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lunedì 17 settembre 2012

Il Silenzio al di là delle parole

A volte mi si chiede se sia utile o meno leggere tante parole per ricordarci di chi siamo.
 
Arriva un momento in cui è importante andare oltre le parole. Però dipende da che parole: se sono parole che indicano un qualcosa che giace oltre le parole allora vale la pena ascoltare o leggerle perché quello che si coglie leggendole è qualcosa che non è un concetto, ma una freccia scoccata nella direnzione della nostra stessa essenza.

Non si tratta di vestirci di nuovi concetti, ma piuttosto di spogliarsi di quello che sappiamo di noi: qualunque cosa sappiamo di noi non è quello che siamo. Ciò che siamo è una Unica Coscienza che vive attraverso ogni forma. Ciò che vive attraverso la tua forma e legge in questo momento attraverso i tuoi occhi queste parole è lo stesso Silenzio che guarda queste parole che vengono scritte attraverso questo corpo. Nella nostra vera essenza siamo quindi una cosa sola, siamo Uno, lo stesso Silenzio che legge e lo stesso Silenzio che scrive.
Se vediquesto, non hai bisogno di altre parole perché sarai quello di cui stiamo parlando. Staremo condividendo in modo conscio la stessa essenza, il nostro Essere.

Questo riconoscimento non è comunicabile a parole in realtà, e come dicevo prima le parole servono solo con indicatore di quello di cui stiamo parlando. Servono, per così dire, ad eliminare dei concetti obsoleti, che non ci servono più e generano sofferenza.

Magari abbiamo avuto dei momenti in cui il fatto di essere una Unica Coscienza è stato chiaro e questo sembra però scivolare via, annegato di nuovo in pensieri e parole. Credo che quasi tutti abbiamo avuto esperienza di questi momenti di Uno, anche se non sempre ne siamo coscienti o li abbiamo riconosciuti come tali. 

E' inevitabile a quel punto cercare nelle parole di altri un conforto o un aiuto per tornare a vedere chi siamo, in quello spazio che è Silenzio e che sta sempre dietro le parole. Ma se lo cerchiamo solo nelle parole (anche le più corrette e chiare) non troveremo mai quello che andiamo cercando. E' necessario lasciare che le parole siano solo il dito che indica la luna oppure ci affanneremo alla ricerca delle parole giuste e ci scorderemo di guardare il cielo dove la luna c'è sempre persino quando è giorno e non la possiamo vedere.

Questo Silenzio, questa percezione indivisa, non va mai via. E' la nostra attenzione che è andata via da essa.

In effetti persino l'idea che qualcosa sia andato via e che si sia persa questa percezione chiara di chi si è per colpa di un meccamismo mentale è un falso problema. Il punto è che ( a dispetto di quello che potrebbe pensare la mente) non si è fatto nulla per andare in quello spazio di ascolto, e quindi non si deve fare nulla per tornarci.

Questi meccamismi mentali o storie mentali che adesso sembrano velare la percezione, così come un cielo velato di nuvole copre la luce del sole, sono solo qualcosa che stiamo a loro volta percependo. Sono parte della scena. La mente psicologica con le sue storie è solo parte della scena.

Se cogli che stai percependo persino i pensieri, allora non c'è più voglia di cacciarli o di cacciare quei meccanismi mentali. Lasci che siano semplicemente lì. E quando questo succede, quando non cerchi più di scacciare le nuvole allora il sole torna da solo, quando è tempo che sia così.

E' davvero tutto a portata di mano, la chiarezza è sempre presente e viene solo apparentemente velata dalle nuvole della mente. Non combattere la mente, includila nella scena. Il silenzio che la osserva è sempre presente e quando non c'è lotta si palesa da solo. 

con amore,
Shakti

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