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giovedì 6 dicembre 2012

In caduta libera, la nuova dimensione

Il modo in cui si entra in una nuova situazione di vita è il fattore decisivo di come si attraverserà quella situazione. Il come la si attraverserà decide a sua volte il suo esito e l'ulteriore dispiegarsi delle circostanze esterne della propria vita.  

Se è presente paura quando ci si approccia ad una nuova situazione, sarà allora questa paura che detterà il risultato di ciò di cui verrà fatta esperienza. Ci sarà dunque un attenersi e restare attaccati a ciò che ci si immagina di conoscere già.

Se non c'è paura presente, il risultato dipenderà e sarà dettato da questa mancanza di paura. Ci sarà un dare il benvenuto a ciò che arriva, una volontà a entrare nello sconosciuto con fiducia.
Questo è vero in ogni e ciascuna circostanza dove veniamo confrontati con una situazione per cui non abbiamo nessun tipo di impronta, di cui non abbiamo alcuna esperienza precedente.


Considerando che c'è la possibilità di un tanto decantato cambiamento quantico, nelle prossime settimane, verso una predetta "nuova dimensione"; siamo pronti a questo salto nella coscienza?

Se in precedenza siamo stati aperti e pronti a risvegliarci a questa possibilità, avremo in modo naturale incorporato l'informazione al punto di intuirla.


Quando abbiamo compreso intuitivamente qualcosa non possiamo temerla, in quanto la nostra paura di qualunque cosa è sempre dovuta all'ignoranza che abbiamo di essa. Se quindi capiamo, al punto di comprendere intuitivamente, allora la paura non può essere presente in quella particolare circostanza.


Questo significa piuttosto semplicemente che, quando entriamo in qualunque nuovo momento nella nostra Vita in modo aperto e senza paura, è perché siamo stati aperti in precedenza a quella certa informazione che ci è stata data, e quindi siamo stati preparati a questo nuovo momento.


Il concetto di vivere in una nuova dimensione richiede l'essere aperti e incoporare e incamerare molte informazioni che sembrano un pochino oltre i normali confini della salute mentale; in quanto non avremmo un'impronta precedente in questa realtà tridimensionale per quello che potrebbe arrivare in una nuova dimensione.


Forse questo salto quantico non accadrà; ma in un certo senso non importa in quanto se c'è la volontà, la prontezza ad abbracciare qualunque cosa la vita porti in ogni e ciascun momento della giornata: questo sarà in se stesso un fare un passo verso l'ignoto e un lasciare andare lo ieri, sarà un distacco dal passato.


In questo modo si è già in una nuova dimensione e la Vita può e potrà muoversi in un modo magico e senza limitazioni, senza paura.


Perché aspettare un'altra giornata o persino un nuovo momento per ciò che le predizioni promettono che sta per venire? Se si è aperti e volenterosi a ricevere il nuovo, allora il salto è già accaduto, e ciò che è promesso da un mondo governato dal carbonio sette in un momento del futuro, sarà scoperto esser qualcosa che era già qui da sempre.

In questo modo un'altra dimensione sarà solo un'altra esperienza, un altro nuovo giorno come tutti quelli di cui hai già fatto esperienza.

Fidati e lascia andare, semplicemente salta senza vedere se o dove atterrerai: in questa caduta libera e sarai libero, libero da quel te di ieri. La vera libertà è libertà dal concetto di essere un qualcuno. Questa realizzazione che non si è una persona E' la nuova dimensione.

Avasa

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DOMANDA 
Magari non accadrà nulla di speciale, ma se...
Sono curioso, aperto e un pochino in ansia.
Così tanta gente adesso crede in questa merda che qualcosa DEVE accadere.
Non ci credo, ma credo nel potere delle credenze di massa e nelle profezie che si auto-avverano.
Lex

Ciao Lex
Forse il qualcosa che DEVE accadere sarà il NULLA che accade LOL
Diamo troppa importanza agli eventi che succedono e non a questo NULLA in cui accadono.
Il potere delle masse si basa su una idea di separazione, di tanti "me" separati.
Quando si realizza la Verità del Sè, quell'Unico uomo (o donna) è la maggioranza.
Il cambiamento avverrà nella data predetta, ma non avrà una apparizione improvvisa.
21.12.2012. è la data dell'inizio di quell'onda di illuminazione di massa che accadrà senza sforzi da parte di colui che si immagina di essere, l'ego.
Questo è ciò che la profezia Maya ha provato a portare in luce.

Ciò che ci si aspetta da questa data è già qui in mezzo a noi, abbiamo già questa capacità di influenzare e cambiare il nostro mondo, che è solo un riflesso di ciò con cui siamo identificati nella coscienza.

La pace è desiderata molto più della guerra dalla massa della popolazione quindi questo è ciò che si manifesterà.

Il desiderio di pace sorge perché in modo intuitivo sappiamo che siamo Uno, il desiderio di guerra sorge attraverso le false credenze nella dualità, dall'idea che siamo esseri separati.
Tu e io desideriamo entrambi la stessa cosa.
"Quando due sono in accordo sulla terra, Dio si accorda nei cieli".

Come dici tu qualcosa DEVE accadere, accadrà l'inizio di uno stabile assetastarsi nella realizzazione che siamo tutti lo stesso Essere.
Il salto quantico è un lento, stabile lungo balzo.
Ciò che è il volere dell'Amore sarà.
Avasa 










domenica 2 dicembre 2012

Il cambiamento è già in atto


Quando nella vita affrontiamo un momento di sfida sembra quasi che si sia di fronte ad una scelta: quella di lasciare andare le nostre idee sulla Vita stessa e permetterle di manifestarci quello che vuole dare, oppure continuare a restare attaccati a vecchie idee. In realtà questo dilemma è un'illusione. La scelta di lasciare andare, di arrendersi, è già stata presa dalla Vita e noi siamo solo i testimoni delle proteste della mente, delle sue rimostranze e attaccamenti.


Se la Vita ci pone di fronte ad una scelta, resta l'illusione che siamo noi che la dovremo compiere e quindi crederemo a quel punto di poter sbagliare, di poter fare errori, di dover diventare chiari per poter intraprendere quella che ci sembra la cosa più vera di noi. E' finzione: la Vita ha già scelto per noi e siamo solo testimoni dello scimmiottare da parte della mente di un processo e una decisione che sono già sta presi. La Vita l'ha già presa e i nostri dubbi e tentativi sono parte di quel processo di cui siamo solo i testimoni.

Quel noi che decide, che affronta un momento brutto, oppure è testimone di un processo è solo una illusione. Non siamo noi a esercitare alcun controllo,  anche quando ci sembra che sia così e abbiamo quindi paura di sbagliare. Quando questo accade siamo letteralmente "sognati" così, ovvero questo è il modo in cui il Sogno della Vita si sta dispiegando.

Al contrario di quello che la mente spirituale ama pensare, non siamo chiamati ad arrenderci, non abbiamo processi da affrontare o cose a cui rinunciare, queste cose sono tutte solo correnti del fiume della Vita! Davvero, non c'è quel noi che deve rinunciare o arrrendersi o trasformare.... quella è solo la corrente che appare così. La mente che ama essere protagonista di quel processo o trasformazione o decisione è solo parte della corrente.

Apparentemente molti di noi stanno sognando un mondo diverso, migliore. Un mondo in cui le divisioni sono superate da una visione più ampia in cui si è grado di cogliere che quello che non amiamo nell'altro, quello che ci fa arrabbiare nella bandiera politica o religiosa altrui è un riflesso della nostra incapacità di vedere noi stessi in ogni cosa. Una Unica Coscienza vive tutte queste forme, e gioca il gioco di credere che non sia così e gioca anche il gioco di credere che come individui separati saremo in grado di creare un mondo migliore.

