"Osservare le emozioni con distacco e stare nella sensazione….. senza identificarsi nella storia della mente... cosa significa stare nella sensazione? Perchè io lo associo
ad inazione? Un "non fare" che per me sembra significare un blocco anche
paralizzante del mio fare.... Un rimanere a subire un qualcosa, prodotto
da me stessa o da altri, senza vie di uscita. Ok... vie di fuga..."
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Testimoniare non è qualcosa che possa essere fatto o non fatto, è qualcosa che sei, non che fai. Tu, per quella che sei veramente, sei Testimonianza, Presenza ."Tu" come corpo mente invece non puoi osservare o testimoniare o meditare nulla, perché come tale sei solo una azione testimoniata. Il corpo e la mente infatti sono azioni testimoniate da ciò che sei, Testimonianza. Il corpo e la mente cambiano, nascono, muoiono, Tu no, Tu sei ciò che sa che queste cose accadono.
La meditazione puo' accadere e la testimonianza è sempre già presente: se non fosse così non sapresti che qualunque cosa, inclusa la sofferenza, sta accadendo.
Questo è un errore molto comune nell'ambiente spirituale: pensare che l'osservazione o testimonianza o la meditazione siano qualcosa che si debba o si possa fare, quando invece accadono da soli, stanno già accadendo! Se c'è un'emozione presente, mettiamo che sia rabbia o tristezza o ansia, tu sai che essa c'è perché GIA' la stai testimoniando... o meglio c'è qualcosa - che possiamo chiamare "io" - che la testimonia. "Io" sa che c'è l'emozione, ne testimonia l'insorgere, il perdurare, e lo sparire.
Di solito non si è coscienti di questo "Io" e siamo del tutto concentrati sull'emozione o sulle storie che rigiuardano quell'emozione. Quando invece sei cosciente che la stai solo già testimoniando, allora significa che l'attenzione non è sulle storie della mente riguardo quell'emozione o su le strategie per evitarla. Questa è meditazione: essere coscienti di essere quell'Io o Consapevolezza che testimonia ogni cosa. Ecco invece l'inghippo della mente: essa vorrà sempre replicare quello che accade da sè per mantenere l'illusione di essere lei a fare tutto quanto, di modo da non perdere il suo presunto controllo.
Il messaggio è: tu non sei qualcosa che fa o non fa perché non sei un individuo all'interno del corpo mente, ma sei sempre e solo quell'Io che testimonia ogni cosa e che dal quel testimoniare crea ogni cosa. Testimoniare e creare sono quindi sinonimi, per questo puoi dire che non sei nulla di tutto questo (lo sta solo testimoniando) e allo stesso tempo che sei ogni cosa ( la manifestazione nasce e muore in te).
Quindi non si tratta di agire o non agire, di fare o non fare: tu sei sempre e solo la testimone di quello che accade. Se senti un senso di impotenza o frustrazione può essere per due motivi: o perché scambi la testimonianza con la non azione e accade un frenarsi rispetto a azioni spontanee, oppure perché senti la frustrazione di vedere che non hai controllo su nulla di ciò che accade.
Se è il primo caso e c'è repressione, quella repressione è solo figlia dell'idea di essere in controllo: il fatto che una azione non accada perché si pensa erroneamente che non agire sia più "spirituale" che agire quella repressione è comunque qualcosa che sta accadendo per ignoranza ma non c'è una te che frena l'azione o la possa spronare. Certamente sembra proprio che sia così, ma ad una analisi più attenta è chiarissimo che non è così. Di fatto se controlli con attenzione nel momento in cui sorge il pensiero che dice "meglio che non agisca e stia con la sensazione" quel pensiero è testimoniato da Io. E se a quel pensiero segue una non azione riguardo una certa cosa, quel non agire è una attività testimoniata da Io.
Tu sei oltre il fare o non fare, la tua dimensione è quella dell'Essere. Quando la frustrazione sorge e e nasce da un comprendere che non sei in controllo allora entri in contatto con la paura più profonda che è quella della morte. Ti accorgi in pratica che tu non sei MAI stata in controllo come ciò che pensavi di essere e questa considerazione per un po' puo' essere snervante. Tutti i tuoi tentativi per far funzionare la tua non hanno funzionato! Snervante! E allo stesso tempo incredibilmente rilassante una volta che scatta una resa e un vedere che NON hai bisogno di far funzionare la tua vita. Essa funziona del tutto da sè e meno c'è l'idea che ci sia una te che la debba far funzionare ( o che debba stare con le emozioni o ossevarle) e più la vita scorre in modo fluido. E' il "me" ( il "me" che vuole meditare che vuole testimoniare che vuole "fare" il non fare") che è l'intralcio e che genera sofferenza.
Se sorgono sensazioni o emozioni sgradevoli tu sei già ciò che sta testimoniando tutto questo: altrimenti non sapresti che queste cose sono presenti. Quando la storia che la mente crea sull'emozioni cade (inclusa la storia che tu debba stare con la sensazione per potarla dissolvere) allora c'è solo lo stare presenti a quelll'emozione e in quello stare tutto si scioglie.
La mente percepisce tutto questo come un labirinto seza via d'uscita: in realtà quel sentirsi senza via d'uscita è proprio l'agonizzare del "me" e della mente che vuole essere in controllo. Come ciò che veramente sei non hai bisogno di vie d'uscita, perché sei già del tutto libera. Sei libertà stessa.
Detto tutto questo, fino a che ci sarà il desiderio di essere in controllo della tua vita spirituale, questo accadrà. Quando questo controllo diventerà troppo doloroso, esso cadrà da solo.
Un grande abbraccio
Shakti
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