo ci ruba un giocattolo, sentiamo rabbia, magari gli diamo pure una spinta ma dopo cinque minuti siamo lì tranquilli magari a giocare con quello stesso bambino.
E' il senso del me che sta alla base della vendetta, biasimo, senso di colpa. E' un pensiero ripetitivo che avvelena la mente e anche il corpo. Se è possibile vedere la storia legata alla rabbia come solo una storia allora è possibile lasciare che quella rabbia "residua" si bruci nel momento, come un fuoco, senza giudizio, senza repressione nè espressione. ovvero MEDITEREMO la rabbia, saremo uno con la rabbia.
Se la storia legata alla rabbia brucia questo non significa che non sentiremo mai più, ma essa sarà circostanziata al momento e sorgerà in modo verticale dissolvendosi e non lasciando alcun residuo dietro di sè.
Quando nell'ambiante spirituale si pensa che la rabbia sia una emozione che non si debba provare questo genere di considerazioni è solo parte del condizionamento spirituale. Quella rabbia non è tua o mia, non è nè buona nè cattiva e stranamente a quanto si possa pensare - se essa è libera dal senso del me - no è distruttiva. E' un atto d'amore perchè non nasce dal senso di separazione. E' solo l'Amore che chiama più forte, è solo un tuono in un temporale. Il cielo non ha colpa che il tuono accada, nè è disturbato dal tuono: il tuono si libera perchè l'energia voleva scaricarsi così. é un atto libero, puro e non genera separazione.
Alcune forme sono caratteristicamente più adatte a esprimere la rabbia e si troveranno in situazioni della loro vita in cui sembra che giochino sempre il ruolo dell'arrabbiato o dell'arrabbiata. Possibilmente - dato il nostro condizionamento - si sentiranno in colpa di provare tali emozioni e le personalizzeranno creando di riflesso nelle altre forme biasimo e accuse. Si creerà una personalità della persona arrabbiata e a quel punto quasi ogni volta che sorgerà rabbia si creerà una storia, che ha con sè un motivo per giustificare magari il diritto a provare rabbia. Insomma l'impossibilità di sentire la rabbia slegata dal senso di responsabilità crea di solito una repressione indotta da se stessi o da altre forme. in realtà persino quel reprimere accade da sè, ma nasce dall'ignoranza.
La repressione della rabbia è in sè molto pericolosa perchè primo poi quell'energia dovrà esprimersi: o nel corpo come malattia o esteriormente con un senso di separazione e quindi con violenza e odio. Si tratta di un meccanismo che si auto alimenta: rabbia- repressione o biasimo - senso di colpa - rabbia per non potersi esprimere etc etc etc. Al centro del meccanismo c'è il "me", l'idea di separazione.
E' possibile dissolvere questo "circolo vizioso" restando semplicemente presenti al fatto che quell'emozione è sorta da sè e non se ne è responsabili. Molto spesso si è represso così tanto la rabbia che non la sentiamo neanche, ma è travestita da frustrazione o avvilimento. Se queste emozioni si dissolvono si sentirà rabbia e se è possibile sentirla senza sensi di colpa - che nascono dall'idea di esserei proprietari di quella rabbia- la rabbia "emotiva" si dissoverà.
Quello che resta quando il senso del "me" si dissolve è una vitalità, è la Vita che si esprime e si modula attraverso la forma in tutti i suoi modi: rabbia, felicità, tristezza, ma nessuno di essi è trattenuto come personale, è sofferto. Ogni emozione è parte dell'esperienza umana, e quindi è goduta come tale: l'essere se stessi diventa l'espressione massima della nostra libertà dall'ego, essere quello che si è in ogni momento. Solo Essere.
Shakti Caterina Maggi
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