In realtà il fatto stesso che questo desiderio di Unità sia presente nei nostri cuori significa che questo processo è già in corso. La mente cerca sempre di copiare ciò che accade e quindi tenetrà di copiare questo Risveglio manifestando l'illusione di cammini spirituali individuali, di persone risvegliate e persone che non lo sono o non lo sono ancora. Come forme siamo tutti facce dello stesso diamante che sta tornando a brillare! Non è la singola faccia che dà luce, ma è la Luce stessa che usa ogni faccia del diamante per far risaltare il suo splendore! Ecco perchè ogni faccia è perfetta e necessaria così com'è, perché senza di essa la Luce che davvero siamo non potrebbe manifestarsi in tute le sue sfaccettature. Il nostro apparente processo personale è solo apparente, noi siamo la Luce che usa ogni faccia del diamante: ogni forma quindi, al di là delle sue differenze religiose o politiche o morali, serve a  magnificarne lo splendore. Quel desiderio di Unità e di Pace  non appartiene a queste  forme, è desiderio che nasce dalla Pace stessa, dall'Uno stesso, da quella Luce.

Qui c'è il desiderio di una nuova avventura nel mondo che travalichi i vecchi schemi dell'occhio per occhio dente per dente, della convenienza, della politica, del bisogno, della paura. E non è un desiderio di qualcuno, è un desiderio della Vita stessa. Apparentemente ognuno di noi ha qualcosa da vivere per manifestare il suo sogno, ma è solo apparenza, è solo corrente. Se apparentemente  "io" o "te" viviamo un processo, è solo apparenza, è solo che la corrente si è mossa così. Siamo acqua in ogni caso.

Se la mente  vuole controllare, certificare, avere dettagli in anticipo, conferme o sconferme sulla cosa giusta da fare anche quella è solo corrente, e alla fine ti interessa poco, diventa faticoso darle retta e stai nel flusso non perché hai fatto qualcosa per starci ma perché succede cosi. Che importa se i cambiamenti avvengono il 21 dicembre del 2012 oppure il 20 o il 23? O tra un anno? Sta già cambiando la corrente nell'istante stesso che si manifesta il desiderio che sia così!

Apparentemente Shakti non ha la possibilità di fare nulla per cambiare tutto questo. E' solo una forma, vissuta dalla Vita stessa. Non ha l'energia nè materiale nè mentale per creare un mondo migliore, ma io non sono solo questa forma. Sono anche chi sta leggendo queste parole e le emozioni che possono sorgere accanto a queste parole che siano di ispirazione o di biasimo o di rassegnazione. L'Io, la Coscienza Unica, che vive tutte queste forme si sta risvegliando attraverso tutte queste forme e nel farlo le muove nel modo più perfetto per realizzare questo Risveglio. Tutto quello che siamo chiamati a fare è essere noi stessi dunque, al di là di ciò he questo voglia dire per ciascuno di noi. Non esiste un nostro volere e un volere divino, esiste solo la Vita che accade. Se così non fosse, quante volte avresti desiderato di avere un opinione diversa o un sentire diverso su una cosa, perché sarebbe stato più semplice,eppure non è così? Non scegli tu cosa sentire o pensare o volere, queste cose ACCADONO, proprio perchè sono parte della corrente della Vita.

TU SEI VITA. Non "tu" come forma, ma come quell'IO che testimonia ogni cosa, inclusi drami e conflitti, incertezze e tenativi. Ogni forma si sente solo ispirata a fare quello che la Vita stessa chiama a compiere. Se comprendiamo questo, o meglio se questo è compreso, vedremo questa Danza di Vita manifestarsi in modo diverso e il conflitto e la paura che albergano nel mondo sciogliersi come neve al sole. Non importa che tu sia  disponibile affionché ciò avvenga, non sei tu che crei questa disponibilità, succede. Sta già accadendo infatti ed è per questo che c'è forse conflitto!
 

La gioia che ti spaventa sentire nel lasciare andare l'apparente controllo equivale alla paura che viene trattenuta. E' la stessa energia. La gioia che sei chiamato a vivere si nasconde come paura a cui tenti di sfuggire. Questo risveglio sta accadendo, in ogni caso, e quel ghiaccio - quella gioia compressa e repressa - sta tornando a brillare. Non resta che godersi il viaggio!



giovedì 27 settembre 2012

Cambiare il mondo

 E' servo chi tiene la testa bassa per paura di nuovi soprusi, chi non soccorre il fratello che viene ingiustamente accusato, chi non supporta a esprimersi liberamente anche coloro che sono di parere diverso dal suo. 

E' però anche schiavo chi sente di dover lottare contro i prepotenti e a sua volta genera violenza, chi non fa che puntare il dito senza considerare che anche lui è stato colpevole alm
eno una volta, chi deve esprimere a tutti i costi la sua opinione rinunciando al grande dono dell'ascolto.

Un uomo, una donna liberi sono rari. Non combattono la guerra, ma offrono pace. Non giudicano, ma comprendono che loro stessi sono parte delle ingiustizie e quindi sanano prima se stessi e solo dopo il mondo. Non chiedono e non danno amore, ma lo incarnano in ogni momento e così facendo lo condividono con chiunque. Non hanno paura di guardare in faccia i loro lati oscuri e sorridono con te dei tuoi.

Un nuovo mondo può nascere solo dall'amicizia e dalla pace, non come ideale da raggiungere, ma come punto di partenza imprenscidibile. Se non sei in pace, non lottare per essa, ma fermati fino a che non sia vera di te e poi guarda come ogni tua azione la porterà, persino in silenzio. Le rivoluzioni per strada lottano ancora contro un nemico là fuori, contro cui la gente può coalizzarsi per sentirsi vicina e poi tornare a vivere le proprie vite chiusi nelle proprie gabbie interiori ed esteriori. Un mondo nuovo invece nasce da una rivoluzione interiore, dove il nemico è visto essere solo la nostra stessa faccia allo specchio che risponde con un sorriso o uno sberleffo a seconda di quello che ci stiamo riflettendo dentro. L'altro siamo noi. Sono Io. Nessuno da odiare o da amare, ma il riconoscimento che l'ombra è solo un modo in cui la Luce puo' diventare piu' evidente quando l'abbiamo dimenticata. Se la ricordiamo, se ci ricordiamo che siamo quella Luce, l'ombra svanisce da sè. E' un processo naturale.

Se non hai fiducia in tutto questo, non cercare di averne, ma accogli quel senso di ingiustizia che ti brucia dentro e invece di scaraventarlo fuori per il troppo dolore prova ad ascoltarlo. C'è una saggezza nascosta in quel dolore, che sta cercando di dirti qualcosa, ma se lo tiri fuori urlando non riuscirai a sentire la sua voce.

Viviamo in tempi di grandi cambiamenti e meravigliose opportunità. Ognuno di noi è chiamato a vivere dalla gioia e non più dalla paura e dal dolore: per farlo, è necessario che ogni forma sacrifichi la propria sofferenza e paura e la lasci andare. Solo in questo modo questo giardino meraviglioso che è la terra può tornare a brillare.

Un abbraccio a tutti voi
Shakti Caterina Maggi

mercoledì 26 settembre 2012

domenica 23 settembre 2012

Risognare il mondo




Nella tradizione tolteca un essere umano nasce nel sogno di un altro essere umano che ha raggiunto un punto di comprensione intuitiva tale da dargli la capacità di risognare il mondo.  
Colui che ha questa capacità è conosciuto come il Maestro del Sogno. Egli infatti riarrangia il sogno della Vita in modo tale che le circostanze esterne danno una capacità più grande a coloro che sono vivi a quel tempo di realizzare anch'essi la loro la capacità di diventare un Maestro del Sogno.
   

Il desiderio più profondo del Maestro del Sogno è quello di realizzare lui stesso questa capacità di risognare il mondo, mentre il secondo desiderio è che tutti coloro che sono vivi nel sogno in quel momento realizzino le proprie capacità di risognare il mondo.

Il primo passo verso questa abilità di sognare il mondo è quello di rendersi conto che emozioni e pensieri sono gli elementi costitutivi, i mattoni, di ciò che appare esteriormente come il mondo. Una volta che si è realizzato questo, l'abilità di creare un nuovo mondo si sviluppa.
Fin da subito questa iniziale realizzazione dà inizio ad un nuovo disegno del mondo stesso. 
 
