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sabato 26 novembre 2011

Salute e Consapevolezza


Se attacchi una malattia sei un aggressore, e allora diventi complice di quella stessa energia che crea la malattia.

Amare la malattia è la risposta alla guarigione, perché il dis-agio è l'informazione che proviene dalla sorgente ma si è un po' persa nel cercare di tornare a casa. Nell'amarla si dà ad essa vero orientamento. Gli si ricorda la sua vera origine ed essa volentieri ritornerà a casa, alla salute.
E ' da qui che provengono tutte le malattie, ma esse dimenticano la strada di casa.

La malattia viene dall'Amore.

E 'un riflesso della tua coscienza.

A meno che non tu non ti renda conto di quale sia la tua verità non si può rimanere completamente a proprio agio e quindi c'è dis-agio. Ed questo dis-agio la madre di tutte le malattie. È necessario andare oltre questa malattia primaria e rendersi conto che tu sei l'immobilità che sta prima di essa, e sei sempre a tuo agio. Solo da questo luogo di riposo può accadere una vera guarigione, non appena il tuo dis-agio si ferma la malattia, che appare esteriormente, inizia a sparire fino a scomparire del tutto.

Così come sei così è il mondo, così dentro così è fuori. La causa di un effetto è anche la causa di ciò che si immagini provochi quella causa. La causa di tutto ciò che appare è se stessi, se si vive nell'ignoranza di ciò che si è si crea il riflesso di questa ignoranza e la creazione stessa è dipinta col pennello dell'ignoranza. Se si vive nella consapevolezza conscia di ciò che si è si crea a partire da questa consapevolezza conscia, e si creerà un mondo in cui risveglio sta avvenendo esattamente nella stessa misura in cui si è svegli, in quanto il mondo è il proprio riflesso.

Quello che si sta cercando è di guarire è la propria malattia, si è schizofrenici se ci si identifica con il corpo / mente e l'intero modo di agire e di pensare sarà l'attività di una persona folle. Se si realizza ciò che si è veramente, la consapevolezza impersonale prima della comparsa del corpo / mente, allora si vede di non essere nessuno, di essere nulla. Lo stesso niente che esiste prima della creazione.

In questa realizzazione c'è vera guarigione, integrità, interezza e in questo si vede che tutto ciò che appare è se stessi impegnati nel gioco della apparente separazione in quanto altri. Il solo vedere questo comincia a guarire questi apparenti altri dalla malattia della separazione, e le malattie del del corpo / mente seguono poi l'esempio.

Per arrivare a questa realizzazione si deve essere del tutto pronti e pronti a perdere ogni cosa che conosciamo riguardo noi stessi, inclusa l'idea - l'idea di questo momento - di esswre un individuo separato, perché questa non è la propria verità e questo concetto deve morire prima che la realizzazione del proprio vero Sè possa aver luogo. Si deve morire all'immagine di se stessi per venire a vedere questo che non si ha immagine.

Quando si riposa come questo che non ha immagine, non si è nulla, non si è nessuno. Quando sei nessuno, tutte le azioni del corpo / mente sono viste accadere spontaneamente in base alle circostanze del momento. Tutte le azioni sono allora le migliori possibili nel momento perché saranno azioni pure, senza ostacoli da parte del concetto di ego. Saranno l'azione dell'Unità e quindi non creano un senso di ulteriore separazione. Quando colui che si presenta con una malattia dissolve il senso di separazione in vostra compagnia ci sarà una vera e propria guarigione in loro come conseguenza del vostro sapere cosa si è.
Avasa

La rabbia

In ambito spirituale spesso si fa riferimento all'emozione della rabbia come qualcosa di negativo, qualcosa che deve essere dissolto prima che il risveglio sia vero di noi.

In realtà la rabbia è sempre qualcosa di impersonale, a meno che non ci sia una motivazione, una storia attaccate ad essa. Allora, - invece che essere solo un'emozione come un'altra che nasce pura dal momento, che ti fa sentire come un tubo vuoto che è attraversato da un fuoco e non lascia alcuno strascico dopo che è passata- allora quella rabbia ha un nome, ha un perché e una storia attaccati. Diventa la "tua" rabbia. Diventa una storia "circolare", ovvero che torna e ritorna perché ha il suo centro in un "me" immaginario che l'ha provata o eventualmente l'ha agita.

