Pagine

martedì 17 aprile 2012

Non conoscere è la cosa più intima

ciao shakti, faccio sempre fatica a leggere tutti i discorsi, preferisco topolino,lo sai, mi sento stupida, soprattutto alla sera quando sono stanca, però volevo dirti che l'altra sera quando hai puntato il dito verso te stessa, ho colto qualcosa che mi è ritornato anche oggi, e mi scappa un po' da ridere su questo tipo di percezione, non ti so spiegare, è qualcosa di intimo, come se gli occhi fossero una telecamera, insomma non ci voglio pensare, un bacio, volevo solo dirtelo. non ho voglia di usare la mente per capire non c'e' piu niente da capire sopratutto la sera, vorrei leggere poesie d'amore, guardare corpi nudi bellissimi , paesaggi superbi e buona notte.....del resto cosi ho fatto !

_____________

Ciao carissima,

mi ricordo anni fa, salendo nel'appartamento di un amico sannyasin che stava ristrutturando casa, restai catturata in mezzo alla gran polvere e riccioli di segatura dalla voce di Osho che usciva da un vecchio tape in uno stereo portatile da in un angolo in mezzo alla confusione. Diceva qualcosa che avrei davvero capito solo anni dopo, con quella sua voce suadente e ironica: "Non conoscere è la cosa più intima". Mi colpii talmente forte questa frase che la mia mente fece tilt, e scappai con una scusa dall'appartamento. Mi sembrava che parlasse una lingua a me sconosciuta eppure... La mente era stata bucata come da una freccia che ne aveva colpito il centro e si stava disintegrando senza rimedio. Non sapevo bene neppure perché stava accadendo, sapevo solo che stava succedendo. Se tu mi avessi chiesto cosa davvero significasse non te lo avrei saputo dire, però c'era un sorriso sul volto e una strana inquietudine. Non mi sono mai preoccupata di capire troppo, mi piaceva di più ascoltare quella strana inquietudine da innamorata ubriaca. E così ho fatto, o così è successo.

Non conoscere è la cosa più intima. Quello che sei non può essere conosciuto, mai. Sembra strano visto che tanti maestri, guide etc hanno scritto fiumi di parole, eppure è così. L'incontro ultimo con il Sè è davvero un incontro d'amore. Ed ad un incontro d'amore non ci vai studiando. Ci vai nervoso, eccitato, pieno di una attesa sconosciuta. La mente ha immaginato tante volte quel momento proiettando come un film le varie possibilità, ma in quell'ultimo istante prima dell'incontro va in tilt e fa scena muta, senti solo il cuore che batte fortissimo e il respiro che ti manca. Quello che hai pensato su come fare o cosa dire non conta più. Ti scordi di chi sei, figurati di quello che sai. Quell'incontro ultimo col Divino, con il tuo vero Sè è irresistibile e spaventoso per quella che pensi di essere tanto quanto la danza di una falena attorno ad una fiamma. Non puoi e non vuoi scappare ma sai che se ti avvicini ancora un po' di più sei spacciata. Se ti avvicini ancora un po' di piu', tu non esisti più.

Ecco così l'Amore. L'incontro con se stessi, con il nostro vero Sè. Non c'è nulla di più intimo e non richiede parole, o comprensioni. In quel reame le leggi della logica non valgono più, usarle è solo da codardi. Nell'incontro con il Sè quello che hai studiato o pensato di aver capito puo' essere buttato nel cesso. Non ti serve. La devi capire una carezza? Ecco perchè si parla di passare dal concettualizzare al percepire, perché il capire è ancora troppo poco intimo. E' ancora lontano da te.

In questo preciso momento tu sai di esistere. Se non guardi il corpo o la mente , cose che cambiano sempre e che quindi possono essere capite, tu comunque esisti. Come cosa in fondo non lo sai, il perchè esisti ti è ignoto. Ma il fatto che tu ci sia, che ci sia un Io sono è un fatto di cui nessuno ti deve convincere. E' autoconfermante, diciamo, ovvero lo sai da te, senza ulteriori spiegazioni. Il corpo sta cambiando, sta invecchiando, anche adesso, anche rispetto a cinque minuti fa. Cambia, è mutato e quindi è qualcosa che puoi capire. La mente è cambiata, in questo momento non è quella di prima. La biologia, la scienza studia i cambiamenti del corpo che rispondono alle loro misteriose leggi. La psicologia studia la mente e ne cerca i percorsi e le spiegazioni. Ma il Sè non è un territorio dove nè la scienza nè la psicologia hanno il loro regno. La religione ci ha provato, il misticismo ci si avvicina e ne porta il profumo, tanto quanto la musica, o la poesia. Ecco perché fai bene a leggere poesie d'amore perché in quella pausa da te stessa che hai nell'arte diventi un po' più intima con questo grande mistero che è l'Amore. Persino una risata si avvicina di più della logica a questo che sei: nella risata tu non ci sei. Quindi pratica pure poesia e risata, sono compagne migliori che libri di conoscenza e spiegazioni.

Non arriviamo a questo ultimo incontro con le nostre gambe. Ci arriviamo perché siamo presi, rapiti, portati via. L'attenzione un istante prima era sul mondo e sulle sue dinamiche e un istante dopo.... BUM! C'è un capire in cui capisci tutto e nulla, SEI, ma come cosa sei non lo saprai mai. Improvvisamente non sei nel corpo che è nel mondo, ma il mondo e il corpo sono in te. Ti sembra quasi di spiare la scena da una specie di piccola telecamera che hai in mezzo alle spalle. Il film della vita con le sue dinamiche va avanti e tu stai solo testimoniando il tutto. In quel momento SEI il Nulla che vede il Tutto. Non hai bisogno di caiprlo o di saperlo, lo sei.