In questo processo si ritorna allo stato naturale e si riacquista la capacità di vedere attraverso gli occhi dell' amore, un amore che è a quel punto la mano che guida il dipingere una nuova immagine del mondo.
Si tratta della capacità di sognare un mondo in cui tutto il beneficio è qui grazie a tutti coloro che hanno raggiunto la posizione di Maestro del Sogno, sia ora che in passato.

  
Sei pronto a lasciar cadere tutte le convinzioni su cui finora ti sei appogiato, che sono tutte informazioni di seconda mano, e a cominciare a sognare quel mondo che desideri vedere manifestato?
Questa capacità è tua in questo momento, è il tuo diritto di nascita.

"Beati i sognatori, perché erediteranno il mondo", Gesù Cristo.

Con molto amore,

Avasa

mercoledì 19 settembre 2012

Il punto immobile

"Quando non si va più da nessuna parte e si è immobili, tutto il mondo viene da te. 

 Quando siamo quel punto immobile, ogni cosa gira intorno a quel punto senza punto" 

Avasa

lunedì 17 settembre 2012

Il Silenzio al di là delle parole

A volte mi si chiede se sia utile o meno leggere tante parole per ricordarci di chi siamo.
 
Arriva un momento in cui è importante andare oltre le parole. Però dipende da che parole: se sono parole che indicano un qualcosa che giace oltre le parole allora vale la pena ascoltare o leggerle perché quello che si coglie leggendole è qualcosa che non è un concetto, ma una freccia scoccata nella direnzione della nostra stessa essenza.

Non si tratta di vestirci di nuovi concetti, ma piuttosto di spogliarsi di quello che sappiamo di noi: qualunque cosa sappiamo di noi non è quello che siamo. Ciò che siamo è una Unica Coscienza che vive attraverso ogni forma. Ciò che vive attraverso la tua forma e legge in questo momento attraverso i tuoi occhi queste parole è lo stesso Silenzio che guarda queste parole che vengono scritte attraverso questo corpo. Nella nostra vera essenza siamo quindi una cosa sola, siamo Uno, lo stesso Silenzio che legge e lo stesso Silenzio che scrive.
Se vediquesto, non hai bisogno di altre parole perché sarai quello di cui stiamo parlando. Staremo condividendo in modo conscio la stessa essenza, il nostro Essere.

Questo riconoscimento non è comunicabile a parole in realtà, e come dicevo prima le parole servono solo con indicatore di quello di cui stiamo parlando. Servono, per così dire, ad eliminare dei concetti obsoleti, che non ci servono più e generano sofferenza.

Magari abbiamo avuto dei momenti in cui il fatto di essere una Unica Coscienza è stato chiaro e questo sembra però scivolare via, annegato di nuovo in pensieri e parole. Credo che quasi tutti abbiamo avuto esperienza di questi momenti di Uno, anche se non sempre ne siamo coscienti o li abbiamo riconosciuti come tali. 

E' inevitabile a quel punto cercare nelle parole di altri un conforto o un aiuto per tornare a vedere chi siamo, in quello spazio che è Silenzio e che sta sempre dietro le parole. Ma se lo cerchiamo solo nelle parole (anche le più corrette e chiare) non troveremo mai quello che andiamo cercando. E' necessario lasciare che le parole siano solo il dito che indica la luna oppure ci affanneremo alla ricerca delle parole giuste e ci scorderemo di guardare il cielo dove la luna c'è sempre persino quando è giorno e non la possiamo vedere.

Questo Silenzio, questa percezione indivisa, non va mai via. E' la nostra attenzione che è andata via da essa.

In effetti persino l'idea che qualcosa sia andato via e che si sia persa questa percezione chiara di chi si è per colpa di un meccamismo mentale è un falso problema. Il punto è che ( a dispetto di quello che potrebbe pensare la mente) non si è fatto nulla per andare in quello spazio di ascolto, e quindi non si deve fare nulla per tornarci.

Questi meccamismi mentali o storie mentali che adesso sembrano velare la percezione, così come un cielo velato di nuvole copre la luce del sole, sono solo qualcosa che stiamo a loro volta percependo. Sono parte della scena. La mente psicologica con le sue storie è solo parte della scena.

Se cogli che stai percependo persino i pensieri, allora non c'è più voglia di cacciarli o di cacciare quei meccanismi mentali. Lasci che siano semplicemente lì. E quando questo succede, quando non cerchi più di scacciare le nuvole allora il sole torna da solo, quando è tempo che sia così.

E' davvero tutto a portata di mano, la chiarezza è sempre presente e viene solo apparentemente velata dalle nuvole della mente. Non combattere la mente, includila nella scena. Il silenzio che la osserva è sempre presente e quando non c'è lotta si palesa da solo. 

con amore,
Shakti

Essere testimonianza

"Osservare le emozioni con distacco e stare nella sensazione….. senza identificarsi nella storia della mente... cosa significa stare nella sensazione? Perchè io lo associo ad inazione? Un "non fare" che per me sembra significare un blocco anche paralizzante del mio fare.... Un rimanere a subire un qualcosa, prodotto da me stessa o da altri, senza vie di uscita. Ok... vie di fuga..."
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Testimoniare non è qualcosa che possa essere fatto o non fatto, è qualcosa che sei, non che fai. Tu, per quella che sei veramente, sei Testimonianza, Presenza ."Tu" come corpo mente invece non puoi osservare o testimoniare o meditare nulla, perché come tale sei solo una azione testimoniata. Il corpo e la mente infatti sono azioni testimoniate da ciò che sei, Testimonianza. Il corpo e la mente cambiano, nascono, muoiono, Tu no, Tu sei ciò che sa che queste cose accadono.

La meditazione puo' accadere e la testimonianza è sempre già presente: se non fosse così non sapresti che qualunque cosa, inclusa la sofferenza, sta accadendo.

Questo è un errore molto comune nell'ambiente spirituale: pensare che l'osservazione o testimonianza o la meditazione siano qualcosa che si debba o si possa fare, quando invece accadono da soli, stanno già accadendo! Se c'è un'emozione presente, mettiamo che sia rabbia o tristezza o ansia, tu sai che essa c'è perché GIA' la stai testimoniando... o meglio c'è qualcosa - che possiamo chiamare "io" - che la testimonia. "Io" sa che c'è l'emozione, ne testimonia l'insorgere, il perdurare, e lo sparire.

Di solito non si è coscienti di questo "Io" e siamo del tutto concentrati sull'emozione o sulle storie che rigiuardano quell'emozione. Quando invece sei cosciente che la stai solo già testimoniando, allora significa che l'attenzione non è sulle storie della mente riguardo quell'emozione o su le strategie per evitarla. Questa è meditazione: essere coscienti di essere quell'Io o Consapevolezza che testimonia ogni cosa.  Ecco  invece l'inghippo della mente: essa vorrà sempre replicare quello che accade da sè per mantenere l'illusione di essere lei a fare tutto quanto, di modo da non perdere il suo presunto controllo.

Il messaggio è: tu non sei qualcosa che fa o non fa perché non sei un individuo all'interno del corpo mente, ma sei sempre e solo quell'Io che testimonia ogni cosa e che dal quel testimoniare crea ogni cosa. Testimoniare e creare sono quindi sinonimi, per questo puoi dire che non sei nulla di tutto questo (lo sta solo testimoniando) e allo stesso tempo che sei ogni cosa ( la manifestazione nasce e muore in te). 

Quindi non si tratta di agire o non agire, di fare o non fare: tu sei sempre e solo la testimone di quello che accade. Se senti un senso di impotenza o frustrazione può essere per due motivi: o perché scambi la testimonianza con la non azione e accade un frenarsi rispetto a azioni spontanee, oppure perché senti la frustrazione di vedere che non hai controllo su nulla di ciò che accade.