Se sorge prima l'emozione e poi la storia di un te che ha provato rabbia allora c'è una emozione "pura", che viene ingabbiata nella storia del "me". Successivamente non sorgerà più prima l'emozione e poi la storia, ma il contrario: ovvero sorgerà il pensiero e poi l'emotività. L'emotività è una emozione "residua" che non ha potuto dissolversi verticalmente nel momento a causa del senso di separazione ed è rimasta ingabbiata in una storia. E' questo genere di "rabbia" che soffriamo, ovvero quando è connessa ad un pensiero circolare e ripetitivo. Altrimenti la rabbia è la stessa di quando eravamo bambini piccoli: un altro bimbo ci ruba un giocattolo, sentiamo rabbia, magari gli diamo pure una spinta ma dopo cinque minuti siamo lì tranquilli magari a giocare con quello stesso bambino.

E' il senso del me che sta alla base della vendetta, biasimo, senso di colpa. E' un pensiero ripetitivo che avvelena la mente e anche il corpo. Se è possibile vedere la storia legata alla rabbia come solo una storia allora è possibile lasciare che quella rabbia "residua" si bruci nel momento, come un fuoco, senza giudizio, senza repressione nè espressione. ovvero MEDITEREMO la rabbia, saremo uno con la rabbia.

Se la storia legata alla rabbia brucia questo non significa che non sentiremo mai più, ma essa sarà circostanziata al momento e sorgerà in modo verticale dissolvendosi e non lasciando alcun residuo dietro di sè.

Quando nell'ambiante spirituale si pensa che la rabbia sia una emozione che non si debba provare questo genere di considerazioni è solo parte del condizionamento spirituale. Quella rabbia non è tua o mia, non è nè buona nè cattiva e stranamente a quanto si possa pensare - se essa è libera dal senso del me - no è distruttiva. E' un atto d'amore perchè non nasce dal senso di separazione. E' solo l'Amore che chiama più forte, è solo un tuono in un temporale. Il cielo non ha colpa che il tuono accada, nè è disturbato dal tuono: il tuono si libera perchè l'energia voleva scaricarsi così. é un atto libero, puro e non genera separazione.

Alcune forme sono caratteristicamente più adatte a esprimere la rabbia e si troveranno in situazioni della loro vita in cui sembra che giochino sempre il ruolo dell'arrabbiato o dell'arrabbiata. Possibilmente - dato il nostro condizionamento - si sentiranno in colpa di provare tali emozioni e le personalizzeranno creando di riflesso nelle altre forme biasimo e accuse. Si creerà una personalità della persona arrabbiata e a quel punto quasi ogni volta che sorgerà rabbia si creerà una storia, che ha con sè un motivo per giustificare magari il diritto a provare rabbia. Insomma l'impossibilità di sentire la rabbia slegata dal senso di responsabilità crea di solito una repressione indotta da se stessi o da altre forme. in realtà persino quel reprimere accade da sè, ma nasce dall'ignoranza.

La repressione della rabbia è in sè molto pericolosa perchè primo poi quell'energia dovrà esprimersi: o nel corpo come malattia o esteriormente con un senso di separazione e quindi con violenza e odio. Si tratta di un meccanismo che si auto alimenta: rabbia- repressione o biasimo - senso di colpa - rabbia per non potersi esprimere etc etc etc. Al centro del meccanismo c'è il "me", l'idea di separazione.

E' possibile dissolvere questo "circolo vizioso" restando semplicemente presenti al fatto che quell'emozione è sorta da sè e non se ne è responsabili. Molto spesso si è represso così tanto la rabbia che non la sentiamo neanche, ma è travestita da frustrazione o avvilimento. Se queste emozioni si dissolvono si sentirà rabbia e se è possibile sentirla senza sensi di colpa - che nascono dall'idea di esserei proprietari di quella rabbia- la rabbia "emotiva" si dissoverà.

Quello che resta quando il senso del "me" si dissolve è una vitalità, è la Vita che si esprime e si modula attraverso la forma in tutti i suoi modi: rabbia, felicità, tristezza, ma nessuno di essi è trattenuto come personale, è sofferto. Ogni emozione è parte dell'esperienza umana, e quindi è goduta come tale: l'essere se stessi diventa l'espressione massima della nostra libertà dall'ego, essere quello che si è in ogni momento. Solo Essere.

Shakti Caterina Maggi