In realtà questo è sempre vero. Se l'attenzione si volta indietro a quello che sta testimoniando la scena non c'è nessuno che la testimonia, c'è solo VEDERE. Eppure non ci sono dubbi che quel Vedere sei tu. E' Io.

Se vedi che l'attenzione viene rapita di tanto in tanto a questo spazio di non conoscere in cui c'è solo vedere, sta tranquilla, stai solo tornando a casa. Vuol dire che hai ascoltato così profondamente che sei andata al di là delle parole e non ne hai più bisogno. Stai diventando ciò che indicano queste parole, quindi che bisogno c'è di capirle? Potrebbero dire "ambarabà ciccì coccò" farebbe lo stesso. Sei presa, sei rapita, non ti puoi preparare a questo incontro.... non posso che augurarti di godeterla, se puoi.

Un bacio
Shakti

3 commenti:

  1. A me è successo qualcosa di simile, tanti anni fa. Un pomeriggio del marzo 1980 (avevo appena compiuto 18 anni) ero sdraiato sul divano e a un certo punto mi sono sentito esistere. Cioè, quello che vedevo e sentivo era reale, non una rappresentazione mentale. Non era filtrato da pregiudizi, conoscenze precedenti ecc. ecc. No, era la COSA così COM'E'.
    La Realtà.
    Devo dire che allora mi sono, non spaventato, ma terrorizzato. Perché tutto era IO e questo IO era tutto e mi sembrava di essere intrappolato da un punto di vista limitato, il mio sguardo dal divano. Questa cosa è andata avanti giorni e giorni e mi sembrava di impazzire. Avevo capito che tutti vivono in un mondo contenuto completamente dentro un cranio, senza poterne uscire. COme dici tu, è come vivere con una telecamerina in mezzo alle spalle. C'è IO che GUARDA e basta. Però questa cosa a me faceva paura. Mi sembrava assoluta separazione dagli altri. Ognuno ha la sua telecamerina in mezzo alle spalle e non si accorge della sua immensa solitudine perché vive intriso di illusioni. Solo con il tempo, vivendo la quotidianità, l'orrore è rientrato e sono tornato a vivere nell'illusione della non separazione. Adesso, dopo decenni, quando mi capita di rivivere quella sensazione di IO, non è più così orrenda di solitudine, ma reca in sé una certa gioia ...
    Quello che sto cercando di dire è che so di cosa state parlando, l'assoluto senso dell'esistenza...
    Ma a me questa cosa all'epoca aveva terrorizzato. Era la PRESENZA e la PRESENZA ha qualcosa anche di terribile, perché è assoluto mistero. Almeno, questa è stata la mia esperienza. Ora, questa PRESENZA rimane ancora un mistero, ma diciamo che fa meno paura.
    Non so se sono riuscito a spiegarmi, vorrei sapere cosa ne pensate in merito.

    RispondiElimina
  2. Ciao Massimo! :-)

    grazie del tuo commento, ti sei spiegato benissimo.

    Quello che descrivi qui è esattamente un primo momento di risveglio che si è bloccato perché quell'energia che hai sentito e che la mente chiama paura era "troppa" e quindi il processo di disintificazione con il corpo accadeva troppo in fretta per così dire nel senso che non eri prontoa sentire l'impatto energetico (paura).

    Negli anni ti sei familirizzato con questo spazio e adesso non è così spaventoso. Quella Presenza c'è sempre è ciò che guarda attraverso i tuoi occhi che testimonia la Vita in ogni momento.

    Ti fa ancora forse un pochino paura perchè c'è ancora senso di separazione in te. Infatti cadere del tutto in quel mistero significa morire a se stessi, quindi quella di cui fai esperienza è paura della morte.

    Solo se c'è il permesso di sentire quella paura (che poi è la tua stessa radianza) cadi in quel Mistero e ti accorgi che lo SEI.

    Allora tutto quello di cui si parla in quetso blog diventa una descrizione di quello che vivi e diventa immediatamente comprensibile.

    E' del tutto normale che si possa avere paura, di solito non ci viene detto che non siamo corpo e mente ma che siamo qualcosa dentro di essi, un "me". La morte di quel "me" è qualcosa di molto reale a livello di percezione e quel processo se accade mentre il corpo è ancora in vita dà luogo all'illuminazione, mentre se questo non è il caso accade cmq almeno un istante prima della morte del corpo. Il "me" ovvero l'idea di essere dentro il corpo è appunto solo un'idea e quando il corpo muore, muore anche la mente.

    Quindi al momento della morte tutti si risvegliano. Ma è più "bello" :-) se accade mentre il corpo è in vita. Questo è il significato delle parole di Gesù quando parla di morire a se stessi e rinascere ad una vera Vita.

    Spero di essere stata chiara, un caro saluto e grazie del tuo intervento.
    Shakti

    RispondiElimina
  3. @ Shakti

    "Solo se c'è il permesso di sentire quella paura (che poi è la tua stessa radianza) cadi in quel Mistero e ti accorgi che lo SEI."

    E' quello che oscuramente ho sempre sentito. Si E' un Mistero.

    RispondiElimina