Se è il primo caso e c'è repressione, quella repressione è solo figlia dell'idea di essere in controllo: il fatto che una azione non accada perché si pensa erroneamente che non agire sia più "spirituale" che agire quella repressione è comunque qualcosa che sta accadendo per ignoranza ma non c'è una te che frena l'azione o la possa spronare. Certamente sembra proprio che sia così, ma ad una analisi più attenta è chiarissimo che non è così. Di fatto se controlli con attenzione nel momento in cui sorge il pensiero che dice "meglio che non agisca e stia con la sensazione" quel pensiero è testimoniato da Io. E se a quel pensiero segue una non azione riguardo una certa cosa, quel non agire è una attività testimoniata da Io.

Tu sei oltre il fare o non fare, la tua dimensione è quella dell'Essere. Quando la frustrazione sorge e e nasce da un comprendere che non sei in controllo allora entri in contatto con la paura più profonda che è quella della morte. Ti accorgi in pratica che tu non sei MAI stata in controllo come ciò che pensavi di essere e questa considerazione per un po' puo' essere snervante. Tutti i tuoi tentativi per far funzionare la tua non hanno funzionato! Snervante! E allo stesso tempo incredibilmente rilassante una volta che scatta una resa e un vedere che NON hai bisogno di far funzionare la tua vita. Essa funziona del tutto da sè e meno c'è l'idea che ci sia una te che la debba far funzionare ( o che debba stare con le emozioni o ossevarle) e più la vita scorre in modo fluido. E' il "me" ( il "me" che vuole meditare che vuole testimoniare che vuole "fare"  il non fare") che è l'intralcio e che genera sofferenza.

Se sorgono sensazioni o emozioni sgradevoli tu sei già ciò che sta testimoniando tutto questo: altrimenti non sapresti che queste cose sono presenti. Quando la storia che la mente crea sull'emozioni cade (inclusa la storia che tu debba stare con la sensazione per potarla dissolvere) allora c'è solo lo stare presenti a quelll'emozione e in quello stare tutto si scioglie.

La mente percepisce tutto questo come un labirinto seza via d'uscita: in realtà quel sentirsi senza via d'uscita è proprio l'agonizzare del "me" e della mente che vuole essere in controllo. Come ciò che veramente sei non hai bisogno di vie d'uscita, perché sei già del tutto libera. Sei libertà stessa.

Detto tutto questo, fino a che ci sarà il desiderio di essere in controllo della tua vita spirituale, questo accadrà. Quando questo controllo diventerà troppo doloroso, esso cadrà da solo.

Un grande abbraccio
Shakti

sabato 15 settembre 2012

Amore ed emozioni

"La stessa parola amore...nel significato comune, identifica uno stato emotivo/sensitivo, ma tu ad esempio intendi in concetto di unione.
Questo è qualcosa di simile ad un ingegnere.. che parlando degli ingranaggi contigui di una macchina, dicesse:
anziché gli ingranaggi sono collegati.....gli ingranaggi si amano. Ma qualcuno che ascolta....come potra mai capire chiaramente quello di cui tratta, pensando a due ingranaggi che si amano ?"

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Amare significa vedere se stessi nell'altro al punto che non c'è più separazione tra e l'altro e te. Non sono due ingranaggi che si amano, è molto di più, amore è vedere che ciò che siamo è l'intero meccanismo, tutti gli ingranaggi, inclusa l'energia che gli dà vita! Non si tratta di unire qualcosa come se fossero due pezzi separati, ma di cogliere che quell'immaginaria separazione è illusione, e che tutto è UNO. Non hai bisogno di unire qualcosa che è già Uno, e se tu cercassi di farlo finiresti solo con il confonderti. In effetti nel farlo dovresti fingere di essere separato dall'altro per poterti puoi riunire e in quella finzione (che poi è ciò su cui si basa tutto il pathos dell'amore romantico), manterresti un'illusione di separazione e ti allontaneresti dal VERO Amore che non separa o riunisce ma che coglie che tutto è già una cosa sola.

Di solito chiamiamo invece amore quella sensazione di espansione che sentiamo quando siamo in compagnia di una persona che diciamo di amare. Identifichiamo quella sensazione con l'Amore stesso. Ma in quella sensazione, che è una tensione, non incontriamo il livello più alto dell'Amore che è silenzio. In esso tutto accade, e i corpi sono immersi in quell'Amore come pesci nell'acqua. Da bambini piccoli vivevamo così: non ci struggevamo d'amore, ERAVAMO Amore, e quell'Amore era silenzioso e gioioso e si esprimeva in ogni cosa che facevamo. Non amavamo la mamma o il papà struggendoci d'amore, eravamo connessi in modo costante, senza soffrire immaginarie separazioni. Crescendo siamo caduti nell'imbroglio dell'ego e abbiamo iniziato a soffrire. Abbiamo iniziato a immaginare di essere separati e abbiamo perso di vista quel silenzio d'Amore che in realtà è sempre presente, anche se ignorato.    

Quando davvero c'è Amore, e non solo passione o innamoramento, l'oggetto d'amore sparisce accanto a colui o colei che amano e resta solo l'Amore. In genere si sperimenta questo quando il nostro cuore si spezza per una delusione: la persona amata o l'oggetto d'amore iniziano a svanire e la sofferenza nasce dal pensiero che se essi vanno anche l'amore andrà via. In realtà quello che sperimentiamo è il fatto che continuiamo ad amare in assenza dell'oggetto d'amore, e quell'aprirsi è sentito come uno spezzarsi dei limiti stessi che avevamo posto all'amore incluso il limite che l'oggetto d'amore resti sempre presente. Se siamo fortunati di riuscire a stare in questo spezzarsi allora il cuore si apre del tutto e quella sensazione d'amore che proviamo cresce al punto di abbattere ogni confine. Quel cuore non ha più limiti nel suo amore, siamo di nuovo, come quando eravamo bambini piccoli, degli esseri multidimensionali. Allora ci accorgiamo che siamo letteralmente il cuore del mondo, siamo lo spazio vuoto in cui tutto accade, in cui l'apparente altro accade, sia coloro che diciamo di apprezzare o di amare o di disprezzare.

Amore dunque non è una sensazione, ma ciò in cui accadono tutte le sensazioni, incluse quelle negative, ovvero l'amore non ha condizione: è in-condizionato perché accoglie ogni condizione.

Prima di fare esperienza diretta di questo amore incondizionato è però necessario lasciare che quella emozione d'amore che ne è il suo anticipo se vuoi sia presente, cosa che a volte non accade perché abbiamo paura di aprirci all'amore. Questa paura nasce dal fatto che sentiamo a livello intuitivo che se ci apriremo all'amore il nostro senso di identità e di separazione sparirà e ci dissolveremo nell'Amore stesso. Ovvero c'è paura di aprirsi del tutto all'Amore perché intuiamo anche se non consciamente che in esso moriremo. Il fatto è che ciò che muove ogni cosa è Amore perchè quella è la tua vera identità anche quando questo non è visto in modo diretto e immaginiamo invece di essere dentro una forma, separata dal resto del mondo e in balia degli eventi. Credendo di essere qualcosa che non siamo ovviamente soffriamo: il senso di separazione genera paura.

Laddove c'è Amore non ci può essere paura: solo se immaginiamo che qualcosa o qualcuno siano separati da noi li potremmo temere. Fino a che non sappiamo chi siamo e scambiamo l'emozione dell'amore per Amore saremo attaccati alle emozioni e la nostra vita sarà un continuo alternarsi di alti e bassi, di stati euforici a depressivi: seguendo un'emozione, pensando che sia amore, ci confonderemo e soffriremo. Arriva un momento in cui è troppo doloroso cercare un picco per evitare una valle e allora siamo in grado di restare presenti a quell'emozione, sia essa anche del cuore che si spezza per una delusione d'amore. Ovvero saremo in grado di testimoniare quell'emozione, senza cercare di farla crescere o diminuire, ma solo restando con essa fino non passi. Questo distacco - che nasce dal comprendere che non dobbiamo annegare in un'emozione ma possiamo sentirla e goderci appieno persino rabbia o tristezza - questo distacco non è insensibilità. Anzi!

