lunedì 8 marzo 2010
Volontà e individualità
Una risposta alla domanda sull'individualità.
_____
Tutto ciò che si manifesta è il tuo volere, ma non di colui o colei che immagini di essere, bensì di ciò che sei veramente. Quindi il tuo volere ora è ad esempio di soffrire fisicamente, oppure a livello emozionale, perché forse questo ti sta portando a riflettere profondamente sulla tua vita, su cosa ti guida, su chi sei.
Se tutt quello che sta accadendo nella tua vita, inclusi conflitti e sofferenze, non fosse com'è non sarebbe possibile che questo interrogarsi accaddesse. Se tu fossi sempre sano, non potresti valutare come preziosa l'esperienza di stare bene, se tu fossi sempre felice non potresti conoscere il piacere della gioia senza motivo. Nulla di quello che accade è contro di te, quello che chiamiamo dolore è solo la mano sinistra del Divino che ci porta verso casa, tanto quanto la mano destra che chiamiamo piacere.
Nella Vita non accade a volte quello che vogliamo, ma sempre e solo quello di cui abbiamo bisogno per riconoscere chi siamo. Quindi a volte per riconoscere chi siamo il personaggio immaginario che pensiamo di impersonare soffre, anche fisicamente o solo emozionalmente. Tutto accade in un certo senso con lo socpo di mostrarti chi sei, tutto è un dono del Divino che tu sei a se stesso. Dopo il risveglio tutto accade senza motivo, e questo è il regalo ancora più grande perché avrebbe anche potuto non accadere.
Mi dici che non ti piace l'idea di dover abbandonare la tua individualità ad una consapevolezza impersonale. Fai una distinzione tra individualità e personalità. L'individualità è l'insieme delle caratteristiche del tuo corpo-mente. Quelle caratteristiche sono uniche, non è mai esistito qualcuno come te e mai esisterà. Nel saper godere delle nostre caratteristiche della nostra individualità e nel lasciare che si esprima liberamente sta la gioia e la gratitudine di essere vivi in forma umana.
Diversa è la personalità. La personalità è l'identificarsi con le caratteristiche del corpo- mente e il pensare che ci sia un "me" separato dal resto dell'Univcerso con una sua volontà e capacità di agire. Questo è fonte di sofferenza: con quel tipo di "me" accadranno anche la vergogna e il senso di colpa, la paura di sbagliare, l'orgoglio, la competizione, la gelosia, l'invidia. E' la personalità la fonte della sofferenza, non l'individualità.
In realtà è solo quando si è liberi dal senso di essere un qualcuno, dalla personalità, che le caratteristiche del corpo-mente possono esprimersi in modo totale, senza le incertezze della personalità. Lo sanno bene gli artisti: quando si dipinge un capolavoro il "me" era assente e quindi c'era puro piacere, pura gioia. Lo stesso con gli atleti: un tuffo complicato è solo visualizzato da tuffatore, poi è il corpo ad agirlo da sè.
Non temere di dover abbandonare la tua individualità, solo la tua personalità. Questo abbadono non è a carico della personalità stessa del me, che è in conflitto con la realizzazione di non esistere. Questo abbadono accade da sè, la comprensione intuitiva si sviluppa da sè, senza che ci sia qualcuno che capisca.
Un abbraccio.
shakti
venerdì 5 marzo 2010
Il senso della Vita
Una risposta alla domanda "a cosa serve il sogno della vita?"
Il sogno è la manifestazione della coscienza del Sognatore. Qundi non è l'espressione di qualcosa che si fa, ma di ciò che si é: il sogno della vita è l'espressione del nostro Essere, della nostra Coscienza.
La vita è l'espressione della Coscienza, così come un sogno la notte non è altro che un movimento della coscienza di colui che sogna. In altre parole la vita di per sè non è reale, ciò che è Realtà stessa è solo la Coscienza, mentre il sogno ne è solo l'illusorio movimento.
Se non esistesse la vita, o questo sogno che chiamiamo vita, resteremmo sempre in quello che possiamo chiamare uno stato di sonno profondo, di morte, di pura assenza ( il nostro vero soggetto). E' solo attraverso la vita che possiamo essere coscienti di noi stessi, essa serve a riflettere quel nulla in cui il qualcosa accade.
Se il nulla restasse solo nulla, sempre nella sua forma passiva ed inerte, non avrebbe infatti la possibilità di conoscersi e quindi di fare esperienza diretta di sè. Il qualcosa quindi accade nel nulla come movimento del nulla che vuole conoscere se stesso.
L'identificarsi con il sogno della vita e con quel personaggio immaginario che pensiamo di impersonare è un movimento fino ad ora inevitabile: alla nascita siamo Pura Consapevolezza, ancora innocente di sè. La vita accade e con le prime esperienze iniziamo a cadere attraverso il condizionamento nell'idea che siamo quelle esperienze.