Solo quando si è capaci di restare presenti ad una sensazione senza reprimerla o senza avere paura di esser travolti da essa allora la sentiremo appieno. Insomma paradossalmente nel vedere che non siamo le nostre emozioni - ma esse accadono in noi - le godremo appiemo per la prima volta in modo totale.

La sensibilità e le emozioni sono una delle espressioni di quello che siamo veramente, ma non la nostra essenza. Se lo fosse non potremmo vedere che esse sono presenti così come il fuoco non sente il caldo e non può quindi riconoscere la fiamma. In realtà quando siamo identificati e attaccati alle emozioni come se fossero la nostra identità finiamo per rasentare la stessa follia di chi le nega per paura di farsi scottare. Se il fuoco dell'amore brucia e viene rinfrescato dalla chiarezza del distacco, allora ci sarà autentico equilibrio. Diversamente saremmo persi, in entrambi i casi. Per fortuna ci pensa la vita stessa a far si che questo equilibrio si instauri da solo.

Un caro saluto
Shakti
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venerdì 14 settembre 2012

Immaginare un mondo migliore

“Pare un assurdo, eppure è esattamente vero, che, tutto il reale essendo un nulla, non v'è altro di reale né altro di sostanza al mondo che le illusioni. (Giacomo Leopardi, Zibaldone)
Volendo, così per diletto speculare su questa bellissima affermazione: che ne resta delle preoccupazioni sull'euro e sul destino dell'economia mondiale? E quando si parla di svegliarsi, ora che si è svegli, è così scontato quello che si debba fare o non fare?
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Quello che sta accadendo in questo momento nel mondo è una opportunità rara di risveglio perché mai nella storia conosciuta del nostro pianeta siamo stati così vicini a creare un sogno di orrore e distruzione come questo. Non solo c’è la minaccia di un crollo economico mondiale a cui far seguire una possibile repressione e controllo di massa per “salvare gli Stati”, ma la Terra stessa trema e piange per il dolore dei figli animali e umani, per le sue montagne e vallate violentate, i fiumi e mari avvelenati. 

Sul pianeta la maggior parte degli esseri umani (qualcosa come il 98%) è abusato , affamato, assetato o ridotto in povertà estrema dal 2% della popolazione che detiene tutta la ricchezza, i confort, i mezzi tecnologici, bellici e energetici.  Tu e io siamo solo fortunati di essere nati in quel 2%, anche se a nostra volta una percentuale ancora minore di persone, la cosiddetta élite, decide e governa molto della nostra vita materiale e in modo indiretto attraverso la manipolazione di religioni e credenze anche quella spirituale. Insomma uno scenario che forse mai come in questo momento sembra mostrare quanto fragili siano le nostre vite, quanto facilmente possiamo perdere ogni cosa, o a livello ultimo quanto la morte sia una possibilità concreta nonostante i nostri sforzi di garantirci sicurezze e protezioni. In breve, mai come ora quello che accade nel mondo ci ricorda che possiamo auto-distruggerci da un momento all’altro e di come il controllo che viene esercitato sulla massa, a causa della paura, provochi sofferenze e iniquità.  

Quello che vediamo riflesso nello specchio della Vita, se non abbiamo paura di aprire gli occhi e guardarlo in faccia, è il fatto che come creature siamo impermanenti, che possiamo morire da un momento all’altro e non importa quanto controllo sembriamo poter esercitare per esorcizzare questa paura della morte (attraverso attaccamenti a cose o persone o situazioni), quella sicurezza che cerchiamo nel mondo non c’è. E ricorda, coloro che esercitano il massimo controllo, la cosiddetta élite, sono quelli più spaventati di tutti, molto più spaventati di te o di me! Hanno bisogno di controllo assoluto per sentirsi in pace, perché in realtà non lo sono affatto! 

Se è possibile fare un passo indietro e vedere tutto questo che questa è una opportunità per vivere davvero la vita non più dalla paura, ma dalla gioia di vivere, allora questo specchio non ha più bisogno di manifestarsi come sta facendo adesso. Il suo compito sarebbe, per così dire, esaurito. Se scendi in piazza per indignazione contro quello che accade e lotti, stai ancora cercando di pulire lo specchio dalle macchie che tu stesso stai riflettendo. Se in te c’è ancora paura perché c’è ancora senso di separazione, se cerchi di tenere a bada la paura con strategie di controllo, quella paura e quel controllo si rifletteranno nel mondo. Se invece è possibile usare lo specchio per entrare in contatto con paura e controllo allora lo specchio sarà usato al meglio e l’immagine riflessa potrà cambiare. Qualora invece ci sia ostinazione a ritenerlo reale e a combatterlo come tale o ci si tappi gli occhi per non vedere l'orrore, allora lo specchio rifletterà quel conflitto e anche quel sistema di occultamento che agiamo su noi stessi. L'orrore ci verrà nascosto, perché noi lo nascondiamo a noi stessi.

Tutto quello che vedi nel mondo è sempre e solo te stesso, sia quello che ami che quello che odi. Se vedi questo e non c’è conflitto a riguardo, ovvero se sei sveglio a ciò che sei allora non c’è nessuna preoccupazione. Io non sono preoccupata di quello che accade nel mondo, ma non mi tappo neppure gli occhi per non guardare, né scendo in piazza per protestare, però sono APERTA a queste informazioni anche se possono essere sgradevoli. Vedo quale è la loro posizione nella scena globale, come azione necessaria per creare un risveglio di massa che altrimenti forse non accadrebbe. Vedi, la risposta meccanica della mente a certe informazioni è “Beh, ma io che ci posso fare? Tanto vale che non me ne occupi nemmeno, non dirmi nulla, non voglio sapere mi rende solo preoccupato o triste”. Questa ragionamento si basa sull’idea che tu sia un qualcuno di separato da quello che sta accadendo e che può o non può fare qualcosa e che sentendosi impotente sceglie di mettere la testa sotto la sabbia. Fino a che c’è questo comportamento lo specchio del mondo dovrà diventare sempre più controllante e spaventoso perché quella sensazione di impotenza e paura sia alla fine sentita. Ciò che crea il mondo non è il personaggio che pensi di essere, ma il Sognatore del Sogno che vuole svegliarsi ad esso e per farlo usa tutti mezzi necessari, incluso l'orrore, la guerra, la fame etc. 

Se la situazione si fa estrema e senza speranza allora i meccanismi di controllo della paura saltano e quella che la mente chiama paura, che è in realtà la nostra stessa gioia e radianza represse, potrà essere sentita appieno. Quando vai oltre la paura allora si potrà vivere dalla gioia.

In realtà questa che si presenta per la coscienza umana è una opportunità incredibile: quella di lasciare andare il controllo della paura e cambiare quindi radicalmente il modo in cui viviamo. Un cambiamento che non nasce come un atto di volontà, ma come conseguenza del fatto che vivere dalla paura è troppo doloroso. Nasce dall’aver compreso che lo scambiare la nostra felicità di oggi per non avere paura domani è qualcosa che crea solo sofferenza. Puoi essere nella gioia solo ORA.

Se sei sveglio a quello che sei, non hai neppure paura di quello che sta accadendo, ma lo cogli per quello che è: il riflesso dell’ignoranza e la sofferenza ancora presenti nella Coscienza umana. Se sei sveglio sai che l’unica vera rivoluzione è quella interiore e non avrai neppure paura però di essere esposto a informazioni che riflettano quell’ignoranza e quella paura. Anzi sarai felice di parlarne, se l’occasione lo presenta, perché sai che quello shock vitale può causare in chi ha ancora gli occhi chiusi sul mondo una opportunità di risveglio. 

Pensaci un attimo: quando è che ci sentiamo più vivi? Accade in situazioni di gioia estrema oppure paradossalmente in situazioni che sembrano disperate e che quindi fanno crollare i nostri meccanismi di controllo e sicurezza come una malattia grave che potrebbe portare alla morte o un divorzio, o la perdita di un lavoro. A volte questi shock vitali hanno la funzione di una chiamata che normalmente, accucciati come siamo nel nostro torpore di false certezze, non sentiremmo. Questo momento nella storia umana, più che mai, è l’opportunità di essere chiamati a lasciare andare le nostre false credenze, attraversare la paura senza reprimerla più e vivere da quella gioia che è il nostro diritto di nascita. Da bambini non avevamo mai paura: la chiamavano eccitazione!

Se senti questa chiamata, e il fatto che ti fai domande significa che la senti, questo momento storico è un momento affascinante in cui finalmente vita spirituale e materiale possono incontrarsi, e annullarsi a vicenda. In sintesi, non c’è nulla che tu debba fare, perché come immaginario individuo separato già non fai niente. Non esiste un “me” dentro il corpo che produca pensieri, azioni o sensazioni, esse sono tutte e solo testimoniate da IO, quella Coscienza che fa sorgere ogni cosa e che vive attraverso ogni forma. Se immaginiamo di essere un me separato dal mondo vorremmo avere controllo perché abbiamo paura, se vediamo che la separazione è una illusione, allora il sogno del mondo che NON è MAI separato da noi potrà riflettere questa comprensione d’amore.

John Lennon diceva:

“Immagina non ci sia un paradiso, è facile se ci provi,
Nessun inferno sotto i piedi

Sopra di noi solo il Cielo

Immagina che la gente viva a partire dal momento presente...


Immagina non ci siano paesi o nazioni

non è una cosa difficile

Niente per cui uccidere e morire

e nessuna religione neppure


Immagina che tutti

vivano la loro vita in pace..


Puoi dire che sono un sognatore

ma non sono il solo

Spero che ti unirai anche tu un giorno

e che il mondo viva come UNA COSA SOLA…”


Un carissimo saluto,
Shakti

mercoledì 12 settembre 2012

Vivere nella gioia e non nel terrore

Anni fa, quando lavoravo come giornalista in finanza il mondo cambiò per sempre. Guardavo immagini in diretta alla CNN lanciando aggiornamenti per l’agenzia per cui lavoravo e mi sembrava di guardare uno dei soliti film d’azione, solo che non era un film… O forse lo era ma all’epoca non lo capivo in quel senso!
Seguivo Wall Street e la mia agenzia è stata una delle prime a dare la notizia che gli Stati Uniti erano stati attaccati nel loro territorio, che il WTC stava esplodendo, squagliadosi come un panetto di burro su se stesso mentre uomini e donne disperati si lanciavano nel vuoto per sfuggire ad una morte nelle fiamme. Il Pentagono era bucato da quello che sembrava il foro di un missile, anche se rapidamente ci dissero che un aereo di cui non c’erano resti lo aveva colpito nonostante l’erba del prato fosse intatta davanti all’edificio senza segni di alcun velivolo schiantato. Il mondo cambiò e io con lui, perdendo fiducia nel fatto che stavo facendo informazione… era DIS-informazione.
Lo capii col tempo, all’inizio ero solo stordita, e incredula che proprio il giornale per cui lavoravo (che era presieduto dal neo-sindaco di NY) non voleva pubblicare la notizia che i mostri della finanza Goldman Sachs e Lehman Brothers mostravano – dati alla mano – che qualcuno SAPEVA quello che stava per accadere, settimane in anticipo sull’evento. Avevano scambiato miliardi di dollari con la scommessa che le azioni delle compagnie aree coinvolte nell’11 settembre sarebbe crollate. Ma di voler indagare nessun interesse, si doveva scrivere che gli Stati canaglia del Medio Oriente volevano distruggere il mondo occidentale, che era meglio scambiare libertà con sicurezza, e con qualche piccola guerra chirurgica avremmo messo a posto Iraq e magari Siria. Ci sarebbero stati pochissimo in Iraq, gli americani, al massimo due settimane… cosa da fare visto che lì c’erano armi di distruzioni di massa! Io sentivo che non sarebbe stato affatto così e che da qualche parte se fino a quel momento pensavo che la società a cui appartenevo avesse creato il migliore dei mondi possibili adesso intuivo che forse i “cattivi” eravamo noi e che tacendo e acconsentendo come pecore senza fare domande reggevamo il gioco a chi si arricchiva occupando pozzi di petrolio altrui e creando nuove armi che avrebbero ucciso e avvelenato persino i soldati stessi che le usavano massacrando popolazioni ignare e innocenti. Il mondo è cambiato e io con lui: o almeno il segno di un cambiamento sembra arrivare.
 
Oggi so che la guerra al terrore crea solo altro terrore e paura. Le guerre non sono fatte per essere vinte ma solo per mantenere il predimonio di chi guadagna dall'armamento bellico e dal mantenimento del sistema dominante. Le guerre non sono fatte per combattere la giustizia o mantenere la pace: l'atto stesso di uccidere un'altro essere umano o invadere o distruggere la sua casa non è un atto che può portar
e pace.

La guerra non è un atto inevitabile, non è l'unica alternativa: in un mondo globale l'uomo è chiamato a rispondere del dolore dell'altro come il suo, del lutto del suo fratello come se fosse il proprio, della sua fame e della sua povertà. Perchè l'altro siamo noi. Siamo un'Unica Coscienza, che vive attraverso tutti i corpi, inclusi quelli di coloro che sembrano volerti fare del male, o che hanno un colore di pelle che ti fa paura, o che minacciano di distruggere il tuo benessere o la tua salute.

Questa è la realizzazione che annienta il vecchio paradigma dell'occhio per l'occhio e dente per dente e apre invece una dimensione diversa, l'unica capace di trasformare davvero la paura. E' la dimensione dell'Amore.

Fino a che non capiamo questo saremo dominati dalla paura e dal terrore e obbediremo alle loro leggi al punto che ci sembrerà impossibile vivere in un altro modo che non sia quello di proteggerci e difenderci o attaccare per poter avere di più. Gli occhi della paura non vedono che il dolore che spinge qualcuno a fare del male è lo stesso che brucia nel tuo cuore. Gli occhi della paura ignorano che le lacrime di una madre il cui figlio è morto in guerra sono le stesse non importa che bandiera fosse cucita sulla sua divisa. Gli occhi della paura non sanno che Dio è sempre dalla tua parte anche quando si chiama Allah o Krisna. Gli occhi della paura puntano il dito contro le vergogne del mondo perchè c'è troppo pudore a mostrare le proprie fragilità e contraddizioni. Gli occhi della paura vogliono avere ragione, vogliono spiegarti come stanno le cose e non sanno ascoltare che il proprio desiderio di verità è lo stesso che anima chi sembra non essere d'accordo con te.

Gli occhi dell'amore si aprono all'ingiustizia vedendo che è solo un riflesso della propria incapacità di vivere ciò che sappiamo essere vero di noi , dell'incapacità onorare il nostro cuore. Gli occhi dell'amore non chiedono pace a chi fa la guerra, ma la offrono in ogni istante senza imporre i propri modi. Gli occhi dell'amore non vedono separazioni, non riconoscono confini, non chiedono quale sia il tuo credo o la tua moneta o la tua legge, per poterti amare.

Fino a che saremo dominati dalla paura e non seguiremo quelle leggi dell'Amore che sono scritte nei nostri cuori non fioriremo nella gioia. La gioia è il nostro diritto di nascita e lo è per ogni essere vivente su questo pianeta, ogni vecchio, uomo, bambino, ogni animale o pianta, o cristallo o roccia.

Apri il tuo cuore e se non sai come vivere dall'Amore, chiedi che ti venga mostrato. Accadrà istantaneamente. Senti il cuore che aprendo si spezza, il dolore che si scioglie in lacrima. Chiedi di imparare ad amare, e il tuo Sè profondo ti mostrerà come. Lo sta già facendo in realtà, da sempre.