Il corpo, ad esempio, è solo un'esperienza che non accade a nessuno. Esso è solo un movimento nella coscienza. La stessa cosa vale per la mente: essa è solo un'esperienza, osservata dalla Pura Consapevolezza.
Attraverso il condizionamento, che di per sè è solo un pensiero, cadiamo nell'illusione di essere un qualcuno e quindi nell'idea che siamo autori delle azioni, proprietari dei pensieri e delle emozioni. Cadendo nell'ipnosi perdiamo la connessione con la percezione innata di essere Uno con la Vita stessa.
Ecco che inizia la sofferenza e quindi la ricerca. La ricerca accadrà fino a che non sarà visto, dalla Consapevolezza stessa, che non vi è possibile risultato finale, nè nessun autore della ricerca. In altre parole, la ricerca termina perché si vede che non esiste un ricercatore.
Quindi il sogno accade apparentemente fino a quel momento in un certo senso per mostrarci chi siamo veramente, dopo il risveglio accade perché accade, ma non ha un motivo.
E' proprio nell'assenza di motivazioni che la Vita ha per accadere che ne possiamo cogliere l'infinita bellezza e compassione.
Pensa, la Vita avrebbe potuto anche non accadere... Essa è un dono meraviglioso in tutti i suoi aspetti, il dolore e il piacere, il buio e la luce, tutte incredibili esperienze, preziose e uniche che accadono senza nessun motivo.
La creazione è dunque solo il canto stesso del Creatore, una canzone d'Amore, delll'Amore per l'Amore.
Possa tu sempre essere in questa eterna gratitudine.
Shakti
Il sogno è la manifestazione della coscienza del Sognatore. Qundi non è l'espressione di qualcosa che si fa, ma di ciò che si é: il sogno della vita è l'espressione del nostro Essere, della nostra Coscienza.
La vita è l'espressione della Coscienza, così come un sogno la notte non è altro che un movimento della coscienza di colui che sogna. In altre parole la vita di per sè non è reale, ciò che è Realtà stessa è solo la Coscienza, mentre il sogno ne è solo l'illusorio movimento.
Se non esistesse la vita, o questo sogno che chiamiamo vita, resteremmo sempre in quello che possiamo chiamare uno stato di sonno profondo, di morte, di pura assenza ( il nostro vero soggetto). E' solo attraverso la vita che possiamo essere coscienti di noi stessi, essa serve a riflettere quel nulla in cui il qualcosa accade.
Se il nulla restasse solo nulla, sempre nella sua forma passiva ed inerte, non avrebbe infatti la possibilità di conoscersi e quindi di fare esperienza diretta di sè. Il qualcosa quindi accade nel nulla come movimento del nulla che vuole conoscere se stesso.
L'identificarsi con il sogno della vita e con quel personaggio immaginario che pensiamo di impersonare è un movimento fino ad ora inevitabile: alla nascita siamo Pura Consapevolezza, ancora innocente di sè. La vita accade e con le prime esperienze iniziamo a cadere attraverso il condizionamento nell'idea che siamo quelle esperienze.
Il corpo, ad esempio, è solo un'esperienza che non accade a nessuno. Esso è solo un movimento nella coscienza. La stessa cosa vale per la mente: essa è solo un'esperienza, osservata dalla Pura Consapevolezza.
Attraverso il condizionamento, che di per sè è solo un pensiero, cadiamo nell'illusione di essere un qualcuno e quindi nell'idea che siamo autori delle azioni, proprietari dei pensieri e delle emozioni. Cadendo nell'ipnosi perdiamo la connessione con la percezione innata di essere Uno con la Vita stessa.
Ecco che inizia la sofferenza e quindi la ricerca. La ricerca accadrà fino a che non sarà visto, dalla Consapevolezza stessa, che non vi è possibile risultato finale, nè nessun autore della ricerca. In altre parole, la ricerca termina perché si vede che non esiste un ricercatore.
Quindi il sogno accade apparentemente fino a quel momento in un certo senso per mostrarci chi siamo veramente, dopo il risveglio accade perché accade, ma non ha un motivo.
E' proprio nell'assenza di motivazioni che la Vita ha per accadere che ne possiamo cogliere l'infinita bellezza e compassione.
Pensa, la Vita avrebbe potuto anche non accadere... Essa è un dono meraviglioso in tutti i suoi aspetti, il dolore e il piacere, il buio e la luce, tutte incredibili esperienze, preziose e uniche che accadono senza nessun motivo.
La creazione è dunque solo il canto stesso del Creatore, una canzone d'Amore, delll'Amore per l'Amore.
Possa tu sempre essere in questa eterna gratitudine.
Shakti
martedì 2 marzo 2010
Risvegliarsi
Io mi risveglio simultaneamente all'apparizione manifesta, un secondo prima non c'ero.
Anche ora non ci sono, ma c'è l'illusione che io ci sia.
Tutto quello che appare è visto, visto da nessuno: questa è per tutti l'esperienza che avviene al momento del risveglio, dato che siamo questo stesso Uno, questo nulla, fino a che non accade l'identificazione con ciò che appare e il dimenticarsi di ciò che in realtà si è, ovvero si dimentica che il qualcosa appare semplimente nel nulla.