Un abbraccio a tutti voi,
Shakti Caterina Maggi

martedì 7 agosto 2012

Una mente silenziosa

Volere una mente silenziosa proviene dalla mente, dalla memoria; sorge dall’intuizione che il silenzio è ciò che ci è più naturale.

Sappiamo intuitivamente che il silenzio è presente, grazie alla nostra memoria di un tempo nell’infanzia in cui vedevamo il mondo attraverso occhi silenziosi senza giudizi, quindi senza la sensazione di essere separati da ciò che era visto. A volte non c’era un me e
una cosa vista, solo l’Uno.

Questa memoria, che fa sorgere il desiderio di essere in silenzio, di essere silenzio stesso, proviene dal fatto che intuitivamente sappiamo che il silenzio è là dove la mente, nei nostri primi anni, si ritirava, dopo aver fatto il lavoro che era necessario al momento. Il silenzio è ciò che intuitivamente sappiamo di essere.

La mente è uno strumento della nostra vera natura, ma a causa del condizionamento è stata portata a credere di essere il maestro. Quando la mente riconosce di nuovo ciò che è precedente ad essa, allora diventa felicemente obbediente. Appare quindi solo quando le circostanze del momento richiedono che essa si attivi e poi, di nuovo, ritorna al silenzio inattivo che ne è la sorgente.

Tutte le meditazioni insegnate e quindi imparate, sono mente; sono basate sulla memoria, con l’intenzione da parte della mente di essere in controllo dello zittire quell’attività che è la mente. E’ per questa ragione che esse richiedono sforzo, che quindi porta l’attivazione deliberata della mente. La meditazione intenzionale, che è il desiderio di fermare l’attività della mente, viene dalla mente; proviene dalla non-accettazione di ciò che è.

Troppo focus sulla mente, come se essa fosse un problema, porta ad essere in difficoltà con quella attività che è conosciuta come mente.

La mente va a riposo quando è riconosciuto ciò che è precedente all’azione di ciò che chiamiamo mente. Avasa

mercoledì 1 agosto 2012

Falsi guru

"L'unica cosa che mi dispiacerebbe sarebbe solo che tu e Avasa vi trasformaste in ipocriti... :-) Dovrei aprirmi anche a questa possiblità vero? :-)

Certo.
Ogni cosa ti deve deludere, inclusi i tuoi eroi spirituali. Altrimenti potrebbe continuare a sembrarti che questo vedere venga da qualcun altro, da una figura esteriore che ne sa più di te. E allora resterebbe una forma sottile di dipendenza tra te e quel maestro o maestra che (apparentemente) ti hanno portato a vedere qualcosa di più chiaro.
Deve arrivare il momento in cui cogli che loro sono TE e quindi non sono altro che figure di sogno che hanno specchiato il desiderio di verità che ti animava. Qualora questo distacco non avvenga attraverso questa comprensione la Vita creerà situazioni in cui ti sembrerà che tali figure siano delle ipocrite o dei falsi insegnanti: quel momento è molto doloroso e difficile perchè significa perdere completamente ogni mappa, ogni punto di riferimento che ti indichi dove sia la x del tesoro.

L'espressione "se incontri un Buddha per strada uccidilo" significa proprio questo: ovvero lasciare andare ogni punto di riferimento. Non è detto che per forza il distacco avvenga in modo negativo ma anche qualora fosse cosi se si accetta che le limitazioni che vediamo nelle nostre guide sono il riflesso delle nostre stesse allora c'è la possibilità di cogliere che loro non esistono come separati da noi. Il guru e i suoi apparenti difetti e virtù sono solo specchi di unico Sè.

Questo riconoscimento allora lascia spazio ad un amore ancora più profondo e ad una amicizia condivisa. Non ho alcun interessse a essere il guru di nessuno: ciò non toglie che alcune persone potrebbero prendere queste parole come punto di riferimento per avere maggiore chiarezza in se stesse. A meno che queste parole però non siano viste come TUE il messaggio non è arrivato davvero a casa. IO sono TE, un unico Essere che vive attraverso due forme. Questo vedere è vero Amore e autentitca Libertà.

E' molto bello... non mi è chiaro cosa vuoi dire con questo però... "Qualora questo distacco non avvenga attracverso questa comprensione la Vita creerà situazioni in cui ti sembrerà che tali figure siano delle ipocrite o dei falsi insegnanti". 



Significa che qualora tu non veda ad un certo punto che il maestro sei TU, allora sarà necessario per così dire che tu manifesti una situazione in cui il guru ti deluderà così che quel distacco avvenga. 
Quel passo è davvero necessario per una autentica  liberazione anche se di solito è difficile che accada senza un qualche evento negativo perché ci si tende ad attaccare alle figure che apparentemente sembrano indicare la strada verso casa. Da parte di chi condivide questo messaggio per cosi dire non c'è scelta, ciò che muove non è un desiderio di risvegliare nessuno o qualche altra grande emozione altruistica: c'è un semplice condividere che nasce in modo spontaneo prorpio perché c'è il vedere che chi interloquisce è se stessi ancora addormentati nel senso di separazione. 
Quindi da parte del "maestro" è chiaro che non esiste nè maestro nè discepolo, ma la condivisione di un UNICO Essere in due forme. Laddove questo non sia chiaro invece verranno supportate delle fome di dipednenza piu o meno sottili o di livelli di gerarchia che non potranno che in realtà rafforzare in modo sottile il senso di separazione. 
Ecco perché invece quando questo è chiaro nessun tipo di dipendenza è rafforzata. Se però tale dipendenza non si spezza allora si creeranno le condizioni che lo rendono possibile, incluso un senso di delusione rispetto al nostreo "eroe " spirituale". Qui non c'è il desiderio di essere l'eroina di nessuno, nè  un maestro: c'è solo un dire quello che si vede, con la stessa gioia che è sentita in chi legge quando scopre che questo senso di separazione è illusione.

Sento che non c'è un rapporto di dipendenza, sento che ciò di cui parli è vero di me.

Meglio! Allora sparirà anche la paura che io o Avasa siamo ipocriti perché quello che importerà sarà il messaggio e vedrai che il messaggero è solo uno strumento.
Shakti

giovedì 26 luglio 2012

La vera resa

Insomma, Caterina, ci son solo sogni nel Vuoto, che (apparentemente) si susseguono senza fine...(e senza inizio)
Di notte, mentre dormo, c'è qualcosa che osserva il delirio e le storie della mente, a metà...cioè per metà ne è dentro, e per metà si sente dentro un labirinto senza uscita. Nel "cosiddetto" stato di veglia, invece, c'è il vedere di questo che ho scritto, e sembra quasi che mi stia rassegnando a lasciar fluire il sogno. Di sicuro non riesco a concepire la possibilità di un riconoscimento di Me Stesso, dato che sarebbe qualcosa di Vuoto ed Eterno, quindi Nulla. Chi poi dovrebbe riconoscere Sé? Mi sembra assurdo... un eventuale riconoscimento sarebbe morte, nel senso pieno del termine, e anche la morte mi sembra solo un concetto...non può esserci morte, dato che è niente.
C'è più fluire, ma è "serena" e obbligata rassegnazione....e c'è anche, comunque, ancora, una parte della mente che vorrebbe trovare una "soluzione" a tutto questo.
Bah... te lo scrivo così, per condividere, e sapere che ne pensi, se ti andrà di rispondermi.
(sta a vedere che finisco tra le tue famose "note" del blog..ah ah ah)
Passa una buona giornata...anzi, sìì una buona giornata.

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Ciao caro,

eggià chi è che si vuole svegliare, il personaggio che pensi di essere? Ma quello già è solo un sogno, è parte del sogno della Vita, di cui intravedi già la trama. Tranquillo tu non ti risvegliarai mai perché sei parte del sogno. Non sei in mezzo a nessun processo, non sei nè mezzo sveglio nè mezzo addormentato. Quello è solo parte del sogno. Sarebbe come dire che la trama del film che stai guardando debba andare in un certo modo perché tu possa ad un certo punto spegnere il televisore e alzarti, non importa se un attimo prima stavi ridendo a crepapelle o sognavi di essere profondamente innamorato della proteganista del film, se ti spaventava un mostro affamato di sangue, o se piangevi calde lacrime per la perdita di un amico in guerra. Era solo un film!

Hai ragione c'è une bella differenza tra  accettazione e rassegnazione. Fino a che ti senti in lista per il primo premio di illuminazione alla lotteria nazionale non può esserci accettazione: al massimo rassegnazione nel vedere che nonostante le promesse non ce la fai a risvegliarti, nonostante tu abbia capito trucchi e trabochetti della mente, perdonato mamma e papà e sciolto i blocchi energetici che sembravano ingombrare i tuoi chakra e ti sia perfino lasciato andare alla grazia del guru.

Ramana Maharshi incontrò un suo discepolo anni fa che con aria risentita gli disse "Maestro mi hai detto quindici anni fa che per vedere chi sono avrei dovuto percorrere o un cammino di auto-conoscenza o mi saei dovuto arrendere a te. Beh, sono quindici anni che mi sono arreso e non è ancora accaduto nulla!". L'arresa non è qualcosa che si possa fare o fabbricare e se accade non attende un risultato.

Il punto è che ci aspettiamo un risultato perché immaginiamo che ne esista uno. Di fatto non è così:  non esiste risveglio o liberazione per qualcuno che non esiste se non come personaggio di fantasia. Tutto quello che esiste - di fatto- è questo momento. E in questo momento, nella percezione di questo momento, non c'è il qualcuno che si debba risvegliare se non come concetto, come idea. In questo momento non c'è alcuna necessità di risveglio, esiste solo l'atemporalità fatta carne del corpo, l'eternità accennata di oggetti e cose che ti circondano. Tutto parla di questo, senza parole e attende davvero solo che ascoltiamo.
Qualunque sia la cosa da cui fuggiamo o l'ansia che ci rincorre persino che si chiami risveglio essa cessa nel momento presente. Essere presenti non può essere una tecnica, o un raggiungimento, è qualcosa che è sempre immediatamente disponibile. E' ciò che sie, è ciò che sono. E' qui, sempre. Per questo non lo puoi raggiungere o perdere ma solo esserlo.

Vedi, non esiste una soluzione. Perché non esiste il problema, esso è solo immaginario! Non è un enigma di risolvere, anche se fino a che ti senti nel gioco sembra che sia così, sembra che qualcosa di fondamentale e inafferibile manchi. TU ti manchi, perché hai perso di vista questa Consapevolezza, questo Silenzio in cui accade la scena della Vita e da cui essa nasce e muore.

Non serve fare nulla. Il fatto stesso che queste parole appaiano ora alla tua attenzione significa che qualcosa si sta chiarendo perchè queste parole che nascono nella tua attenzione sono quindi tue. Vengono da te, da questo Silenzio. E questo stesso Silenzio adesso le ascolta diventandone più cosciente. Sta già accadendo e misteriosamente, non sta succedendo niente.


Un abbraccio,
Caterina

lunedì 23 luglio 2012

Il pendolo della mente

Pubblico un'altro scambio di questi giorni con un amico.
Shakti
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Perdo di vista il fatto che non ci sia nessuno, che tutto può essere calmo, anche la mente.
Quando sei bombardato di pensieri, ne nasce uno dopo l'altro, è una confusione, fantasie, dei sogni continui in apparenza inarrestabili...
Boh, sono tornato nell'insicurezza e nella fobia generale e sociale, è grave?
Se pensi di esserti perso allora è solo perché ti illudevi di esserti trovato. Tu non sei mai da nessuna parte, e quindi sei dappertutto. Tu sei lo sfondo vuoto su cui la mente e il mondo si manifestano: fino a che pensi di essere il soggetto della mente desidererai che essa e il mondo si manifestino in un certo modo. Ad esempio che siano in pace oppure che abbiano certe caratteristiche.

Di fatto fino a che non vediamo chi siamo vogliamo che il mondo appaia in modo stabile e tranquillo perché cerchiamo noi stessi nel mondo cerchiamo quel silenzio in un mondo di rumori... ed è ovvio che non lo troveremo mai lì. Dunque se credi di aver perso il tuo centro è solo perché credevi di essere un qualcuno che si era trovato: tu non puoi mai perderti, sei sempre presente. Il riconoscimento di questo non è sempre presente, invece. Infatti a volte ti immagini di essere quello che non sei: un personaggio della storia della tua vita che vive certe vicende non altre. A volte ti dimentichi di "te" e quindi ti accorgi che sei solo lo spettatore del gioco e il suo creatore. In quel momento torni allora a divertirti, e la storia della vita assomiglia d una divina commedia più che ad un incubo.

Tuttavia questo tornare a vedere chi sei non è stabile, e per molte volte è necessario che tu apparentemente torni a cogliere chi sei per poi perderti di nuovo nell'illusione di essere un qualcuno, sia un qualcuno che si sta trovando che un qualcuno che si è perso. Tale ricadere nella trappola dell'ego è un passaggio necessario fino a che non lo è più perché si è visto con chiarezza che tu sei al di là di ogni movimento della mente.
Allora non ti interessa più come la mente appaia, essa potrebbe essere una giungla di pensieri oppure un mare tranquillo. In entrambi i casi vedrai che la cosa non ti appartiene; perché tu sei oltre la mente.

Io ho paura di quello che potrei essere, non lo so chi sono , ci sono pensieri infiniti e paura.

Sei ciò che guarda quei pensieri infiniti e paura. Tutto li.

Perché avvengono? E se fossero veri?

Sono solo pensieri. Vanno e vengono, quello che è vero è solo quello che non va e non vene mai, ovvero te stesso. 

Lo so, ma sembra tutto vero nella mente e nel corpo.
Lo sembra ma non lo è.
Ma non ne ho certezza.

Ok, allora soffri l'incertezza, sentila come sensazione. Deve arrivare un momento in cui SENTI questa sofferenza senza pensarla, senza andare in storie circolari mentali senza fine. Mi capisci?

Ok... In realtà mi è anche successo, ma adesso non è così, ecco tutto.

Lascia che la mente stia lì, è normale che torni. Quando torna, essa torna ancora più inferocita perché si è accorta di aver perso terreno. Quindi è del tutto normale, lascia che torni e non giocare con la spazzatura.
Stai con la sensazione e non ti fissare sulla mente. Non hai bisogno di controllare la mente, lascia che sia...
non è obbligatorio crederci alla mente, lasciati sentire la sensazione che accompagna quei pensieri.

Mi sento meglio. Ma che senso ha avuto questo malessere acuto?

E' solo un pendolo! La mente oscilla a destra e sinistra e ti fa sembrare che TI stia accadendo qualcosa, quando invece qualcosa sta solo accadendo, ma non a te. Non c'è un senso nella sofferenza, e neppure nel piacere, esse sono solo parte delle curve della vita. Il senso non è nella storia e quindi nel tempo lineare ma nel momento: nel momento in cui sei davvero del tutto presente a questo momento allora c'è un senso per così dire... ovvero che questo momento esiste e potrebbe anche non esistere, c'è gratitudine infinita per il fatto che esso esista.
La mente ti fa pensare che nel suo oscillare tra su e giù "qualcosa" stia accadendo e che tu stia andando da qualche parte. In realtà non stai andando da nessuna parte, stai marciando sul posto, solo che a volte batti col piede destro e chiami quello "va tutto bene" e a volte con il piede sinistro e chiami quello " va tutto male". Non c'era qualcosa che doveva succederti, è successo ma non a te e l'idea che sia successo a te è parte della sofferenza. Si tratta di restare fermi o meglio di vedere che si è immobilità stessa -sempre- e lasciare che la mente faccia il suo corso.
La verità è che non stai andando da nessuna parte, c'è solo il momento.
Possa tu essere sempre in ascolto di questo momento, godendo appieno l'avventura dell'essere vivi.

Ti voglio bene, anche se non esisti.

Aahah, anche io caro me stesso.

(Che rispostina, grazie).