Il corpo è cavo, vuoto, è solo un'illusione, come lo sono tutte le cose conosciute. Tutto quello che è esperito è conosciuto solo dal Silenzio Eterno. Cadendo nell'identificazione con ciò che non è altro che un fuggevole sogno, si immagina che ci sia qualcuno laddove nulla esiste, si reclama di essere un qualcuno, di essere una forma che domina i sensi.
Se si ritracciano le informazioni date dai sensi attraverso le figure di sogno si arriva ad un luogo-non luogo dove non esiste nulla di cui essere informati e nulla che riceva alcunché. Tutta la forma è vuota, solo un filo di fumo che sorge dal nulla e che si fonde nel nulla, eternamente, senza fine.
L'apparente me e te che sembriamo essere sono in realtà questo che sta alla base dell'esperienza e tutto quello che è esperito è anch'esso solo questo. Accade e sta accadendo, solo un nulla che si manifesta senza alcun motivo o scopo, senza alcun piano, o destino, il gioco del nulla che appare come un qualcosa a se stesso.
Il cercare che sorge lo fa solo quando il vuoto del nulla è ignorato, solo nell'assenza di questo riconoscimento colui che si immagina di essere sembra cercare. Quando si vede che l'azione della ricerca sta sorgendo, come tutto il resto, dal nulla, la ricerca termina, dopo non aver trovato niente.
Nessuno è soddisfatto nella sua ricerca, perché non vi è nessuno che lo possa essere.
Questo è costante mentre accade la forma, è come è per tutti ma è riconosciuto da pochi, sebbene anche quei pochi siano sempre lo stesso Essere. Il dimentircarsi e l'ignorare accadono sempre all'Uno, a nessuno. Quando invece non c'è più la forma, non c'è nulla, non lo si può neppure nominare, sonno profondo, morte, assenza che è la più autentica presenza. Questo è tutto ciò che c'è, nulla di più, solo questo! E in questa realizzazione non c'è un ulteriore ricerca, solo un accadere, che non accade a nessuno. La gioia del nulla che fa esperienza della sua temporanea apparizione come un qualcosa.
Questo è visto, oppure no, in entrambi i casi nulla è guadagnato o perso.
Avasa
Anche ora non ci sono, ma c'è l'illusione che io ci sia.
Tutto quello che appare è visto, visto da nessuno: questa è per tutti l'esperienza che avviene al momento del risveglio, dato che siamo questo stesso Uno, questo nulla, fino a che non accade l'identificazione con ciò che appare e il dimenticarsi di ciò che in realtà si è, ovvero si dimentica che il qualcosa appare semplimente nel nulla.
Il corpo è cavo, vuoto, è solo un'illusione, come lo sono tutte le cose conosciute. Tutto quello che è esperito è conosciuto solo dal Silenzio Eterno. Cadendo nell'identificazione con ciò che non è altro che un fuggevole sogno, si immagina che ci sia qualcuno laddove nulla esiste, si reclama di essere un qualcuno, di essere una forma che domina i sensi.
Se si ritracciano le informazioni date dai sensi attraverso le figure di sogno si arriva ad un luogo-non luogo dove non esiste nulla di cui essere informati e nulla che riceva alcunché. Tutta la forma è vuota, solo un filo di fumo che sorge dal nulla e che si fonde nel nulla, eternamente, senza fine.
L'apparente me e te che sembriamo essere sono in realtà questo che sta alla base dell'esperienza e tutto quello che è esperito è anch'esso solo questo. Accade e sta accadendo, solo un nulla che si manifesta senza alcun motivo o scopo, senza alcun piano, o destino, il gioco del nulla che appare come un qualcosa a se stesso.
Il cercare che sorge lo fa solo quando il vuoto del nulla è ignorato, solo nell'assenza di questo riconoscimento colui che si immagina di essere sembra cercare. Quando si vede che l'azione della ricerca sta sorgendo, come tutto il resto, dal nulla, la ricerca termina, dopo non aver trovato niente.
Nessuno è soddisfatto nella sua ricerca, perché non vi è nessuno che lo possa essere.
Questo è costante mentre accade la forma, è come è per tutti ma è riconosciuto da pochi, sebbene anche quei pochi siano sempre lo stesso Essere. Il dimentircarsi e l'ignorare accadono sempre all'Uno, a nessuno. Quando invece non c'è più la forma, non c'è nulla, non lo si può neppure nominare, sonno profondo, morte, assenza che è la più autentica presenza. Questo è tutto ciò che c'è, nulla di più, solo questo! E in questa realizzazione non c'è un ulteriore ricerca, solo un accadere, che non accade a nessuno. La gioia del nulla che fa esperienza della sua temporanea apparizione come un qualcosa.
Questo è visto, oppure no, in entrambi i casi nulla è guadagnato o perso.
Avasa
Iscriviti a:
Post (Atom)